TERRORISMO E STRUMENTALIZZAZIONE DELLA PAURA


L’altra arma degli USA

 

e dei loro alleati

 

 

 

17 agosto 2006 - J.C.Alfaro,Agenzia giornalistica del Mercosur

 

La nuova minaccia di un "attentato terroristico" sta intimorendo il mondo. Ma: a chi è veramente utile il "terrorismo internazionale"?

 

Mentre il mondo stava a poco a poco cominciando a mettere in discussione l’offensiva israeliana in Libano di fronte alle immani distruzioni ed alle morti di civili, è avvenuta una cosa che va al di là della casualità ed arriva in un momento preciso, a giustificazione della cosiddetta "guerra al terrorismo" condotta dagli Stati Uniti e dai loro alleati.

 

Le forze di sicurezza del Governo britannico hanno annunciato il 10 agosto di aver frustrato i piani di una banda che voleva far esplodere diversi aerei per il trasporto di passeggeri lungo la rotta Gran Bretagna-USA.

 

La polizia britannica ha arrestato 24 sospetti provenienti, secondo quanto è stato detto, da "circoli islamici radicalizzati".

 

Il "terrorismo internazionale" ha così messo in stato di massima allerta tutto il "mondo occidentale e civile", portando la paura in tutti i suoi governi e abitanti.

 

Il livello d’allarme aveva in quei giorni raggiunto un livello "critico" nel Regno Unito ed il servizio segreto MI5 riportava nella sua pagina Internet che questo livello aveva raggiunto il punto massimo della scala. Questo organismo ha chiesto alla popolazione di "essere molto vigilante" di fronte ad eventuali fatti sospetti e di riportare immediatamente alla Polizia qualsiasi anomalia.

 

Una paranoia è emersa nel mondo occidentale come un virus che si espande rapidamente, aumentando i livelli di sicurezza alla loro massima espressione. Secondo i mezzi d’informazione mondiali, in vari aeroporti internazionali sono stati cancellati viaggi, sono state compiute accurate perquisizioni per il "timore che alcuni dei terroristi coinvolti siano ancora in libertà".

 

Le 24 persone arrestate sarebbero musulmani di nazionalità britannica. Secondo l’intelligence statunitense sarebbero coinvolte almeno 50 persone. Le stesse fonti assicurano che, al contrario che per gli attentati di Londra del 7 luglio 2005 (7J), esiste un legame diretto tra gli arrestati ed alti esponenti della rete Al Qaeda di Osama Bin Laden.

 

In questo scenario, si sono registrate varie scene di psicosi verificatesi in tutto il mondo, cosa che ha costretto molti paesi ad elevare i loro livelli d’allerta.

 

Il presidente USA George W. Bush, com’è abituale e funzionale alla sua strategia, ha assicurato che "il paese è in guerra contro i fascisti-islamisti" pochi minuti dopo che venisse reso noto il "frustrato piano terrorista".

 

Bush ne ha inoltre approfittato per annunciare che la collaborazione tra Washington e Londra è stata "eccellente" e che gli USA "non sono ancora completamente al sicuro".

 

"È un errore credere che non esista una minaccia per gli Stati Uniti", ha dichiarato il presidente. "Questo paese è più sicuro di prima dell’11 settembre, ma non siamo completamente sicuri".

 

È così emerso un nuovo capitolo di questa tragica "novela" scritta da Bush e dai suoi falchi e cominciata l’11 settembre 2001.

 

Non bisogna peccare d’ingenuità e occorre sapere che è necessario approfondire la questione, per chiarire a chi realmente convenga questa situazione.

 

La politica estera nordamericana successiva all’11 settembre ha generato una serie di cambiamenti ed ha portato allo scatenamento in maniera unilaterale della sua "guerra contro il terrorismo". Dopo l’attentato dell’11 marzo 2005 (11M) in Spagna e del 7L in Inghilterra, l’Europa e gran parte del mondo occidentale si sono messi su questa strada fino ad arrivare a quanto successo questa settimana.

 

Quel che gran parte della comunità mondiale non si sofferma a meditare sono i risultati e i fatti che coincidono in questo scenario.

 

Sono cinque anni che il mondo sta osservando e ascoltando su "complotti", "piani terroristici" e "minacce".

 

Quando lo sguardo del mondo si orienta su altri temi importanti, Bin Laden e Al Qaeda appaiono in video dalla dubbia provenienza.

 

La situazione è vanamente propizia per Bush.

 

L’Amministrazione nordamericana, dopo aver imposto la "guerra antiterrorista globale" che riguarda tutte le nazioni del pianeta, riafferma la sua dottrina di "sicurezza nazionale", mette in agenda "guerre preventive" e pretende di mostrarsi come la paladina che la farà finita con questa minaccia del XXI secolo e non solo a livello mondiale, ma anche interno.

 

Va ricordato che nel prossimo mese di novembre si svolgeranno negli USA le elezioni parlamentari. I sondaggi dicono che i repubblicani potrebbero perdere la maggioranza in entrambe le camere del Congresso.

 

Ciò rappresenterebbe un grande colpo alla debole Amministrazione Bush, cosa che potrebbe portare ad un nuovo Watergate.

 

Un piccolo aiuto di Al Qaeda servirebbe per cambiare questo panorama come avvenuto nelle elezioni presidenziali del 2004, quando un video di Bin Laden minacciante un "attacco terroristico a New York" ha permesso a Bush di conquistarsi un secondo mandato, in una campagna elettorale abbastanza combattuta.

 

Nel caso della Spagna l’attentato dell’11 marzo ha invece prodotto la sconfitta elettorale di José María Aznar (che i sondaggi davano per favorito), sostituito alla Presidenza del Governo da José Luiz Rodríguez Zapatero.

 

Silvio Berlusconi (altro alleato di Bush), ha tentato la stessa strategia in Italia, con magri risultati. Antonio Martino, allora ministro della Difesa, ha segnalato nel marzo scorso che "non può essere esclusa" la possibilità che si produca un attentato terroristico alla vigilia delle elezioni del 9 e 10 aprile per influire sui risultati. Questo attentato non si è mai verificato ed il partito di Berlusconi è stato il grande sconfitto della consultazione elettorale.

 

È quindi dimostrato che soltanto gli statunitensi sono stati sempre i più beneficiati dalla "sindrome del terrore", funzionale alla loro politica.

 

Uno studio realizzato da IAR-Noticias riflette questa situazione: I principali beneficiari politici dell’11S, dell’11M e del 7L sono stati Bush e la sua Amministrazione.

Lo studio fa notare che Washington ha raccolto con l’11S il consenso necessario ad invadere l’Iraq e l’Afghanistan.

 

Bush, con l’11M e le sue ripercussioni negli Stati Uniti ha guadagnato la rielezione presidenziale nel 2004. Con il 7L è riuscito a rinnovare ed ampliare la Legge Patriottica, strumento essenziale della "guerra contro il terrorismo".

 

Va inoltre sottolineato che, in ognuna delle invasioni militari di Washington per "farla finita col terrorismo", le corporations dell’industria delle armi, petrolifere, tecnologiche e dei servizi del Complesso Militare Industriale statunitense hanno guadagnato immense somme di denaro.

 

Bin Laden ed Al Qaeda sono in questo senso un mero strumento funzionale alle necessità di Washington, che sta cercando un nuovo grande nemico che sostituisca l’estinta Unione Sovietica e la minaccia del comunismo.

 

I risultati balzano agli occhi. La potenza del nord sta raccogliendo un consenso interno ed internazionale che avalla e giustifica le sue politiche d’invasione militare in base ai disegni del suo Impero.

 

Il "terrorismo internazionale" serve a giustificare la nuova "dottrina di sicurezza nazionale" degli USA, le "guerre preventive", lo spionaggio interno ed esterno ed ha inoltre motivato l’elaborazione di una nuova "ipotesi di conflitto militare".

 

Il fantasma di Bin Laden, in uno scenario internazionale dove i conflitti militari convenzionali tra Stati non sono frequenti, serve da pretesto per l’espansione militare statunitense e dei suoi alleati.

 

Siamo in pochi a renderci conto di questa realtà? No. Per la fortuna dell’umanità in diversi settori del globo le voci che denunciano questa situazione risuonano sempre di più.

 

Secondo un sondaggio realizzato nel maggio scorso dal prestigioso istituto Zogby International, il 42% dei nordamericani ha dubbi sulla versione ufficiale dell’11S. Lo stesso gruppo di intervistati pensa inoltre che la commissione d’indagine abbia svolto un’opera di insabbiamento. Ma c’è anche un 44% che pensa che Bush abbia utilizzato gli attentati per scatenare la guerra contro l’Iraq.

 

Il generale russo Leonid Ivashov, che era il capo di Stato Maggiore delle forze armate di Mosca quando sono avvenuti gli attentati dell’11S, sostiene in una nota pubblicata da Red Voltaire che il terrorismo internazionale "non esiste" e che gli attentati dell’11 settembre sono stati "una montatura".

 

"Quello che stiamo vedendo non è nient’altro che un terrorismo strumentalizzato dalle grandi potenze e che non esisterebbe senza di loro", ha scritto Ivashov.

 

Al di là delle teorie del "complotto" o dell’"attentato reale" attorno all’11S, quel che è certo è che si presume che Al Qaeda incarni una lotta islamica contro l’occidente. Questa valutazione è sbagliata.

 

Ayman al-Zawahiri, presentato come il "numero 2 di Al Qaeda", è apparso in un presunto video teletrasmesso all’inizio di agosto, in piena aggressione al Libano, chiamando le comunità sunnite e sciite ad unirsi contro Israele.

 

Un portavoce di Hezbollah, intervistato dall’agenzia russa RIA-Novosti, ha dichiarato che il video era una falsificazione preparata dai servizi segreti statunitensi ed israeliani. Ha inoltre sottolineato che il movimento sciita non ha mai avuto e mai avrà rapporti con Al Qaeda a causa delle divergenze tra i due gruppi, soprattutto per quanto riguarda la religione e la politica.

 

"Hezbollah difende gli interessi del Libano e di tutto il mondo arabo, mentre Al Qaeda fa il gioco dell’Amministrazione USA e le sue azioni non fanno altro che pregiudicare l’Islam e tutti i musulmani", ha concluso.

 

Il terrorismo e la paura, ovvero l’altra arma degli Stati Uniti e dei loro alleati. O se no si può meditare su questo.

 

Washington sta perdendo la guerra contro il "terrorismo islamico" in Iraq e Afghanistan. Israele sta perdendo la guerra contro il "terrorismo islamico" in Libano e Medio Oriente.

 

Un nuovo "potenziale atto terroristico" appare come caduto dal cielo in questa nuova situazione avversa.

 

Di conseguenza nessuno finora, nemmeno gli USA con la CIA, hanno apportato dati precisi sull’esistenza o la morte di Bin Laden e nessuno ha rivelato come questi sia potuto sfuggire all’accerchiamento militare ed ai missili in Afghanistan.

 

Osama è sfumato senza lasciare traccia, nonostante che venga ufficialmente cercato ovunque da tutti i servizi segreti del mondo, mentre "la guerra contro il terrorismo" continua il suo sinistro corso.