25 settembre 2007 - Anonomo* www.prensa-latina.it

 

 

 

 

 

I Cinque di Cuba

 

 

La settimana scorsa l'Avana ha messo in circolazione  una serie di francobolli postali come parte di una campagna internazionale per la liberazione degli implicati nel caso conosciuto come i Cinque di Cuba, che sono stati arrestati nel 1998 a Miami e accusati di tentare di distruggere gli Stati Uniti.

 

Uno degli avvocati più famosi degli Stati Uniti racconta la storia delle intime relazioni tra la famiglia Bush, il nipote di un ex dittatore, due personaggi considerati i peggiori terroristi dell'emisfero occidentale, la “contra” nicaraguense, l'FBI e la CIA e come riuscirono a trasformare Cinque antiterroristi in una minaccia alla sicurezza nazionale statunitense.

È una storia che, se fosse fiction, o un romanzo, un copione di un film di Hollywood, si considererebbe poco probabile. Ma è una storia incredibilmente vera. Si deve solo raccontare un piccolo aneddoto per comprovarlo.

C’era una volta uno degli uomini che erano stati incolpati, tra le altre cose, di ammazzare 76 persone, e che partecipò ad attentati contro civili, assassini ed in guerre illegali clandestine e che cercò di ritornare negli Stati Uniti per potere vivere tranquillamente in una delle loro principali città e dedicarsi a godere la vita della sua terza età, camminare col suo cane ed essere festeggiato dai suoi compatrioti come un eroe. Il Dipartimento di Stato raccomandò che non gli fosse permesso questo lusso, e lo qualificò ufficialmente, dopo avere fatto un esteso esame della sua vita adulta, come uno dei peggiori terroristi dell'emisfero occidentale.

I suoi amici chiesero aiuto ad un tipo che aspirava essere governatore della Florida, un certo Jeb Bush. Questo, contemporaneamente, ottenne un giovane avvocato per difendere il caso. Risulta che tutto questo ha dato i suoi frutti, perché il presidente degli Stati Uniti scartò l'opinione del Dipartimento di Stato, lo perdonò e gli permise di stabilire la sua residenza legale come uomo libero a Miami. Il politico, nel frattempo, arrivò ad essere governatore della Florida.
 


Negozio completo
 


Pochi anni dopo, nel 2002, un posto della Suprema Corte della Florida rimase vacante. Il governatore si ricordò del suo amico, il giovane avvocato e lo postulò per questo posto, fu approvato ed ora è integrante della Suprema Corte dello Stato. Il nome di quell'avvocato, ora giudice, è Raoul Cantero III ed è niente meno che il nipote di Fulgencio Batista, l'ex dittatore di Cuba, abbattuto dalla rivoluzione diretta da Fidel Castro.

E l'uomo che cammina oggi tranquillamente per le strade di Miami, invitato ad atti ufficiali, e perfino quando arriva il presidente George W. Bush, fratello di Jeb, a visitare Miami, è nelle prime file, si chiama Orlando Bosch. Oggigiorno, si è ritrovato a Miami col suo intimo amico Luis Posada Carriles, accusato dei peggiori atti terroristi commessi in America Latina.

“Tutto rimane come un negozio completo”, commenta Leonard Weinglass, uno degli avvocati leggendari di questo paese che, tra gli altri casi, partecipò alla difesa di Daniel Ellsberg e Tony Russo nello scandalo conosciuto come i Pentagon Papers, è stato difensore di alcuni dei famosi leader dissidenti degli anni 60 e 70, avvocato della figlia del presidente Jimmy Cárter, ed ora è uno degli avvocati del caso conosciuto come i Cinque di Cuba, o Cuba Five. Parlò di questo caso in un forum nella Scuola di Legge dell'Università Howard a Washington, mentre si contava il nono anniversario della detenzione dei Cinque.

Weinglass offrì questi aneddoti (così come quelli del famoso caso di Ellsberg, nel quale per ordine dello stesso presidente Richard Nixon si commise un delitto per ottenere delle informazioni durante il giudizio, dal quale filtrarono alcune informazioni segrete, cioè delle decisioni politiche occultate al pubblico sulla guerra del Vietnam, e poi si cercò di offrire al giudice il posto da direttore dell’FBI, mentre procedeva il giudizio) per dare un contesto politico, oltre a dei precedenti sull'intervento del Potere Esecutivo, nel sistema di giustizia in cui si è sviluppato il caso dei Cinque di Cuba.

La missione dei Cinque fu infiltrare le correnti anticastriste in Florida, che pianificavano e commettevano atti di terrore contro Cuba ed inviare queste informazioni al loro paese, e sono riconosciuti come salvatori di innumerabili vittime potenziali.

Quando le autorità cubane invitarono l’FBI a rivedere questa informazione sugli attentati terroristi ed altre attività illegali che si pianificavano da dentro gli Stati Uniti, Washington decise non solo di non agire contro questi gruppi in Florida, bensì di fermare quelli che stavano cercando di ostacolare questi complotti del terrore.

I Cinque sono stati arrestati il 12 settembre 1998. Il loro giudizio è stato realizzato a Miami, epicentro del potere anticastrista, in una città controllata dalle forze e dagli alleati di Bush, Bosch, Posada Carriles, dirigenti della “contra” nicaraguense e veterani delle operazioni clandestine schedati dalla CIA.

Questo è uno di quei casi criminali in natura (per le accuse), ma che includono temi di sicurezza nazionale e politica estera, commentò Weinglass.

Questo caso, come quello di Ellsberg, condivide elementi nei quali la politica estera gioca un ruolo centrale e dove la Casa Bianca interviene direttamente nel processo giudiziario, indicò. Il caso dei Cinque, sottolineò, deve essere capito dentro quello che è, per molti statunitensi, una storia non raccontata di una guerra di bassa intensità derivando da un paese a 90 miglia di distanza. Una guerra nella quale più di 3000 cubani sono morti e che è costata loro milioni in danni.

Dopo il collasso dell'Unione Sovietica, l'industria del turismo diventò chiave nella sopravvivenza dell'economia cubana, spiegò, e, giustamente per questo motivo, si converte in bersaglio di attentati terroristi da parte degli anticastristi, qualcosa che si annuncia apertamente a Miami in una conferenza stampa, nella quale si dichiara che ora Cuba è una free-fire zone, un termine usato in Vietnam per designare una zona dove tutto quello che si muova è soggetto ad attacco. Di lì incominciano le esplosioni in hotel e le minacce; ammazzano perfino un turista italiano in un hotel. Per coloro che dichiararono questa campagna da Miami non c'è nessuna conseguenza da parte delle autorità statunitensi. Cuba protesta per ognuno di questi atti davanti a Washington e l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Tutto, senza risposta.

Weinglass racconta che, davanti a questo, Cuba decide di inviare Cinque uomini per infiltrare i gruppi mercenari, che realizzavano esercizi di allenamento con armi, dove partecipavano ex agenti della CIA e si preparavano per realizzare attacchi contro civili, giusto la definizione legale di terrorismo. Il governo statunitense era informato di tutto questo. E è quando Cuba invita l’FBI a rivedere tutta l'informazione - includendo foto e documenti - ed offrire nomi dei membri di questi atti illegali affinché siano investigati dalle autorità statunitensi. Queste non fanno niente con tutto questo, ma Washington decide di arrestare i Cinque accusandoli di cospirazione per commettere spionaggio.

Questi Cinque arrivarono a questo paese per investigare, in maniera non violenta, senza armi, i gruppi che avevano commesso assassini, espresse Weinglass, e finirono per essere accusati di tentare di distruggere gli Stati Uniti, nelle parole dei pubblici ministeri.

Benché il caso sia stato sempre carente di prove reali o testimoni, il giudizio si portò a termine a Miami, senza nessuna possibilità di un processo imparziale, aggregò. Weinglass segnala che i 60000 cubani esiliati controllano quasi tutta la città, dal comune, la direzione della polizia, l'ufficio locale dell’FBI ed i principali mezzi. I Cinque furono dichiarati colpevoli e condannati ad un totale di quattro ergastoli e 75 anni di prigione.

Il riconosciuto avvocato dettagliò l'evoluzione del caso da questo primo giudizio, e come appellando a questa ingiustizia, tre giudici di un tribunale di appello federale per la prima volta nella storia legale del paese non accettarono la sentenza di un giudice federale, considerando che a Miami c'erano delle condizioni che rendevano impossibile un giudizio imparziale, ed autorizzarono un nuovo processo. Ma il governo statunitense rispose a questo appello presentando una nuova accusa: cospirazione per commettere omicidio, intorno all’abbattimento di due aerei da turismo degli anticastristi da parte di aeroplani cubani.

Weinglass racconta che i pubblici ministeri sapevano che non avevano un caso solido, e fino a prima che si annunciasse il verdetto stavano sollecitando già un appello, ma dal momento che il giudizio ritornò un'altra volta a Miami, la giuria li dichiarò colpevoli del delitto.

Poco dopo, l'ex procuratore generale Alberto Gonzales (che ha appena rinunciato al suo posto) ordinò che i suoi pubblici ministeri appellassero alla sentenza anteriore dei tre giudici, ed ottenessero un'altra volta il caso.

Il processo del sistema giudiziario statunitense continua lentamente intorno a questo caso, sul quale Weinglass afferma che è già un tema al di là delle leggi; in questo già si tratta di giustizia.

Così, Gerardo Hernandez, Antonio Guerrero,  Ramon Labañino, Fernando   Gonzalez e   René Gonzalez compiono   nove anni   nelle

carceri statunitensi per il crimine, secondo i loro difensori nordamericani e per il mondo, di combattere il terrorismo.

 

*l’articolo è stato preso dal Bollettino “Por Cuba” di Cubarte, numero 77 anno 2007 - traduzione di Ida Garberi