16 marzo 2007 -  N.Diaz www.granma.cu (PL)

 

ECUADOR


È giunta l’ora di

passare il Rubicone

 

 

I primi dieci giorni di marzo sono stati segnati da un duro scontro tra i

L'opposizione  a Correa cerca di provocare il caos e l’anarchia in Ecuador

 

Nuove manovre dell’opposizione di destra e di ex deputati ecuadoriani cospirano contro la stabilità dell’Ecuador, facendo circolare voci volte a provocare un presunto panico finanziario di cui incolpare il Governo.

La detta situazione è stata denunciata dal presidente ecuadoriano Rafael Correa, che ha accusato i parlamentari destituiti dal Tribunale Supremo Elettorale (TSE) di essere irresponsabili, antipatrioti e bugiardi.

In un messaggio diffuso dal Palazzo  di Carondelet, il Presidente ha affermato che i suoi oppositori e un gruppo di legislatori deposti hanno cominciato a inviare messaggi e a fare telefonate per annunciare un altro giorno di chiusura delle banche nel paese.

Dopo aver smentito categoricamente tali voci, Correa ha sottolineato che: “Non c’è, non ci sarà e non permetteremo mai che ci sia un altro giorno di chiusura delle banche”.

“Qui c’è un governo patriottico che non permetterà mai che gli ecuadoriani vengano rapinati”, ha assicurato ricordando che proprio coloro che stanno propagando queste menzogne “nel 1999 e nel 2000 distrussero l’economia degli ecuadoriani con la rapina bancaria”.Correa, al governo da 60 giorni, ha segnalato che siamo semplicemente di fronte a mafie del potere economico e politico, che non vogliono morire e tentano di destabilizzare l’esecutivo. L’economia, ha segnalato, gode di un’eccellente salute.

 

 rappresentanti della vecchia partitocrazia ecuadoriana e le forze del cambiamento che, guidate dal presidente Rafael Correa, sono disposte a giocarsi il tutto per tutto per ricostruire lo Stato sulle basi della solidarietà, della giustizia e dell’inclusione sociale.

 

In questo senso il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) ha convocato per il 15 aprile un referendum con il quale il popolo deciderà l’instaurazione o meno di un’Assemblea Costituente che, dotata di poteri assoluti, elabori una nuova Carta Magna.

 

La decisione, oltre ad essere basata sulla legge, è stata inevitabile per le azioni ostruzionistiche compiute nel Legislativo dai membri dell’opposizione di destra, rappresentanti dei rantoli di questa tradizionale partitocrazia, sotto la cui protezione le mafie politiche si sono inchiodate al potere in Ecuador.

 

La reazione è stata immediata. Il leader del Congresso Jorge Cevallos, quando è venuto a conoscenza della misura, ha manifestato il senso d’impunità con cui hanno normalmente agito: "Se il TSE vuole guerra, andremo alla guerra".

 

La risposta dell’ente elettorale non si è fatta attendere. È stato applicato l’articolo 155 della Legge Organica sulle Elezioni, che prevede la destituzione dalla carica e la sospensione dai diritti politici per un anno di qualsiasi autorità o funzionario che interferisca nel funzionamento degli organismi elettorali.

 

In poche parole: il TSE ha destituito 57 deputati per il loro ostruzionismo rispetto alla consultazione popolare. Si tratta di 24 congressisti del Partito Rinnovatore Istituzionale (PRIAN), del multimilionario e candidato presidenziale di destra Alvaro Noboa; 21 del partito Società Patriottica, 11 di quello Social Cristiano e uno del Partito Democratico Cristiano.

 

Il presidente Rafael Correa ha immediatamente appoggiato la decisione, che ha anche il sostegno dei rappresentanti delle organizzazioni indigene, civiche, popolari e dei diritti umani, impegnatesi al massimo per porre fine al ladrocinio, al clientelismo e alle sinecure che caratterizzano l’operato dei partiti tradizionali, completamente indifferenti alle necessità del popolo, al quale si rivolgono solo durante le campagne elettorali.

 

Proprio l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, dal balcone del Palazzo di Carondelet, il Presidente si è rivolto alle centinaia di persone lì riunite per ratificare che la Consultazione Popolare e la Costituente sono fatti irreversibili.

 

"Come si sono sbagliate queste mafie politiche che hanno creduto di poter fare quel che vogliono con un Congresso. Sono finiti i tempi degli imbroglioni e dei bugiardi", ha aggiunto.

 

Una cinquantina di uniformati hanno circondato il Congresso per impedire l’ingresso ai legislatori destituiti che, come Gloria Gallardo, capogruppo parlamentare del PRIAN (potenziando le campagne di discredito che hanno orchestrato con il sostegno del potere mediatico), hanno detto che dietro la misura del TSE ci sono Correa e Hugo Chávez.

 

È la ripetizione dello stesso copione con il quale l’impero e i suoi servi locali stanno cercando di far fallire i processi di tipo nazionalista, progressista e rivoluzionario che, come quello guidato da Rafael Correa, contano sul sostegno e la solidarietà onesta e disinteressata della Rivoluzione Bolivariana che, non potendo essere sconfitta, viene stigmatizzata.

 

Il dado è tratto in Ecuador.

 

Da una parte, c’è l’opposizione di destra, timorosa di perdere i suoi privilegi, che non solo si trincera nel Legislativo, ma occupa spazi nella Corte dei Conti, in una parte della Chiesa, nel centro del capitale finanziario non solo nazionale ma anche internazionale e in una porzione sostanziale della burocrazia statale o "burocrazia dorata", come viene chiamata perchè percepisce stipendi prossimi ai diecimila dollari mensili.

 

Ci stiamo riferendo ai quattrocentomila ricchi i cui beni superano individualmente il milione di dollari e ai quali il fisco perdona che siano evasori consapevoli del fisco.

 

Stiamo parlando delle grandi imprese nazionali e internazionali, beneficiarie delle privatizzazioni neoliberiste, alle quali non conviene una riforma costituzionale profonda perchè niente è più lontano dai loro interessi che il rafforzamento del meccanismo produttivo del paese o che vengano colpiti gli interessi dell’impero e dei suoi usurai internazionali come il Fondo Monetario o la Banca Mondiale, ai quali viene destinato il 30% del bilancio della nazione per il pagamento del debito a scapito degli interessi sociali.

 

Stiamo parlando delle vecchie e consunte "forze vive" della democrazia rappresentativa, con tutti i loro meccanismi per ostruire e opporsi ad un processo di cambiamento a favore delle maggioranze.

 

Di fronte a questa realtà c’è il 76% della popolazione che appoggia il Governo di Rafael Correa, che dovrà unire forze al di sopra degli interessi particolari per ottenere la maggioranza nell’Assemblea Costituente la cui elezione, se verrà approvata nel referendum del 15 aprile, aprirebbe la possibilità di ricostruire l’Ecuador su nuove basi di giustizia sociale e difesa della sovranità.

 

La Storia ha i suoi flussi e riflussi. Ma senza dubbio, per gli ecuadoriani questo è il momento di passare il Rubicone. Solo così l’accumulazione delle forze conseguita negli ultimi decenni e il sangue versato saranno valsi la pena.