8 giugno 2007 - www.granma.cu (PL)

 

 

GUANTANAMO

La politica di Washington naufraga nel carcere di Guantánamo

 

 

 

Le sconfitte legali e un nuovo suicidio nel carcere di

 

Persino  Colin Powell

ne chiede la chiusura

 

 

“Il centro di detenzione di Guantánamo andrebbe chiuso immediatamente e i prigionieri devono essere trasferiti negli USA per un processo”, ha dichiarato l’ex segretario di Stato nordamericano Colin Powell, riportato da  ANSA.

L’ex alto dirigente del Pentagono ha detto che il carcere situato nell’illegale base di Guantánamo a Cuba è diventato un enorme problema per l’immagine degli USA nel mondo.

“Se fosse per me io chiuderei Guantánamo non domani, ma subito”, ha dichiarato Powell in un’intervista alla catena NBC.

“Abbiamo messo in gioco la fiducia del mondo nel nostro sistema giudiziario tenendo vigente un luogo come Guantánamo e creando cose come le commissioni militari. Non necessitiamo tutto questo, che ci sta creando più danni di qualsiasi beneficio che ne potrebbe derivare”, ha concluso Powell.

 

 

Cadono le imputazioni contro due prigionieri

5 giugno - peacereporter


La giustizia militare statunitense ha fatto cadere le imputazioni contro Omar Khadr e Salim Ahmed Hamdan, due detenuti di Guantanamo il cui processo sarebbe dovuto cominciare ieri. Secondo il tribunale, la definizione di "nemici combattenti" e non di "nemici combattenti illegali", data ai due prigionieri al momento dell'arresto, non permette alla giustizia Usa di avere giurisdizione su di essi. L'accusa avrà ora 72 ore di tempo per fare ricorso, ma il tribunale militare superiore a cui dovrebbe essere presentata l'istanza non è stato ancora creato. Pesanti critiche si sono levate a proposito contro il nuovo sistema di giustizia militare voluto proprio per risolvere la questione Guantanamo. Nella base Usa di Cuba sono detenute 780 persone.

 

 

Guantanamo, detenuto saudita trovato morto
 

Washington 31 maggio - swissinfo

 

 

Un detenuto saudita si è suicidato nel carcere di Guantanamo, hanno comunicato le autorità militari americane. Il carcerato della base-prigione per sospetti terroristi in attesa di processo, è stato trovato nella sua cella privo di vita. "Il detenuto è stato trovato nella sua cella, dalle guardie, in stato di incoscienza e senza mostrare segni di vita - afferma un comunicato del Comando Meridionale Usa, situato a Miami (Florida) -. Il detenuto è stato dichiarato morto da un medico dopo che tutti i tentativi di rianimarlo si sono mostrati inutili". Le autorità militari ritengono che si sia trattato di un suicidio. Non è stata rivelata la identità del prigioniero trovato morto nella sua cella.
Le autorità militari Usa hanno annunciato l'apertura di un'inchiesta da parte del Naval Criminal Investigative Service per chiarire le circostanze della morte. "I resti del detenuto saranno trattati col massimo rispetto - afferma una dichiarazione delle autorità militari -. Un consulente culturale è stato chiamato a fornire assistenza per garantire che i resti del detenuto siano trattati nel modo più appropriato sotto il profilo culturale e religioso".
È il quarto caso di suicidio di detenuti a Guantanamo dall'apertura del carcere nel gennaio 2002. Nel giugno 2006 tre detenuti - due sauditi e uno yemenita - si erano impiccati usando lenzuola arrotolate come cappi.

 

 Guantánamo contribuiscono al naufragio della politica USA per quel che riguarda la mondialmente famigerata prigione della base navale che Washington mantiene a Guantánamo.

 

L’ultima morte resa nota è quella di un prigioniero saudita incarcerato senza processo da vari anni nella base, che si è tolto la vita.

 

Abdel Raman Mandha Al Omari si è sommato così ai tre prigionieri che si sono impiccati l’estate scorsa nella detta prigione e che, stando a un’organizzazione dei diritti umani di quel paese, non hanno potuto resistere alle torture e alla mancanza di speranze.

 

Lo stesso ente ha reclamato un’indagine indipendente e neutrale sulle circostanze dell’ultima morte, ha denunciato le terribili condizioni di carcerazione e i soprusi commessi contro i prigionieri, senza diritto d’assistenza legale o a un processo giusto.

 

È stato ricordato anche che il 70% dei sauditi liberati da Guantánamo dopo anni di prigionia e restituiti quella nazione sono stati messi in libertà per assenza di prove del loro rapporto con le attività per le quali sono stati accusati.

 

Non sono solo questi i casi recenti che avallano le molteplici denunce delle irregolarità registrate in quel territorio, reclamato da Cuba agli Stati Uniti che lo occupano illegalmente.

 

Giudici militari statunitensi si sono appena rifiutati di processare altri due prigionieri, uno yemenita e un canadese rinchiusi da tempo nella prigione di Guantánamo, per non aver trovato elementi che li identifichino come “combattenti illegali”.

 

Omar Khadr, della città canadese di Toronto, è prigioniero dal 2002 (aveva appena 15 anni). 60 mesi dopo il suo arresto il tribunale castrense non ha ancora trovato prove della sua colpevolezza, nè elementi che consentano di iniziare un processo contro di lui.

 

I militari statunitensi non sono nemmeno riusciti a provare che Salim Ahmed Handam stava operando assieme a Osama Bin Laden, nonostante la sua lunga prigionia e le pressioni alle quali è stato sottoposto.

 

Sono alcuni casi del lungo elenco di situazioni simili denunciate da organizzazioni internazionali e governi di vari paesi che a quanto pare dimostrano che l’ingiustizia è la regola vigente nel carcere statunitense.