17 gennaio 2007 - Isac Zamora www.prensa-latina.it

 

 

GUANTANAMO

Un ex prigioniero  racconta gli orrori delle torture

 

 

 

Il giovane britannico di origine pachistana Asif Iqbal ha raccontato di ricordare nitidamente gli orrori che soffrì mentre rimase prigioniero nel carcere statunitense di Guantanamo, nell’oriente meridionale cubano.

In un incontro con la stampa nazionale e straniera nella sede dell'Istituto Cubano di Amicizia coi Popoli (ICAP), a L’Avana, ha ricordato che non gli furono spiegate nemmeno le ragioni per le quali lo hanno imprigionato per più di due anni e mezzo.

Il controverso carcere si erge dentro il recinto della base navale degli Stati Uniti a Guantánamo, territorio cubano occupato illegalmente dagli USA da più di un secolo.

Il giovane musulmano ha affermato che non passa neppure un minuto della sua vita senza ricordare gli orrori subiti in quel macabro luogo e non può dimenticare quelli che ancora si trovano lì abbandonati alla loro sorte.

“Per tre mesi mi hanno sottoposto a brutali torture mentre mi mostravano un video dove c'erano circa 100 persone riunite con Osama bin Laden e mi dicevano che io ero uno di quelli”.

Iqbal ricorda ancora, con un brivido, come l'isolarono, lo esposero a rumori insopportabili e lo sottomisero a temperature estreme di caldo e freddo, fino a che confessò che lui aveva partecipato a quella riunione col capo di Al-Qaeda.

Altri prigionieri, sottoposti a simili torture confessarono, perché dimostrare di essere innocenti significava morire. “Alla fine, in tre abbiamo avuto la fortuna che, dopo un mese, le autorità britanniche comunicarono alle nordamericane che non era possibile che fossimo noi perché al momento della famigerata riunione eravamo in Inghilterra”.

I metodi di strappare con la forza le confessioni ricordano i tenebrosi interrogatori di Hitler, dove la ricerca della verità era solo un pretesto per commettere crimini e provare nuovi metodi di torture.

“La mia paura è precisamente questa, che tutti i detenuti di Guantanamo siano obbligati, come noi, a confessioni false, dopo aver subito crudeli torture”. La fortuna di questo giovane é da esempio, perché ha dimostrato che coloro che riescono ad ottenere che qualche governo apporti prove inoppugnabili, sono gli unici con la speranza di salvarsi da quell’inferno.

“Ci sono molti innocenti in quella prigione ed i nordamericani dicono che sono di Al-Qaeda, ma purtroppo quello che succede alla maggioranza è che non hanno potuto dimostrare, come noi, la loro innocenza”.

Asif Iqbal é nato ed educato in Inghilterra. Aveva 20 anni quando fu catturato e per la sua “testa” gli Stati Uniti pagarono 5000 dollari. “Una delle cose più difficili per chi è prigioniero a Guantánamo, è ignorare che cosa sta succedendo, ignorare perché lo hanno portato in prigione, ignorare quando potrà uscire di lì o se avrà mai il diritto alla giustizia”.

Sono passati due anni da allora, ma per questo discendente di musulmani, la prigione nordamericana di Guantánamo continua ad essere una ferita aperta e sanguinante nel suo cuore.

Numerose persone hanno cercato di suicidarsi nella prigione guantanamera, e tre prigionieri sono riusciti nell’intento, benché Asif dubiti del fatto che fosse suicidio o che li abbiano uccisi.

Poco dopo essere uscito di prigione, Iqbal é riuscito a parlare con i familiari di chi ancora rimane dentro ed ha avuto una rivelazione tanto grande che da allora si dedica a viaggiare per il mondo reclamando la liberazione dei prigionieri e la chiusura di quel carcere.

“Nonostante l’esperienza della prigione e gli orrori delle torture siano stati per noi detenuti tanto terribili, ho la conferma che sono i nostri parenti, quelli che giorno per giorno soffrono più che mai la sorte dei loro cari”.
 


*L’autore è giornalista della sezione “Nazionali” di Prensa Latina