24 gennaio 2007 - www.granma.cu (PL)

 

La Rivoluzione cubana è un
 

baluardo del Socialismo

 

● Ha messo in risalto il deputato Osvaldo Martínez nella commissione

del VII FSM su Pensiero critico e lotte sociali in America Latina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


La Rivoluzione cubana è stata e sarà un baluardo del Socialismo in America Latina e della resistenza contro l’imperialismo, ha assicurato a Nairobi il deputato Osvaldo Martínez, intervenendo nel VII Forum Sociale Mondiale (FSM).

Martínez, presidente della Commissione Affari Economici dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, ha partecipato ai lavori di una commissione su Pensiero critico e lotte sociali in America Latina, che ha contato sulla presenza di rinomati intellettuali e cattedratici.

 

Il legislatore, di fronte ad un pubblico variegato e avido di conoscere nei dettagli l’attualità dell’Isola, ha assicurato che la continuità della Rivoluzione è garantita.

 

“La garanzia suprema di questa continuità sono i valori etici che la Rivoluzione ha seminato, che conformano una cultura politica opposta al consumismo, alla banalità ed al lucro come ideale di vita”, ha enfatizzato.

 

Ha inoltre commentato la positiva tendenza all’alta crescita economica di Cuba negli ultimi tre anni (12.5% del Prodotto Interno Lordo nel 2006).

 

Ha poi considerato molto buone e promettenti le relazioni di scambio e collaborazione nell’ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe), meccanismo al quale appartengono anche Venezuela, Bolivia e l’appena incorporato Nicaragua.

 

Martínez ha parlato nella Commissione organizzata dal Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali (CLACSO), assieme ad intellettuali come lo statunitense Immanuel Wallestein, il portoghese Boaventura de Sousa, il belga François Houtart e l’haitiano Camille Chalmers.

 

Sono intervenuti anche il brasiliano Joao Paulo Santos, del Movimento dei Senza Terra (MST) e l’accademica colombiana Liliam Soriano.

 

 

Il FSM reclama la pace nel mondo

 

 

I  movimenti contro la guerra nel mondo hanno condannato a Nairobi la politica militarista degli Stati Uniti e degli altri paesi industrializzati, affermando che la pace è indispensabile per il progresso delle nazioni.

 

L'egemonia militare statunitense e l'impegno di Washington d’incorporare a questa strategia i vari governi dell'Europa e quello del Giappone, con il pretesto di “combattere il terrorismo”, ha ricevuto una categorica condanna nel VII Forum Sociale Mondiale (FSM).

 

All'appuntamento iniziato sabato 20 gennaio nella capitale africana, partecipano anche attivisti del progetto giapponese, divenuto internazionale, il Peace Boat, con una forte campagna a beneficio della fraternità e contro le guerre.

 

Akira Kawasaki, specialista in temi sul disarmo nucleare e la militarizzazione e membro di Peace Boat, ha dichiarato a PL che verrà richiesto l’appoggio del FSM, per cercare di ostacolare alcune modificazioni alla Costituzione giapponese, in particolare quelle dell'articolo nove.

 

Kawasaki ed il costaricense Luis Roberto Zamora, che lavorano allo stesso progetto, hanno precisato che l’articolo nove promuove “Un desiderio sincero di pace internazionale, basato sulla giustizia e sull'ordine” e dice che “Il Giappone rinunci alla guerra come un diritto sovrano del paese”.

 

Alcuni settori vicini agli interessi nordamericani vogliono alterare la Costituzione con l’obiettivo di far sì che Tokyo possa inserire truppe di combattimento nei conflitti armati.

“Peace Boat chiede che i paesi adottino la clausola pacifista dell'attuale Costituzione nipponica e che invece di fare erogazioni per fini militari, propugnino sviluppo, benessere e giustizia”, ha dichiarato Zamora.

 

In una conferenza del Gruppo degli Oppositori Internazionali alla Guerra, Francisco Bulnes, dell'Istituto Cubano di Amicizia coi Popoli, ICAP, ha chiesto il sostegno  mondiale alla richiesta di chiusura della base navale che gli Stati Uniti mantengono in maniera illegale a Guantánamo.

 

“Questa installazione militare, mantenuta dalla Casa Bianca nell'oriente di Cuba contro la volontà del suo popolo e del suo governo, è usata da cinque anni come prigione e centro di tortura di presunti terroristi catturati dagli statunitensi”, ha denunciato Bulnes.

 

Il gruppo pachistano Actionaid International, i cui membri partecipano al Forum per denunciare la multinazionale British Petroleum hanno condannato con forza le guerre. Ivy Kakiiza, attivista della campagna europea di questo movimento, ha accusato la compagnia britannica di consegnare forniture al settore militare e, di conseguenza, di fomentare  delle guerre in nome dell'antiterrorismo.

 

Tra gli striscioni con gli slogan che affermano: “La British Petroleum è nemica dei popoli e dell'ecosistema”, Kakiiza e il pachistano Mustafà, hanno affermato  che l'impresa sfrutta le risorse naturali, senza proteggere l'ambiente e non si  interessa dei problemi di salute che sta generando.

 

 

 22 gennaio 2007 - www.granma.cu

 

Nel FSM Cuba denuncia le pretese

imperialistiche di dominazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Un delegato cubano al VII Foro Sociale Mondiale (FSM) ha avvertito che l’Europa e gli Usa possono dissentire come potenze, ma hanno le medesime pretese di dominazione dei mercati e delle risorse naturali del Terzo Mondo.

 

Ariel Dacal Diaz, del Centro Memoriale Martin Luther King Jr (CMMLK), ha segnalato che nel Vecchio Continente predomina la filosofia imperialistica e che questo mantiene uno stretta alleanza con Washington nel momento di definire i suoi rapporti con i paesi poveri.

 

Dacal ha partecipato al gruppo di lavoro sul ruolo dell’Europa nella militarizzazione e nel neoliberismo, programmato come parte delle più di 1.300 attività che comprende il FSM, cominciato sabato 22 a Nairobi, capitale della Kenya.

 

La giurista Dorys Quintana ha reclamato solidarietà per i Cinque cubani prigionieri negli Stati Uniti per aver lottato contro il terrorismo e ha spiegato l’imbroglio giuridico di questo caso.

 

La Quintana ha dialogato con membri della società civile della Tanzania, ha parlato dei diritti umani e ha scambiato con partecipanti al dibattito sul conflitto tra l’Israele e la Palestina, ai quali ha manifestato il sostegno di Cuba alla causa di questo popolo arabo.

 

Un ampio spettro di preoccupazioni, dalla sovranità alimentare, l’informazione come bene comune, il lavoro infantile e il commercio giusto è stato esposto nel FSM.