Cattedratici della

 

manipolazione
 

Alcuni corrispondenti stranieri a L'Avana fanno il gioco a Washington

 

26 maggio 2007 -  M.J.Mayoral www.granma.cubaweb.cu

 
 

Per il governo degli Stati Uniti, fabbricare una sfavorevole immagine internazionale di Cuba costituisce tema di alta priorità. Non invano, dedica accurata attenzione a descrivere la supposta "repressione" sofferta dai suoi mercenari dentro la vicina nazione socialista.

Davanti all'impossibilità di ignorare i successi cubani nel campo dei diritti economici e sociali, le accuse sono centrate nella pretesa mancanza di libertà civili e politiche. Tanto la legge Torricelli, promulgata dall'ex presidente George Bush il 23 ottobre 1992, come la Helms-Burton, sottoscritta dal Congresso statunitense nel 1996, ed il Piano per Assistere una Cuba Libera, approvato da W.Bush nel maggio 2004, dedicano speciale attenzione alla falsa necessità di assicurare, nell'Isola caraibica, l'esercizio dei diritti umani ed il rispetto alla democrazia.

In questa scommessa per la bugia e la disinformazione, gli apparati propagandistici USA non sono soli; trovano appoggio ed amplificazione nelle immagini costruite e trasmesse dai grandi mezzi internazionali di comunicazione, comprese le agenzie di stampa, che durante più di quattro decadi hanno partecipato, con azione od omissione, alla guerra mediatica.

Specialisti, come Mauro Wolf, avvertono che i mezzi offrono qualcosa più che un certo numero di notizie. Descrivendo e precisando la realtà esterna, presentano al pubblico una lista di tutto ciò intorno a cui avere un'opinione e discutere. La costante enfasi in alcuni temi, aspetti e problemi forma una cornice interpretativa, un schema di conoscenza... per dare senso a ciò che osserviamo.

Quotidianamente milioni di persone nel mondo cercano le notizie del giorno come abitudine e necessità imprescindibile. Detta percezione sulle cose rilevanti poiéch lo dicono i Mezzi di Comunicazione di Massa (MCM) acquisisce importanza superiore  quando vari di essi riportano, come notizia, gli stessi fatti. Ciò costituisce un modello culturale che gli stessi MCM hanno aiutato a conformare dalla sua origine, soprattutto nel caso delle agenzie internazionali di stampa, che si presentano come rapide, efficaci ed imparziali fornitrici di informazione.

Non si può, naturalmente, chiedere a nessuna agenzia straniera che assuma i criteri di pubblicazione seguiti dalla stampa rivoluzionaria cubana ma le marcate differenze non risultano casuali.

Alcuni dei corrispondenti accreditati a L'Avana "fanno il pane" ogni giorno, costruendo notizie sui supposti "leader" della dissidenza, senza prendersi la briga di cercare altre fonti per assicurare la "obiettività".

Non solo utilizzano la "dissidenza" come fonte principale delle loro informazioni, ipoteticamente legate al tema dei diritti umani, il ripetersi di frasi stereotipate per qualificare fatti e protagonisti, così come l'associazione di temi dentro una stessa notizia, per citare solo alcuni risorse nella costruzione del discorso, denotano l'intenzionalità: invariabilmente i mercenari sono presentati come "dissidenti", "attivisti dei diritti umani", "giornalisti indipendenti", "oppositori", gente che agisce "col proposito di ottenere una transizione pacifica", persone interessate al "dialogo e alla riconciliazione nazionale" che "amano il loro paese, sono pacifici e non lottano motivati da interessi di una potenza straniera".

Solo così può capirsi che convertano in "notizia" perfino le recenti dichiarazioni di un individuo, arrestato da un agente dell'ordine pubblico, dopo le ripetute discussioni, di questo cittadino, circa il perché doveva mostrare la carta d'identità richiesta dal poliziotto.

In qualunque parte del mondo, un incidente di questo tipo non fa notizia, fa parte della routine giornaliera. Tuttavia, ci sono stati corrispondenti stranieri che hanno trovato, nel fatto, un'altra opportunità per ripetere la supposta "persecuzione contro un oppositore".

Mentre una semplice operazione di polizia, come quella descritta, si trasforma in materiale di "importanza" informativa, appena citano la massiccia e sistematica condanna  di tutto un popolo per l'illegale incarceramento di Cinque cubani negli USA per ragioni puramente politiche, contro il Diritto Internazionale. E quando affrontano il tema, sembra essere un peccato riferirsi alla provata condizione di lottatori antiterroristi di questi giovani.

Ma il "premio" per l'impudicizia professionale, ben si potrebbe consegnare per la gestione della figura di Posada Carriles che presentano sempre come "l'anticastrista Luis Posada Carriles". Per questi "obiettivi ed imparziali" reporter non contano le troppe prove, compresi i documenti declassificati del governo USA che avallano gli attributi dell'assassino e la sua partecipazione a numerosi atti terroristici.

Né tanto meno, per far meno schematica la redazione delle loro "notizie", usano altri epiteti. Posada Carriles potrebbe anche essere identificato come latitante della giustizia, ex recluso, ex agente della CIA, come il commissario Basilio della DISIP venezuelana, seminatore di terrore e morte all' epoca dell'Operazione Condor.... Al farlo, nessuno potrebbe mettere in discussione la loro obiettività giornalistica.

Tuttavia, posta in secondo piano l'etica professionale o, per l'occasione, completamente dimenticata  rivelano in maniera chiara che l'obiettivo principale é tentare di squalificare il popolo cubano e la sua Rivoluzione. "Tutto vale" in funzione del parlare male di Cuba; questa è la strada scelta da molti corrispondenti stranieri a L'Avana, impegnati nel convertirsi in "professori universitari" della disinformazione attraverso la loro diligente pratica quotidiana.