Un mercenario che esegue i nuovi ordini dell'impero

 

 Non per niente è un

 

Camaján (camaleonte) 

 

 

 

17 dicembre 2007 - Lázaro Barredo Medina  www.granma.cubaweb.cu

 

 

Se non fosse per la sua perfidia di assumere l'indegno impiego  di servitù alla politica di aggressione, per alterare la nostra realtà e così facilitare la campagna anticubana, non mi prenderei la briga di riprendere le attività controrivoluzionarie de El Camaján.

El Camaján rimarrà registrato, nella nostra epoca, come l'elemento opportunista che emerge per la capacità istrionica di assumere ruoli multifaccia dentro il "gioco dissidente" pur di guadagnare denaro e mantenere un modo di vita "a todo tren".

Dopo la nostra denuncia sull'ipocrisia ed ambizioni materiali e politiche di questo personaggio magnificato dalla propaganda anticubana, dove arrivò perfino ad offrirsi per collaborare con gli organi della Sicurezza dello Stato e si trasformò nel supposto agente Juana, Elizardo Sánchez Santacruz ha tentato di recuperare protagonismo davanti ai servizi stranieri con nuove strategie per continuare a riempirsi le tasche di denaro ed alimentare il suo ego.

Ora, nel suo nuovo gioco di vivere bene a costo di denigrare la Rivoluzione, è presentato come "un politico internazionale" che ha come professione quella di "osservatore dei diritti umani", benché la sua fonte di raccolta finanziaria sono sempre le relazioni sui carcerati, partendo dal presupposto che quanto più reclusi racconti, più denaro riceve.

In mancanza di altri scenari ed argomenti, il tema dei reclusi controrivoluzionari si è costituito nel principale argomento per cercare, nei fori internazionali, di sostentare accuse e campagne mediatiche contro il nostro paese.

Ed in questa subordinazione, Elizardo compie con esattezza la sua commissione: "I carcerati a Cuba — dice — sono sottoposti a condizioni infraumane, con una scarsa attenzione medica, in un'atmosfera da campi di concentramento, un'alimentazione pessima, non ricevono acqua potabile ed a volte è visibile l'inquinamento".

Queste denigratorie affermazioni si sono accentuate quando é sorto, contro i suoi interessi in concorrenza per il denaro, un altro gruppo di camajanes (camaleonti) auto denominatisi "relatori dei diritti umani";  anch'essi vogliono la mensilità del governo nordamericano e dei paesi dell'Unione Europea che accompagnano questa politica contro Cuba.

Questo nuovo gruppo è favorito dalla mafia di Miami, mediante il chiamato Consiglio per la Libertà di Cuba, della quale è principale portavoce  la rotonda Ninoska Pérez.

Dice El Duende di Miami che é molto il denaro che sperano di ricevere dall'estero, il rivale di Sánchez Santacruz, ha dichiarato ad una radio di Miami che "non abbiamo il complesso di ricevere aiuto economico da chi ce lo offre, compreso da un governo straniero".

Pochi giorni fa, Elizardo ha realizzato un'attività controrivoluzionaria nella sede della sua "Commissione dei Diritti umani e Riconciliazione Nazionale" (che gli é servita da facciata per il suo lavoro di arricchimento) al fine di mostrare un'esposizione fotografica, benché gli servisse per provare, un'altra volta, la sua singolare maniera di cercare profitto personale, la sua condizione di baro.

In un'evidente azione che, in qualche modo, cerca di giustificare il denaro che riceve, ha esposto vicino alle fotografie una mostra di medicine, oggetti per igiene personale, materiali di ufficio e letteratura sovversiva, "destinati ai reclusi".

Come aveva previsto, in ore del pomeriggio dello scorso 6 dicembre, sono accorse più di una dozzina di rappresentanti del Corpo Diplomatico, così come 16 elementi della controrivoluzione interna.

Quello che nessuno di essi sapeva nel momento di accettare l'invito, era che Sánchez Santacruz, come un Camaján, aveva anticipato l'attività ed in ore della mattina aveva invitato 13 agenzie della stampa straniera accreditata a Cuba col proposito di capitalizzare la sua immagine. Ha offerto una conferenza dove ha fatto riferimento ad un ipotetico incremento della repressione politica nel paese ed, inoltre, annunciato che il Governo cubano poteva adottare, contro di lui, misure repressive per avere realizzato l'attività, includendo la sua detenzione ed essere processato.

Le sue dichiarazioni hanno immediatamente favorito i titoli graditi dalle transnazionali informative, benché molti che hanno assistito sapessero che ciò che El Camaján voleva era "rubarsi lo show", perché egli stesso ha manifestato "che chi colpisce per primo batte sempre doppio".

Ovviamente per i diplomatici che sovvenzionano le attività di Elizardo questo opportunistico passaggio pubblicitario non li ha molto contrariati. El Camaján compie il suo piano di lavoro, soprattutto quando ha usato quella frase piagnona di "ricordare i carcerati che soffrono".

Dice un collega che dopo questo atto, Elizardo si prepara per la sua dolce vita e, come abitudine, andrà "ad un meritato riposo" dove sicuramente chiederà per il nuovo anno, con le dita incrociate, un cambiamento nel paese.



LUSSURIA PER IL PROTAGONISMO



Non è meno certo che El Camaján ha avuto un'intensa attività negli ultimi mesi per affrontare i suoi rivali in questo conteso mercato della propaganda anticubana.

Quando ad uno dei suoi nuovi competitori hanno chiesto un'opinione, per l
a stampa di Miami, sulle violazioni dei diritti umani perpetrate dal terrorista Luis Posada Carriles, ha risposto che "ignorava quello che aveva fatto Posada Carriles e che i dissidenti non danno credito alle accuse che si fanno contro lui".

A quel che pare, in quel momento Elizardo Sánchez ha sentito che gli volevano "segare il piano" e non é rimasto indietro. In un'intervista concessa a Francis Robles, del Miami Herald, dove si chiedeva la sua opinione sulla liberazione del terrorista Posada Carriles, Elizardo ha segnalato: "... Cuba ora farà grandi attacchi, benché in realtà si stiano facendo da anni..."

Queste ansie di protagonismo ed interesse di aver meriti per captare l'attenzione intorno ad interessi retribuiti dal nemico all'estero, hanno avuto nel Camaján Elizardo molte altre proiezioni apocalittiche nelle sue affermazioni per piacere alla SINA e alle ambasciate di vari paesi europei a L'Avana, soprattutto Germania, Polonia e la Repubblica Ceca. Alcune come queste:

- "A meno che succeda un miracolo, la comunità internazionale deve prepararsi, almeno a breve termine, a continuare a ricevere solamente brutte notizie in quanto alla situazione dei diritti civili, politici ed economici a Cuba".

- "Bisogna abbandonare ogni speranza di una soluzione dai canali politici con l'attuale regime di Cuba, perché c'è una volontà suprema, messa dentro un bunker, che si oppone ad ogni transizione".

- "La situazione dei diritti umani a Cuba, sotto il governo interino di Raúl Castro da 11 mesi, è marcatamente sfavorevole".

Ogni volta, il controrivoluzionario pretende offrire argomenti per aumentare la politica aggressiva contro il nostro popolo, richiamando la comunità internazionale "a non lasciarsi portare dall'inerzia" ed a non abbassare la guardia davanti ai "tentativi di un continuismo totalitario in Cuba".

Questo è il buon servizio di El Camaján all'amministrazione Bush e alla mafia terroristica di Miami che hanno utilizzato abbondantemente questi elementi come giustificazione per portare avanti i piani di un intervento.

E, certamente, Elizardo offre "evidenze" che così le agenzie cablografiche raccolgono:

- "I giudizi segreti rompono la regola, degli ultimi 20 anni, dello stesso governo cubano di permettere di assistere ai processi ai familiari, amici ed avvocati indipendenti".

Su questo tema ha fatto una svergognata manipolazione dei processi ai quali sono stati sottoposti il cittadino José Óscar Sánchez Madam e Rolando Jiménez Posada.

Su José Óscar Sánchez, Elizardo distorse totalmente quanto successo a questo cittadino e fece la denuncia davanti ad agenzie cablografiche che si era realizzato un giudizio abbreviato, segreto, senza presenza dei familiari né avvocato della difesa. Quanto veramente accaduto é che José Óscar é stato arrestato e processato per vagabondaggio abituale, che é stato comunicato immediatamente  alla madre del detenuto, Luz Divina Madam Santacruz, mentre al processo, José Óscar, é stato difeso dall'avvocata, nominata di ufficio, Maritza Guerra González.

Nell'interrogatorio, Sánchez Madam ha dichiarato avere vincolo lavorativo stabile come "giornalista indipendente" con un'agenzia di stampa privata negli Stati Uniti e riscuoteva un salario che gli inviavano attraverso "istituzioni bancarie cubane".

Anche per quanto riguarda Rolando Jiménez Posada, El Camaján Elizardo Sánchez, ha fatto una tenebrosa presentazione davanti alla stampa straniera, assicurando che questo individuo era stato condannato in un processo segreto come avvocato dissidente, che non gli é stato permessa la sua autodifesa e che é stato giudicato giudicato in assenza di difesa.

Anche in questo caso ha sfacciatamente mentito. Jiménez Posada é stato giudicato nel tribunale municipale 10 di Ottobre. Inizialmente il detenuto ha manifestato che si auto difendeva a partire dalla sua condizione di avvocato, dopo ha desistito da quell'idea e gli é stato designato un avvocato d'ufficio con cui ha mantenuto una buona comunicazione. E' stato condannato per rivelazione di Segreto ed Insolenza Aggravata. Nel suo intervento davanti al tribunale ha riconosciuto il primo delitto, ma non ha accettato il secondo. E' stato informato del suo diritto al Ricorso in Cassazione, che ha ricusato.

Ovviamente, quale "gatica di María Ramos", dove si dimostra il suo opportunismo ed il doppio standard che caratterizza il suo agire in contesti che considera politicamente di una certa tensione, Elizardo prova che non per gusto è un camaján.

Per esempio, poco dopo la Conferenza del Movimento dei Non Allineati che ebbe luogo a L'Avana, andai in visita a Buenaventura, capitale del municipio Calixto García, confinante con la provincia di Las Tunas. E durante una conversazione in casa di alcuni conoscenti mi raccontarono la storia di come ad Elizardo Sánchez Santacruz gli piaccia fuggire e recarsi a Las Tunas quando avverte che, a L'Avana, le cose possono complicarsi.

Lì organizza i suoi ricevimenti e gli piace siano pomposi. Gli piace molto che lo chiamino "professore", questo risalta la sua egolatria e gli "insetti" lo sanno, lo nominano così con l'intenzione di vedere se scuce qualche soldo di quelli che l'impero, ed i suoi più vicini accoliti, gli mandano.

Uno dei presenti alla conversazione ha raccontato che in Las Tunas gli parlarono che nella zona camminava, in quei giorni, il "professore" e quando seppe di chi si trattava, esclamò: professore di che cosa, ragazzo? E tra risate qualcuno gli rispose: di camajanería, compadre.

Nonostante lo sfottò, mi vidi obbligato a rettificare quello che già una volta abbiamo affermato, Arleem Rodríguez Derivet e lo scrivente, Elizardo sa perfettamente chi egli è: un mercenario che esegue gli ordini dell'impero ed un vitellone che gode quando mette in pericolo la sicurezza dei cubani.