13 dicembre 2007 | di Davide Piccardo - 07/12/2007 www.islam-online.it 

Il referendum venezuelano e la campagna

di diffamazione internazionale
 


 


I
l progetto di riforma costituzionale in Venezuela è fallito, poco più della metà dei votanti ha respinto la proposta del presidente Hugo Chavez.

 

Il tasso d’astensione è stato molto alto alto, circa il 44%, cosa che deve far riflettere prima di tutto il leader bolivariano, perchè secondo molti analisti, è stata proprio l’astensione a penalizzare l’opzione riformista e la base chavista, che in altre occasioni non aveva fatto mancare il suo sostegno, questa volta non si è mobilitata completamente.

 

La riforma, al contrario di quello che è stato detto dai grandi mezzi di propaganda mondiali, non era concepita per instaurare un regime autoritario o per dare a Chavez il poter a vita.

 

Leggendo giornali come il Corriere della Sera, La Repubblica o El Pais si ha un quadro che definire distorto è poco dire, si è costantemente occultato il contenuto della riforma a favore di un’azione di discredito atta a dipingerla come un tentativo di Chavez di accaparrarsi tutto il potere e restare presidente a vita.

 

Il tentativo costante di descrivere il Venezuela bolivariano come uno stato dittatoriale portato avanti dai mass media del grande capitale si basa sulla non informazione.

 

Si, fondamentalmente le notizie sono vuote, mancano di contenuto, ignorano i fatti e le realtà, i giornalisti parlano per slogan, si permettono di attribuire aggettivi negativi a persone, leggi, processi, senza chiarire il perchè, dando per scontato che siano giudizi condivisi.

 

Facendo propria la teoria secondo cui una menzogna ripetuta molte volte diventa una verità, questi agenti della disinformazione diffondono pochi concetti e senza bisogno alcuno di dimostrarne la veridicità, fanno in modo che l’opinione pubblica li assimili acriticamente.

 

 

Le accuse contro Chavez

 

 

Analizziamo nel dettaglio quali sono le accuse più frequenti quando si parla di Venezuela.

 

1-Chavez è un dittatore!

Ha vinto sei consultazioni elettorali con un’ampia maggioranza, ha istituito la possibilità da parte del popolo di chiedere la revoca del mandato al presidente della repubblica tramite referendum. Il referendum è stato convocato e Chavez lo ha vinto. Questo istituto credo non abbia eguali nel mondo.

 

2-In Venezuela ci sono i brogli!

 In ogni consultazione elettorale tutti gli osservatori internazionali hanno giudicato il processo democratico regolare.Non si puo dire lo stesso per esempio del Messico dove Calderon, candidato del PAN ha usurpato il potere scippando l’elezione a Obrador candidato della sinistra, la stessa corte suprema messicana ha ammesso irregolarità ma, questo non ha fatto gridare allo scandalo i grandi mezzi di comunicazione e tutti i paesi occidentali si sono affrettati a riconoscere il nuovo presidente. Ci sarebbe anche Bush nella lista di quelli a cui piace giocare con voto elettronico e via posta.

 

3-L’opposizione non gode di pieni diritti, anzi è repressa!

Non c'é un solo prigioniero politico in Venezuela, esistono vari partiti d’opposizione, movimenti che sono tanto attivi e liberi di agire da aver orchestrato un colpo di stato ai danni del governo legittimo nell’anno 2002, così, tanto per dare prova di che cosa intendono loro per democrazia. In quel caso gli USA e la Spagna non persero tempo e riconobbero immediatamente il governo golpista di Carmona.

 

 

L’opposizione a Chavez

 

 

L’opposizione ha dalla sua tutti i mezzi d’informazione privati del Venezuela che come sempre accade sono proprietà dell’oligarchia e non si fanno certo dei problemi ad attaccare con ferocia Chavez ed il progetto bolivariano.

 

Il governo venezuelano non ha mai chiuso nessun giornale o televisione, lo stesso non si  può dire ad esempio della democratica Spagna, unico caso in Europa ad aver messo fuori legge due quotidiani, diverse riviste arrivando ad arrestare direttori e giornalisti.

 

Si è parlato molto della decisione del governo di non rinnovare la licenza al canale televisivo RCT ma non si è detto che questo canale aveva appoggiato il golpe del 2002 ed aveva successivamente violato numerose leggi oltre ad essere ritenuta colpevole di evasione fiscale.

 

Come hanno dimostrato gli avvenimenti relativi all’ultimo referendum, l’opposizione ha fatto una grande campagna per il no avvalendosi dei mezzi di comunicazione, godendo di piena agibilità, manifestando nelle strade e riuscendo alla fine a mobilitare una parte di società che è riuscita a respingere la proposta di riforma costituzionale.

 

L’opposizione in Venezuela è l’insieme delle forze che si sentono minacciate dalla rivoluzione bolivariana; l’oligarchia nazionale, che aveva spadroneggiato in Venezuela fino al 1998 pretende conservare i propri privilegi, in un paese in cui fino all’arrivo di Chavez al potere, la stragrande maggioranza di popolazione non aveva beneficiato minimamente delle immense ricchezze petrolifere.

 

Gli studenti che la stampa ci ha mostrato in corteo sono i figli di papà delle università private, a cui le riforme che vanno nella direzione di una maggiore giustizia sociale fanno paura, perchè rappresentano il rischio che la loro sia la prima generazione che abbia difficoltà a vivere sulle spalle del popolo.

 

 

La rivoluzione bolivariana

 

 

Dal primo trionfo di Chavez molte cose sono cambiate in Venezuela, ed i ripetuti successi del presidente sono dovuti al riconoscimento del popolo per la grande azione sociale intrapresa in questi anni.

 

Sono innumerevoli i programmi sociali bolivariani ma si potrebbe iniziare da quelli di edilizia popolare che hanno dato finalmente una soluzione abitativa degna a chi viveva in una baraccopoli, o dell’operazione Barrio adentro nell’ambito della quale 5000 medici cubani hanno portato asssistenza sanitaria in quei quartieri dove i medici venezuelani, quasi sempre espressione dell’elite, non volevano nemmeno mettere piede, trovando più redditizio rifare seni, labbra e nasi alle signore che poi sfilano contro il governo.

 

L’istruzione è stata una delle priorità del nuovo corso e c’è stato un impegno forte per portare l’istruzione a tutte le fasce della popolazione che fino ad ora erano escluse dall’accesso alla cultura e alla formazione.

 

I risultati dei programmi di alfabetizzazione sono notevoli.

 

L’elezione di Chavez è stata anche un duro colpo al razzismo, come spesso accade in sud america l’elite è bianca e gestisce economia e potere, Hugo Chavez con il suo viso indigeno ha ribaltato la realtà e ha dato speranza a quei ceti popolari da sempre oppressi.

 

La differenza etnica è riscontrabile anche nelle manifestazioni dove salta all’occhio la differente gradazione del colore della pelle dei manifestanti che si contrappongono.

 

I ceti popolari in Venezuela vivono una stagione di riscatto e difendono le recenti conquiste con tutte le loro forze come hanno fatto in occasione del golpe del 2002.

 

La diffamazione che subisce costantemente Chavez è dovuta anche ai successi della sua politica estera ed alla minaccia che rappresenta per l’imperialismo ed il neocolonialismo statunitense ed europeo in America latina.

 

In un continente in cui ogni tentativo democratico di riforma di un sistema basato sul latifondo e la concentrazione della proprietà a scapito del popolo è stato stroncato con la violenza degli eserciti fedeli alle oligarchie nazionali e alle multinazionali straniere o dalla CIA ed i suoi eserciti di mercenari, l’entrata in scena di un esponente delle forze armate che fa una scelta democratica e popolare, difendendo l’interesse nazionale e l’unità panamericana è una novità assolutamente poco gradita a Washington.

 

Chavez ha messo sin da subito l’esercito al servizio della popolazione impiegandolo in progetti sociali, costruzione e ristrutturazione di quartieri, campagne di vaccinazione ed assistenza sanitaria, realizzazione di grandi infrastrutture necessarie al paese, pulizia delle città, questo ha fatto anche si che l’esercito sia percepito come una istituzione del popolo e che lavora per il popolo e non più un organo che reprime le legittime istanze del popolo stesso come troppo spesso è accaduto.

 

Importante è anche la politica di integrazione regionale intrapresa, con la quale si cerca di affrancare il continente sudamericano dal controllo statunitense.

 

Il Venezuela è entrato nel Mercosur nel 2006, ha stipulato numerosi accordi di cooperazione economica con altri paesi dell’America latina, Chavez ha spinto moltissimo per la creazione del Banco del Sur, istituzione finanziaria interamericana che permetterà ai paesi dell’America latina di liberarsi dai diktat del FMI che tanti effetti nefasti hanno avuto sulla vita dei popoli americani.

 

Ma le alleanze strategiche del nuovo corso venezuelano non si limitano al continente americano, Chavez ha contribuito a ridare vigore e centralità all’OPEC ha stretto rapporti importanti con il mondo arabo e con la Cina, ha prediletto lo scambio Sud-Sud che è una delle scommesse del progetto antimperialista.

 

Il Venezuela si è fatto alfiere anche di quella che viene definita diplomazia dei popoli incentivando le relazioni tra i movimenti e le diverse espressioni di rappresentanza popolare nelle diverse parti del mondo.

 

Nell’area latinoamericana ha stretto alleanze di ferro con la Bolivia di Evo Morales, l’Ecuador del presidente Correa, il Nicaragua e ovviamente con Cuba, che esce finalmente dall’ingiusto isolamento internazionale voluto dagli USA.

 

Per tutte queste ragioni Chavez ed il progetto bolivariano rappresentano un pericolo che non viene sottovalutato a Washington ma grazie a Dio non sono più i tempi in cui la CIA faceva il bello ed il cattivo tempo rovesciando Arbenz, Allende e molti altri.

 

L’imperialismo non si arrende di certo e utilizza senza risparmio lo strumento della diffamazione, un esempio ne è appunto la recente campagna stampa contro la riforma costituzionale venezuelana, della quale, molti non hanno avuto occasione di sapere niente.

 

I programmi sociali in Venezuela hanno avuto il merito di portare un primo sollievo alla popolazione ed in molti casi a preparare il terreno per una maggiore giustizia sociale, ma , non sfugge certo all’analisi di Chavez che per modificare realmente la situazione di povertà ed esclusione si debbano eliminare le cause primarie e per fare questo bisogna modificare la struttura economica, il modo di produzione e la distribuzione e regolamentazione della proprietà.

 

I settori che hanno importanza strategica devono essere sotto il controllo della collettività, l’azione economica deve essere sottomessa ai bisogni del popolo e così anche le politiche monetarie.

 

Ê necessaria una riforma agraria, sono indispensabili strumenti giuridici che consentano allo Stato di limitare l’azione economica privata che va a scapito della collettività.

 

Bisogna riformare la democrazia rappresentativa che troppo spesso è stata strumento dell’elite a favore di una democrazia diretta partecipativa.

 

Tutto questo può anche essere definito come socialismo.

 

La prima costituzione bolivariana è senza dubbio un’ottima costituzione per molti aspetti avanzatissima, ma Chavez ha deciso di rendere ancora più profonde e radicali le trasformazioni necessarie e realizzare quello che chiama il Socialismo del XXI secolo.

 

 

Le ragioni della sconfitta

 

 

Il rifiuto del popolo venezuelano di approvare questa riforma è senza dubbio il risultato otre che dell’egoismo di una parte di società e delle campagne di terrorismo mediatico, di alcuni errori da parte del movimento bolivariano.

 

Chavez ha cercato di riformare la costituzione senza avviare un dibattito approfondito nella società. Il processo costituente che era stato messo in atto per la stesura della costituzione bolivariana è un esempio di democrazia per il mondo perchè sino a quel momento nessuna costituzione era stata frutto di una partecipazione così ampia e consapevole del popolo.

 

Ora Chavez ha cercato di fare una riforma importantissima credendo di poter contare su un appoggio incondizionato della grande maggioranza del popolo venezuelano, ma evidentemente questo suo azzardo si è rivelato un fallimento.

 

Questo è un insegnamento, non bisogna mai trascurare la partecipazione e sebbene il referendum sia un grande esercizio di democrazia, non basta.

 

 

I contenuti della riforma

 

 

Ma in cosa consisteva la riforma costituzionale sottoposta a referendum domenica?

 

Con la nuova riforma si sarebbero stabiliti differenti tipi di proprietà rimanendo ovviamente la proprietà privata, si istituivano la proprietà sociale che può essere diretta o indiretta, ovvero, esercitata da parte dello Stato, la proprietà comunale o cittadina, entrambe delle comunità locali, e la proprietà collettiva che può essere di origine sociale o privata. Si prevedeva anche l’esistenza della proprietà mista nelle sue varie combinazioni.

 

Si stabiliva la partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese, la riorganizzazione della produzione tramite l’istituzione di aziende regionali che avevano come obiettivo lo sviluppo ed il benessere della collettività.

 

La politica monetaria sarebbe stata sottoposta al controllo presidenziale ed il primo obiettivo della banca centrale doveva essere quello di dare sostegno alle politiche che difendono l’interesse nazionale ed il benessere dei cittadini, non più assurdi parametri macroeconomici.

 

Abbiamo assistito spesso all’applicazione di politiche finanziarie che per rispettare i parametri macroeconomici imposti dalle istituzioni internazionali hanno affamato la popolazione.

 

Nella riforma proposta erano citati esplicitamente l’antimperialismo, la cooperazione e l’umanesimo come basi della società e la protezione dell’ambiente. In questo contesto si inserivano gli articoli che parlavano di argoecologia e autosufficienza alimentare, tema di fondamentale importanza per tutto il Sud del mondo.

 

Il latifondo veniva proibito, così come la concentrazione monopolistica che danneggia i cittadini. Vengono poste al di sopra di tutto le esigenze alimentari della popolazione e si dota lo stato degli strumenti per far si che siano sempre soddisfatte.

 

Veniva istituito il potere popolare che si articolava sulla base dell’organizzazione della società, il potere popolare avrebbe dovuto esercitare l’autogoverno sulle città, si costituiva in consigli di lavoratori, giovani, donne, persone con handicap ed altri gruppi sociali.

 

I poteri presidenziali che sono stati al centro di molte polemiche non si distanziano molto dai poteri concessi ai presidenti nei sistemi presidenziali.

 

Sull’articolo che permetteva l’eleggibilità poi le polemiche sono state davvero strumentali, nei paesi a regime parlamentare dove in realtà il governo detiene il potere non vi è un limite ai mandati di un primo ministro tanto che Blair è stato premier per 10 anni, Chirac per 12 e Felipe Gonzales per 14 per non parlare di Andreotti che ha avuto responsabilità di governo dal 1947 al 1992 quando è stato nominato senatore a vita.

 

Chavez anche se fosse passata la riforma non avrebbe potuto fare a meno del consenso popolare espresso tramite libere elezioni, senza dimenticare l’esistenza del referendum revocativo, strumento democratico voluto dallo stesso presidente.

 

Il testo prevedeva anche il diritto delle comunità indigene ad avere una propria rappresentanza parlamentare, il diritto dei proprietari della prima casa ai quali non si può negare né espropriare per nessuna ragione.

 

Altri elementi erano l’istituzione della giornata lavorativa di 6 ore, la concessione del voto ai cittadini che hanno compiuto 16 anni e agli immigrati residenti in Venezuela, diritto ancora assente in molti paesi europei.

 

Inoltre si istituiva un fondo sociale previdenziale per i lavoratori autonomi che garantisca loro tutti i diritti che erano fino ad ora negati a questa categoria di lavoratori.

 

Da notare anche l’inserimento nella carta costituzionale del divieto di tortura, cosa non da poco se si pensa che il progetto di legge contro la tortura in Italia è miseramente fallito la scorsa legislatura e mai più è stato ripreso.

 

Di tutto questo non si è mai sentito parlare, i nostri giornali hanno fatto di tutto per occultare i contenuti di questa riforma, di sicuro la stampa venezuelana non si è astenuta dalla mistificazione e questo è uno degli elementi che ha contribuito al fallimento del progetto riformista.

 

Chavez dovrà riflettere ora e cercare di rafforzare la rivoluzione bolivariana agendo nel quadro costituzionale attuale per dimostrare ancora una volta al popolo venezuelano ed ai popoli dell’America latina qual è il cammino da intraprendere per la liberazione del continente dalla tirannia del imperialismo neoliberista alleato alle varie oligarchie nazionali.

 

Come disse Hugo Chavez quando, ancora giovane ufficiale guidò la ribellione militare contro il regime corrotto di Perez che aveva usato l’esercito per reprimere le manifestazioni popolari per la disastrosa situazione del paese, fu arrestato; “Por ahora no se pudo” (per ora non si è potuto), il resto è storia.