17 settembre '08 -  www.radiocittaperta.it

 

Crisi politica: governo e opposizione

firmano una 'tregua'

 

     

 

Esercito arresta prefetto di Pando Leopoldo Fernandez  


La Paz 16.9 - Il prefetto e animatore delle squadracce di estrema destra Leopoldo Fernandez è stato arrestato oggi a Cobija, capoluogo del dipartimento di Pando. Fernandez sarebbe ora in viaggio per la capitale del paese La Paz. Fonti governative non hanno per il momento confermato ufficialmente l'arresto, anche se hanno annunciato un'imminente "importante dichiarazione". Ieri, il procuratore generale Mario Uribe aveva aperto contro Fernandez, leader dell'opposizione golpista a Morales, e contro due altri esponenti politici dell'estrema destra, un procedimento penale per il  reato di genocidio nella forma di "massacro cruento". Il riferimento è al massacro di decine di contadini avvenuto nei giorni scorsi in alcuni dipartimenti del paese ad opera delle milizie paramilitari agli ordini delle oligarchie bianche e ricche delle regioni separatiste che si oppongono al governo socialista. In un sintetico commento sull'arresto di Fernandez, il presidente Evo Morales ha detto che esso "ubbidisce ad un obbligo costituzionale assunto nell'ambito dello stato d'assedio". "E' una misura - ha aggiunto - che è stata adottata dalla procura generale. Volesse il cielo che finalmente la giustizia giudichi quanti in queste settimane si sono resi responsabili di attentati alla vita e al patrimonio dei boliviani". Secondo Radio Fides, Fernandez è stato arrestato nel suo ufficio, mentre era al lavoro, e non ha opposto alcuna resistenza. Sotto forte scorta militare è salito, non ammanettato, sul fuoristrada del senatore Paulo Bravo della coalizione di opposizione Podemos.
Durante il viaggio verso l'aeroporto, da dove è poi partito un velivolo militare diretto alla capitale, alcune persone lo hanno incoraggiato gridandogli "Resisti Leopoldo!" mentre altri lo hanno insultato invitandolo ad andare "fuori di qui!"

Contiene tutte le principali questioni alla base della crisi politica boliviana l’accordo preliminare firmato ieri sera dal governo e dal portavoce dei governatori delle ricche province “secessioniste” della Bolivia.

 

Il documento, siglato nella notte, stabilisce le basi, l’ordine del giorno e la metodologia per avviare un processo di "dialogo nazionale", nonché coloro che saranno coinvolti nei colloqui come mediatori.

 

In base all’accordo, i negoziati inizieranno giovedì prossimo nella città di Cochabamba in Bolivia centrale alla presenza dei “facilitatori” indicati: la Chiesa cattolica, l'Unione europea, le Nazioni Unite, l’Organizzazione degli Stati americani e l'Unione delle Nazioni del Sudamerica.

 

Il documento prevede il recupero da parte delle autorità degli edifici pubblici occupati dai manifestanti organizzati dai governatori, il ritorno della pace e l’apertura di un'inchiesta sulla morte di 16 contadini la settimana scorsa nei pressi di Cobija, capoluogo del dipartimento settentrionale di Pando.

 

Entrambe le parti hanno inoltre convenuto di sospendere, almeno per un mese, il dibattito in Parlamento sulla nuova costituzione (criticata dai governatori), rinviando così il voto previsto per dicembre.

 

 I governatori dei dipartimenti di Santa Cruz, Tarija, Chuquisaca, Beni e Pando respingono il progetto di costituzione che considerano troppo statalista, criticando soprattutto la riforma agraria che porterebbe alla riduzione delle dimensioni dei molti latifondi, la politica di redistribuzione del reddito a favore delle classi più svantaggiate e la diversa spartizione delle imposte sugli idrocarburi.

 

La Bolivia, con i suoi 10 milioni di abitanti, è la nazione più povera del Sudamerica.

 

Il governo di Morales nelle ultime ore ha incassato anche il pieno sostegno di tutti i paesi del continente latinoamericano, che in una prova di storica unità hanno ribadito il loro appoggio alla democrazia boliviana contro tutti i tentativi di destabilizzazione.

 

Intanto gli Stati Uniti - accusati da più parti di essere gli ‘ispiratori’ della ribellione dei governatori boliviani e al centro di una crisi diplomatica con più di un paese del continente - hanno invitato i propri connazionali e lasciare il paese con un volo speciale del ministero degli Esteri in partenza oggi.

 

Washington, infine, ha inserito la Bolivia nella sua personalissima “lista nera” dei paesi che non avrebbero collaborato alla lotta contro il traffico di droga. Una misura che molti commentatori latinoamericani oggi hanno interpretato come una vera e propria rappresaglia politica.