15 gennaio '08 - www.granma.cu (teleSUR)

 

 

Álvaro Colom nuovo

 

presidente del Guatemala

 


 

Durante tutta la campagna elettorale, Álvaro Colom aveva ripetuto di volere il paese come modello di democrazia sociale dal “volto maya”.

 

Le intenzioni, però, sono contraddette dalla notizia che solo una donna e un indigeno fanno parte della sua squadra di 13 ministri.

 

Il neopresidente del Guatemala, Álvaro Colom, del partito di centrosinistra Unità Nazionale della Speranza (UNE), si è insediato ieri nel corso di una cerimonia alla quale hanno assistito delegazioni di oltre 70 paesi, tra cui 11 capi di Stato e di governo.

 

Colom, 57 anni, ha vinto il secondo turno delle elezioni lo scorso 4 novembre. L’incarico durerà 4 anni insieme a quello del medico Rafael Espada, 64 anni, che sarà il Vicepresidente.

 

Dopo aver giurato e indossato la fascia presidenziale, il nuovo presidente ha dichiarato che il Guatemala entra “in una epoca di cambio e trasformazione” e, per la prima volta in 50 anni, il paese sperimenta un cambio «verso un governo con attenzione al sociale».

 

«Oggi comincia il privilegio dei poveri, di quelli senza opportunità. Sono certo che dando a chi ha meno, tutti avremo di più”, ha detto nel suo discorso.

 

Colom ha affermato che il suo governo vuole correggere «l’intolleranza, la disuguaglianza, la discriminazione, l’assenza di solidarietà. Il cambio consiste che la politica sociale sarà il principale strumento per l’armonia e la conciliazione del paese».

 

D’altro canto, il presidente uscente, Óscar Berger, ha considerato che il Guatemala si trova in un processo di transizione, che punta a superare una “realtà nazionale che mostra tante disuguaglianze”. Ha assicurato di consegnare «un paese e uno Stato in condizioni molto più ordinate e solide -  augurando al nuovo presidente - il maggiore dei successi nonostante apparteniamo a diversi partiti politici».

 

Ieri si è insediata anche la nuova Assemblea Legislativa che resterà in carica quattro anni. Eduardo Meyer, dell’UNE, è stato eletto presidente del Parlamento.

 

Per portare avanti il suo programma, Colom dovrà conquistare consensi all’interno dell’assemblea, perchè dispone solo di 51 dei 158 deputati.

 

Alla cerimonia d’investitura, svoltasi nel teatro Miguel Angel Asturias, nella periferia sud della capitale, hanno assistito, tra gli altri, il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, della Colombia, Álvaro Uribe, dell’Ecuador, Rafael Correa e del Messico, Felipe Calderón.

 

Erano presenti anche il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), José Miguel Insulza, il Presidente della Banca Interamericana di Sviluppo (BID), Luis Alberto Moreno, oltre al principe Felipe di Spagna.

 

Lotta alla povertà

 

Il nuovo presidente, ingegnere industriale di 57 anni, è il settimo civile a capo del paese centroamericano dal 1986, quando ebbe fine la successione di dittature militari che governarono il Guatemala dal 1954, e il primo a proclamarsi “presidente dei poveri”. Durante la campagna, si è impegnato a creare più di 700mila nuovi posti di lavoro e a costruire 200mila case.

 

Nonostante la rivendicazione che la sua politica sarà “una socialdemocrazia dal volto maya e sapore a tortilla”, Colom ha anticipato che “ci sarà libero mercato fino dove è possibile e Stato dove è necessario” per combattere la povertà che affligge la metà dei 13 milioni di guatemaltechi (circa la metà della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno), soprattutto la popolazione indigena.

 

Nel 2005, il Parlamento del Guatemala, approvò il Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti. Durante la campagna elettorale, Álvaro Colom non ha manifestato nessuna intezione di rinegoziare le condizioni dello stesso.

 

Il Guatemala mantiene strette relazioni con gli Stati Uniti, Colom ha riconosciuto in un’intervista a TeleSUR che il suo paese “ha bisogno di relazioni commerciali con altre regioni” considerando che “se si riesce a rafforzare l’integrazione centroamericana, i grandi beneficiati saranno i popoli”.

 

Un’altro dei punti chiave della suo governo sarà la lotta alla violenza e al narcotraffico. Il crimine è stato l’argomento principale della campagna elettorale, essendo il Guatemala il paese con il maggiore indice di violenza dell’America Centrale, circa 5 mila omicidi all’anno, dove proliferano le “maras” o bande giovanili.

 

Il Guatemala, inoltre, è considerata la rotta principale del traffico di drogha dalla Colombia agli Stati Uniti, in alcuni casi con la presunta collaborazione di funzionari governativi.

 

Colom vuole adottare una riforma delle forze di sicurezza e del potere giudiziario.

 

Un “Volto Maya” poco visibile

 

Durante tutta la campagna elettorale, Álvaro Colom aveva ripetuto di volere il paese come modello di democrazia sociale dal “volto maya”, cosa che avrebbe rafforzato l’unità nazionale in un paese diviso da molto tempo dalle enormi differenze sociali e razziali.

 

Le intenzioni del nuovo presidente, però, sono state contraddette dalla notizia che solo una donna e un indigeno fanno parte della sua squadra di 13 ministri.

 

L’unica donna convocata è l’accademica Ana Ordoñez de Molina, nominata ministro dell’Educazione, mentre il dicastero della Cultura e Sport è stato affidato dall’indigeno, accademico e imprenditore Jerónimo Lancerio Chingo.

 

Il nuovo presidente del Guatemala ha designato ieri anche i due ministri che mancavano per completare il gabinetto: alla Difesa il generale Marco Tulio Franco e al Governo (Interno) l’attuale viceministro al ramo, Vinicio Gómez.

 

Tra i ministri figurano: Haroldo Rodas (Affari Esteri), Juan Alberto Fuentes Knight (Finanze), Carlo Meany, imprenditore tessile e del legno (Energie e Miniere) e José Carlos García Macal (Economia).