10 ottobre '08 -  Y.S.Correa www.granma.cu

 

LA STESSA RIVOLUZIONE, GLI STESSI PRINCIPI

 

 

L’insurrezione di Céspedes ha gettato

 

le basi per quanto difendiamo oggi

 

 

 

 

“Cuba è all’altezza degli uomini del 1868”

Le parole di Ricardo Alarcón nel 140º Anniversario del sollevamento di La Demajagua

11. 10.08 S.S.Sosa

“Sì, possiamo guardare negli occhi quegli uomini del ’68 senza arrossire e  possiamo inchinarci rispettosamente davanti a loro e dire che abbiamo fatto tutto il possibile per essere alla loro altezza!”, ha affermato Ricardo Alarcón de Quesada, membro del Burò Politico del Partito e presidente del Parlamento cubano, chiudendo la cerimonia del il 140º Anniversario del sollevamento di La Demajagua.

Nel teatro omonimo della città si è svolta la cerimonia politico-culturale commemorativa, alla quale hanno partecipato anche  Esteban Lazo Hernández, membro del Burò Politico e vicepresidente del Consiglio di Stato e i membri del Comitato Centrale Rolando Alfonso Borges, capo del Dipartimento Ideologico, e Lázaro Expósito Canto, massimo dirigente del PCC in Granma; Julio Martínez, primo segretario della UJC e vari quadri di organizzazioni politiche, di massa, delle FAR e del MININT.

Alarcón ha esposto i principi che hanno trasformato il 10 ottobre del 1868 non solo in un sollevamento per conquistare la sovranità e creare uno Stato indipendente, ma nell’inizio della Rivoluzione cubana, la sola, l’unica, quella che Martí riprese, continuata dalla generazione di Mella e Guiteras, e poi di nuovo sulla Sierra e nel piano, sino a trionfare con Fidel, quasi un secolo dopo.

Dopo la cerimonia, Lazo, Alarcón ed altri dirigenti hanno posto una corona di fiori nello stesso luogo dove il 10 ottobre si alzò il primo grido di Libertà. Adalberto Hernández, presidente della FEU, ha consegnato allo storiografo di questo luogo e alla direttrice del museo- casa natale di Céspedes, copie della laurea dell’Eroe indipendentista.

L’inizio delle guerre per l’indipendenza di Cuba il 10 ottobre 1868è un fatto che non solo ha avuto ripetuti echi in questi 140 anni, ma dal primo momento ha stabilito l’indipendenza assoluta e la giustizia sociale come principi che continuiamo a salvaguardare.

 

Carlos Manuel de Céspedes, Padre della Patria, ha avuto l’onore storico di aver iniziato la rivoluzione che ha ritardato per cristallizzarsi e maturare, ma è sempre stata la stessa.

 

 

L’insurrezione di Céspedes ha gettato le basi per quanto difendiamo oggi

 

 

I PRECEDENTI DELLA SOLLEVAZIONE

 

 

Non fu un semplice impulso, figlio del caso, quello che mosse Céspedes a liberare i suoi schiavi e proclamarli cittadini nella fattoria La Demajagua. Fu l’insopportabile situazione economica, politica e sociale che non lasciava altra soluzione che lo scontro armato.

 

Nella seconda metà del XIX secolo, quando la maggioranza delle nazioni latinoamericane aveva già conquistato l’indipendenza, Cuba aveva un’economia totalmente subordinata alla metropoli spagnola, che la teneva in un ristagno sociale per conservare il suo dominio nell’Isola.

 

Il dispotismo dei governanti spagnoli, le tasse smisurate, gli ostacoli commerciali e le proibizioni d’ogni genere alla libertà dei cubani, furono il metodo utilizzato dalla Spagna nel suo territorio d’oltremare più prezioso.

 

Nel 1867, con il fallimento della Giunta d’Informazione e la frustrazione che provocò nei settori più importanti della società creola, scompare ogni speranza d’ottenere riforme dal Governo spagnolo, che in precedenza aveva castigato severamente le cospirazioni e i tentativi di sollevazione.

 

In questa situazione, sorge nello stesso anno il Comitato Rivoluzionario di Bayamo e dopo la Giunta Rivoluzionaria d’Oriente, tra i loro membri Francisco Vincente Aguilera, Pedro Figueredo e Francisco Maceo Osorio, importanti figure dei fatti del ’68.

 

Sono questi i primi passi della cospirazione che diede inizio alle lotte di liberazione.

 

Il sollevamento era previsto per la fine della campagna zuccheriera del 1869. Dopo fu anticipato, decidendo di lanciare l’insurrezione il 14 ottobre 1868. Una delegazione obbligò a precipitare le azioni al giorno 10.

 

Le ragioni che portarono alla lotta armata sono raccolte nel Manifesto della Giunta Rivoluzionaria dell’Isola di Cuba, redatto da Céspedes a Manzanillo: “Nessuno ignora che la Spagna governa l’isola dei Cuba con un pugno di ferro insanguinato, non solo non da sicurezza nelle sue proprietà, arrogandosi la facoltà di imporre tributi e contribuiti a suo piacere, ma tenendola privata d’ogni libertà politica, civile e religiosa, i suoi disgraziati figli si vedono espulsi dal suo suolo verso remote latitudini o giustiziati senza forma di processo, da commissioni militari instaurate in piena pace (…)”.

 

Il paese aveva già toccato “l’estremo degrado e la miseria” in cui “nessuno può criticare che si faccia ricorso alle armi”.

 

 

LIBERI ED UGUALI

 

 

Con la liberazione dei suoi schiavi e la stesura del Manifesto della Giunta Rivoluzionaria, Céspedes gettò le basi della nazione che sarebbe stata: un paese con tutti e per il bene di tutti, con gli umili, degli umili e per gli umili.

 

Nella frase “solo vogliamo essere liberi ed uguali” fonde l’ideale indipendentista, contrario al pensiero riformista ed annessionistico, con la necessità di riconoscere e rispettare la dignità d’ogni essere umano, includendo dal primo momento la massa di schiavi d’origine africana, che con giustizia ricevettero lo status di cittadini, quando il paese annunciò la ribellione per porre fine al colonialismo.

 

Coloro che negli anni seguenti dovettero riprendere la lotta incompleta, lo fecero senza allontanarsi da questi principi. Perciò a Baraguá si difendevano l’indipendenza di Cuba e la libertà degli schiavi come pilastri fondamentali della ribellione nazionale.  

 

Quando fu lasciata alle spalle la macchia della schiavitù, l’obiettivo irrinunciabile fu l’indipendenza assoluta, soprattutto dopo che fu strappata con un intervento premeditato.

 

Dopo mezzo secolo di neocolonialismo, la vita ha dimostrato ancora una volta che lo scontro armato era l’unica forma per essere liberi. Finalmente si realizzò il sogno del Padre della Patria.

Tradotti in indipendenza e giustizia sociale, le fondamenta di liberi ed uguali sono state preservate dalle aggressioni dirette, dalle pressioni economiche, dalle diffamazioni e dalle guerre mediatiche.

 

Non è stata una rivoluzione interrotta quella di Céspedes, ma un largo processo che ha assunto la forma d’ogni epoca e che ha incontrato in ogni generazione nomi ed azioni indimenticabili.

 

Agli inizi del 2000, Cuba ha proclamato nel Giuramento di Baraguá: “Abbiamo diritto alla pace, al rispetto della nostra sovranità e dei nostri interessi più sacri”. Indipendenza e giustizia sociale sono principi sacri in questo paese. Non è un caso che sono stati dichiarati tali nel XIX secolo, conquistati nel XX e difesi in tutti i campi in questo scorcio del XXI.