Il traduttore si scusa per gli eventuali errori

12 maggio '08 - Carlos Bastidas Arguello  http://www.granma.cubaweb.cu/

 

L'ultimo giornalista

assassinato a Cuba

 

 

 



Carlos Bastidas Argüello era un giornalista ecuadBastidas con Fideloriano che arrivò a Cuba nel 1958 e riuscì a salire alla Sierra Maestra, stabilire contatto con le forze dell'Esercito Ribelle, e perfino sostenere un incontro col Comandante in Jefe Fidel Castro. Fu, inoltre, un collaboratore delle prime emissioni di Radio Rebelde. Attraverso questa radio ad onda corta, e sotto lo pseudonimo di Atahualpa Recio, si pose in comunicazione col popolo cubano e si identificò, in tale maniera, con la lotta del Movimento 26 Luglio per raggiungere la vera indipendenza vera e libertà di Cuba.

Allora aveva solo ventitre anni, ma già presentava un avallo giornalistico importante, perché aveva informato, per distinti giornali dell'Ecuador, grandi avvenimenti come gli eventi dell'Ungheria nel 1956 e le cadute delle dittature di Rojas Pinilla, in Colombia, e di Pérez Jiménez, in Venezuela.

Non arrivò a Cuba cercando solo una gran notizia, la caduta dell'anche dittatore Fulgencio Batista, o farsi di un nome che gli aprisse ancora più le porte del giornalismo nel continente. Trovò nel nostro paese una vera rivoluzione, un'ideologia che si identificava con la causa degli umili, oppressi, sfruttati e discriminati e, nel mese e mezzo che stette sulla Sierra Maestra, rimase totalmente coinvolto dalla magia della rivoluzione cubana . Il suo spirito giovanile fu completamente conquistato dalla rivoluzione, e per questo motivo visse nel Sierra come un rivoluzionario in più, dopo racconterà il giornalista argentino Jorge Ricardo Masetti, che era presente nello scenario principale della lotta armata del popolo cubano.

Ritornò a L'Avana l'11 maggio, col proposito di viaggiare tre giorni dopo negli Stati Uniti da dove pensava di denunciare i crimini dell'aviazione di Batista contro le comunità rurali. Si alloggiò in un hotel vicino al Paseo del Prado, visitò la Scuola Provinciale dei Giornalisti di L'Avana e anche stette nell'ambasciata ecuadoriana nella capitale, dove consegnò all'allora ambasciatore Virgilio Chiriboga le pellicole con le foto che aveva preso nella Sierra Maestra, tra altri documenti.

Nella notte, vigilia della sua partenza, si diresse ad un bar situato nell'Avenida del Prado, tra Virtudes e Neptuno, dove andava a raccogliere alcune lettere di militanti del 26 Luglio per portarle ad esiliati cubani negli Stati Uniti. Mentre aspettava, seduto dentro il locale, un agente segreto di Batista, al servizio di Pilar García, capo della Polizia Nazionale, cominciò ad ingiuriare il giornalista ecuadoriano e dopo a colpirlo, prima di estrarre la sua rivoltella e sparare a bruciapelo un colpo nella testa. Bastidas rimase agonico, dissanguandosi.

Di quello brutale assassinio non si pubblicò una riga sulla stampa cubana dell'epoca, sottomessa alla più ferrea censura. Il corpo senza vita di Carlos Bastidas fu portato al Necrocomio per ordini della polizia. La Scuola dei Giornalisti di L'Avana seppe di quanto successo e riuscì, tra molte difficoltà, che tre giorni dopo consegnassero il cadavere che fu vegliato nell'impresa di pompe funebri di Calzada e K e seppellito il giorno dopo nel pantheon dei giornalisti, nel Cimitero di Colon.

Carlos Bastidas Argüello fu l'ultimo giornalista assassinato a Cuba per esercitare il suo mestiere.

Durante i cinquanta anni di Rivoluzione nessun giornalista, né cubano né di un altro paese, ha trovato morte violenta a Cuba in ragione delle sue opinioni. Sono pure bugie e calunnie quelle che propagano i nemici della Rivoluzione su giornalisti assassinati, scomparsi o torturati a Cuba. Qui è pienamente garantita l'integrità fisica dei giornalisti, a differenza di ciò che avviene in molti altri paesi.

Nel mondo la violenza contro i giornalisti non é cessata. In America Latina, negli ultimi venticinque anni, quasi mille colleghi hanno pagato con la loro vita l'esercizio del diritto di pensare. La gran maggioranza di questi crimini rimane impunito, come avvenne con l'assassinio di Carlos Bastidas nel 1958. I suoi autori riuscirono a fuggire e trovarono rifugio sicuro negli Stati Uniti.