13 giugno 08 - Danilo Zolo www.ilmanifesto.it

GUANTANAMO

Mentre Berlusconi e il papa accolgono a braccia aperte George W. Bush, arriva una notizia che getta l'ennesimo cono d'ombra sulla sua figura e, indirettamente, sui suoi alleati. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto ai detenuti nel campo-Lager di Guantanamo il diritto costituzionale di ricorrere ai tribunali ordinari contro la loro detenzione. Si tratta della terza sconfitta del presidente Bush sulla legittimità costituzionale dell'apparato giudiziario messo in piedi dalla sua amministrazione dopo l'11 settembre 2001. Questo apparato, in nome della guerra contro il terrorismo, viola nel modo più palese i diritti elementari dei presunti terroristi, fatti prigionieri in particolare in Afghanistan e nei paesi islamici.

Contro la lettera della Quarta Convenzione di Ginevra, ai «terroristi» è stata persino negata la qualità di prigionieri di guerra, attribuendo loro, arbitrariamente, lo stigma infamante di «illegittimi nemici combattenti». Lo stratagemma persecutorio ha consentito di negare alle vittime di Guantánamo qualsiasi diritto di habeas corpus: essi possono essere detenuti per un tempo imprecisato, senza essere oggetto di alcuna accusa specifica, né essere sottoposti a un regolare processo. L'amministrazione Bush ha inoltre dato vita a Tribunali speciali con facoltà di processare e di condannare anche alla pena capitale i presunti terroristi, ignorando i normali Tribunali militari. Nella scia delle norme liberticide del Patriot Act, l'intera civiltà giuridica e giudiziaria del rule of law è stata brutalmente violata nei suoi valori più alti e nelle sue pratiche più consolidate all'origine della dottrina dei diritti dell'uomo e dell'intera esperienza dello «Stato di diritto» europeo e occidentale.

La sentenza della Corte Suprema potrebbe avere effetti sui processi in corso a Guantanamo, tra cui quello ai presunti responsabili dell'11 settembre, e sul futuro dei circa 270 detenuti della base. E offre nuove armi a chi negli Usa si oppone all'infamia di Guantanamo e delle altre prigioni create in Iraq e in Afghanistan - da Abu Ghraib a Polj-Charki, a Bagram - dove la tortura resta all'ordine del giorno. Ed è auspicabile che la decisione della Corte suprema incoraggi i due candidati alla Casa Bianca, John McCain e Barack Obama, a tenere fede all'impegno elettorale di chiudere Guantanamo.


Quali aspettative politiche da questa vicenda giudiziaria?

 

In Italia sarebbe auspicabile che la decisione del governo Berlusconi di alterare le regole d'ingaggio delle truppe italiane in Afghanistan venisse denunciata e sanzionata dalle autorità giudiziarie competenti come una gravissima lesione dell'art. 11 della Costituzione. Sul piano internazionale dovrebbe diffondersi la convinzione che nessuno strumento giudiziario o poliziesco sarà in grado di fermare il terrorismo internazionale. Nessuna violazione delle libertà fondamentali avrà l'effetto taumaturgico di riportare la pace in Europa, in Occidente e nel mondo.

 

Anzi, questa strategia avrà molto probabilmente effetti perversi, comprimendo il valore della libertà delle persone, della loro integrità fisica e intellettuale, della loro vita. Non è negando se stesso che l'Occidente si salverà. L'Occidente non si libererà dal terrorismo internazionale se non avrà anzitutto liberato se stesso dalla pretesa di dominare il mondo con il suo strapotere economico e con l'uso illegale della forza militare.


 

12 giugno 08 - www.repubblica.it

 

GUANTANAMO

Corte Suprema USA riconosce i diritti dei detenuti. I magistrati già mobilitati: si attendono una raffica di ricorsi

La sentenza è stata pronunciata con maggioranza minima, 5-4, indice di spaccatura. E' la terza sconfitta per l'amministrazione Bush sul tema della legittimità costituzionale

 

Washington - I detenuti di Guantanamo possono appellarsi al diritto costituzionale e ricorrere nei tribunali ordinari americani contro la loro detenzione. Lo ha stabilito la Corte Suprema degli Stati Uniti, al suo terzo intervento sulla spinosa questione della base militare americana a Cuba.

La Corte si è pronunciata con una maggioranza minima, un 5-4 che indicando ancora una volta la spaccatura all'interno del massimo organo giudiziario americano nel valutare la legalità di Guantanamo. E' la terza sconfitta dal 2004 per l'amministrazione Bush sul tema della legittimità costituzionale dell'apparato giudiziario militare messo in piedi dopo l'11 settembre 2001, per tenere in stato di detenzione e processare presunti terroristi. La Corte Suprema ha ribaltato la decisione con cui la Corte federale d'appello aveva confermato la legittimità di una legge che nel 2006 aveva definito le modalità dei processi militari.

La decisione potrebbe avere effetti immediati sui processi in programma, tra cui quello ai presuntiGuantanamo, Corte Suprema Usa riconosce i diritti dei detenuti responsabili degli attacchi a New York e Washington dell'11 settembre 2001, e sul futuro dei circa 270 detenuti ancora presenti nella base. La scelta dei giudici di Washington offrirà nuove armi agli oppositori di Guantanamo e anche ai due candidati alla Casa Bianca, John McCain e Barack Obama, che sono entrambi favorevoli alla chiusura della prigione nella base militare a Cuba.

In vista dei probabili ricorsi la corte federale di Washington, che ha gestito in questi anni i casi dei presunti terroristi, è entrata in stato di emergenza: i giudici hanno convocato riunioni immediate per decidere cosa fare di vari casi sospesi in attesa della pronuncia della Corte Suprema. I magistrati si aspettano una raffica di ricorsi da parte dei legali dei detenuti e stanno valutando come procedere. La decisione del massimo organo giudiziario, in tutto 70 pagine, crea una sorta di limbo legale caratterizzato dall'incertezza. Anche la Casa Bianca e il Pentagono hanno reagito sottolineando soltanto di aver bisogno di "studiare il provvedimento", per capirne le conseguenze.

Uno degli effetti più immediati sembra essere lo stop a un primo processo di fronte alle commissioni militari che era in programma a Guantanamo nelle prossime settimane. Si tratta del procedimento contro Salim Hamdan, uno yemenita che è stato in passato autista di Osama Bin Laden. Il suo avvocato militare, il comandante di Marina Brian Mizer, ha annunciato che presenterà un ricorso per far cadere le accuse contro Hamdan, sostenendo che l'intera procedura è ora da ritenere non costituzionale.