26 maggio '08 - Genovali www.puntocritico.net

 

Le imperdonabili

colpe di cuba

 

 

 

 

 

Cuba torna di nuovo ad essere al centro dell’attenzione mondiale. E’ incredibile come una piccola isola abitata da 11 milioni di persona abbia dal 1959 la straordinaria capacità di essere, spesso suo malgrado, al centro della discussione internazionale per le sue scelte politiche e sociali.

 

E’ spesso ridicolo e irritante l’atteggiamento in Italia, e non solo, da parte di una certa sinistra, che pone l’attenzione su Cuba come se questa repubblica fosse la vecchia Unione Sovietica. Vale a dire, molti guardano a Cuba, alla sua realtà in modo ferocemente e sproporzionatamente critico, ammantato da una sbandierata, e alle volte mi si perdoni, alquanto dubbia amicizia.

 

Una enfasi critica verso un paese che non ha la pretesa di insegnare niente a nessuno, non esporta democrazia con le armi semmai con medici e infermieri, né vuole essere un modello per altri stati: semplicemente il popolo cubano vorrebbe vivere secondo le proprie convinzioni e idealità.

 

Tutto quello che riguarda Cuba, però, viene amplificato e distorto. Spesso pare di assistere ad una riedizione delle critiche esasperate, e spesso inutili, contro la rivoluzione sandinista (non vogliamo assolutamente fare parallelismi fra le due esperienze che sono profondamente diverse), che era diventato quasi uno sport nazionale della sinistra, salvo poi dimenticarsi totalmente di quel paese quando gli Usa riuscirono a sconfiggere quella esperienza e la fame, la violenza, l’analfabetismo, la mortalità infantile ecc. ricominciarono a crescere in misura esponenziale.

 

Chi parlava del Nicaragua, almeno, fino alla recente vittoria di Ortega? Sicuramente non la sinistra perbenista che lo aveva cancellato dalla propria agenda.

 

La sinistra italiana deve essere meno becera e benpensante e deve saper leggere le realtà storiche, sociali e i sommovimenti che l’imperialismo statunitense sta muovendo in questi anni. Altrimenti si rischia di nuova la “sindrome Nicaragua”. 

 

In questi giorni la volgare e pretestuosa giornata della solidarietà al popolo cubano organizzato dagli Stati Uniti, e alla quale l’ossequioso governo italiano ha prontamente aderito, segnala come per l’imperialismo statunitense la presenza di un popolo e uno stato che non si sottomette al suo volere sia inaccettabile e imperdonabile.

 

Cuba è uno stato indipendente e sovrano. Il popolo cubano, piaccia o no a noi occidentali, decide del suo futuro in misura infinitamente più ampia di noi italiani che abbiamo come capo del governo il padrone del sistema mediatico, di fette importanti di quello assicurativo, bancario ecc. ecc..

 

I cubani hanno un sistema democratico che risponde alle loro esigenze storiche, sociali e politiche. I governi occidentali sono spesso grandi amici di paese medio orientali, come ad esempio, l’Egitto, gli Emirati Arabi, la Giordania, o africani  o asiatici oppure della Turchia; paesi dove non esiste democrazia nè il rispetto dei diritti umani e il tutto è mascherato, in alcuni casi in altre sono vere dittature o monarchie medioevali, da un pluralismo partitico falso che non dà nessun diritto di partecipazione.

 

In ogni caso Cuba è sempre lì a dirci che il capitalismo non è la fine della storia, che l’ideologia neoliberista non risolve i problemi fondamentali dell’uomo e che il socialismo, declinato nelle peculiarità e nelle specificità storiche e sociali di ogni popolo, è possibile.

 

Questa è l’imperdonabile colpa di Cuba per gli Stati Uniti: Noi stiamo con Cuba.