7 novembre '08 - M.Santos* www.prensa-latina.cu

 

 

 

Intervista a Salim

 

Lamrani in Galizia

 

“Il futuro dell’isola di Cuba passa per il rafforzamento

di un giornalismo più giusto”

 


Il francese Salim Lamrani  professore, scrittore e giornalista francese, addetto ai corsi nell'Università René Descartes Paris V è considerato come uno dei migliori specialisti delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Ha dato conferenze con Noam Chomsky, Ignacio Ramonet, Michael Avery o François Houtard. Ascoltarlo è quasi un obbligo.  

I cicloni
Gustav ed Ike hanno colpito i Caraibi alla fine dell'estate. Le informazioni dicono che Cuba è devastata e che la situazione della popolazione somiglia a quella che ha sofferto durante il periodo speciale, prima del 1994.  

Il paese è stato devastato. Più di 450.000 abitazioni sono risultate colpite con diversa gravità. La maggior parte dei raccolti sono risultati distrutti e varie centinaia di migliaia di animali di razza sono morti, cosa che può creare una grave crisi alimentare nella nazione. Più di 700.000 tonnellate di alimenti sono stati eliminati. I supermercati dell'Isola soffrono un grave problema di rifornimento. Le autorità cubane valutano le perdite in 5000 milioni di dollari.  

-
Come considera la posizione presa dagli Stati Uniti in relazione con l'aiuto umanitario? E quella del resto della comunità internazionale?  

- La
solidarietà internazionale è stata immediata benché insufficiente. Paesi come Venezuela, Russia, Spagna, Cina, Perù, Bolivia, Argentina e Brasile, tra gli altri, hanno offerto un aiuto umanitario di emergenza incondizionata a Cuba che è arrivato rapidamente. Ma Washington ha proposto un aiuto umanitario di solo 100.000 dollari a Cuba, imponendo due condizioni. Da un lato, L'Avana doveva accettare l'ispezione di un gruppo di esperti statunitensi per valutare i danni e le necessità, come se i cubani fossero incapaci di procedere a questo tipo di valutazione. D'altra parte, l'aiuto sarebbe stato distribuito, esclusivamente, per mezzo di organizzazioni non governative, cioè le entità di estrema destra della Florida, ferocemente opposte al governo rivoluzionario. L'offerta statunitense era ipocrita, un insulto. Washington è l'unico paese che ha condizionato il suo aiuto. Inoltre, non può considerarsi con serietà. Timor Est, minuscolo arcipelago del Pacifico, ha offerto un aiuto cinque volte più elevato. Allo stesso modo, la Casa Bianca ha concesso un aiuto 200 volte maggiore ad Haiti, mentre il paese conta con una popolazione due volte inferiore a quella di Cuba ed i danni materiali, benché considerabili, sono stati minori di quelli di Cuba.  

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Che cosa possiamo fare noi, cittadini comuni?  

- Tutti possiamo aiutare mandando denaro a Cuba. La solidarietà internazionale deve essere più poderosa degli uragani. Nel bonifico deve indicarsi con chiarezza come beneficiaria la Banca Finanziaria Internazionale S. A. (L'Avana), esprimendo nel concetto Aiuto Umanitario Per i Danni Causati dall'Uragano. Banca Finanziaria Internazionale, succursale di 1° e 18, Miramar, Nº. di conto: 0300000003347323, codice swift bancario: BFICCUHH.  

The New York Times ha fatto un appello al governo statunitense per sospendere il bloqueo, in questo caso. C’è di più, affermava in un editoriale che “Il bloqueo contro Cuba è una delle peggiori politiche mai concepite”.

Le sanzioni degli Stati Uniti sono il principale ostacolo per lo sviluppo economico di Cuba ed il benessere della popolazione cubana. Colpiscono i settori più vulnerabili della società. Tutti gli anni si suppone per la nazione un costo superiore ai danni causati dal ciclone Gustav. Nell'anno 2007, il bloqueo economico è costato 3700 milioni di dollari al paese.   

Inoltre, le sanzioni hanno un carattere extraterritoriale, cioè, che si applicano in altri paesi come Austria, Norvegia, Inghilterra o Messico, in flagrante violazione del Diritto Internazionale.  

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Facciamo un esercizio di immaginazione: Come starebbe ora Cuba se non esistessero le leggi Torricelli e Helms-Burton?   

- Cuba potrebbe costruire 100000 case in più tutti gli anni. Risolverebbe il problema alimentare, come il problema del trasporto, e migliorerebbe sostanzialmente il livello di vita sull'Isola. I cubani degli USA potrebbero viaggiare regolarmente al loro paese e non solo 14 giorni ogni tre anni come succede attualmente. Potrebbero inviare soldi senza nessuna restrizione, come è il caso per i messicani, argentini e tutte le altre minoranze che vivono lì. Il livello di vita cubano che attualmente è il più alto del Terzo Mondo, sarebbe ancora più alto ed il tema dell'opposizione smetterebbe di essere un commercio lucroso.  

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Molti parlano che il vero bloqueo è dentro l'isola, nel suo governo.  

- Questo discorso retorico non ha fondamento. Nessuno può negare il carattere anacronistico, crudele ed inumano delle sanzioni economiche contro Cuba. Nel 2007,
184 paesi si sono pronunciati contro il bloqueo.  

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Ma non c'è un bloqueo interno?  

- È assolutamente impossibile imporre qualunque bloqueo politico al popolo di Cuba. I cubani sono insensibili alle minacce ed all'intimidazione, siano esterne o interne. Cuba si è liberata dal colonialismo spagnolo con una guerra di indipendenza che è stata la più lunga e la più sanguinante dell'America Latina. Poi si è liberata da Machado, da Batista e dal neocolonialismo statunitense in una guerra di liberazione che gli è costata 20000 vite. Nel 1962, i cubani sono stati disposti a sparire dalla faccia della terra piuttosto che perdere la loro indipendenza. Il popolo di Cuba non tollererebbe mai un regime dispotico. Si ribellerebbe con le armi, come ha fatto tante volte nella sua storia. Se il popolo cubano non avesse appoggiato Fidel Castro con un’opprimente maggioranza, lui non avrebbe mai potuto governare. Lo stesso adesso con Raul. Attualmente, ovviamente che ci sono punti di vista differenti a Cuba ma tutti si iscrivono in una cornice ben precisa: la difesa della sovranità e l'indipendenza nazionale.  

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Qual è, in questi momenti, la posizione dell'Unione Europea rispetto a Cuba? E quella dello Stato spagnolo?   

- Di tutti i paesi europei, la Spagna è il paese che ha la posizione più costruttiva, razionale ed indipendente. Zapatero ha compreso che bisogna trattare Cuba alla pari, rispettando la sua sovranità e senza immischiarsi nei suoi temi interni. Nel giugno del 2008, l'Unione Europea ha deciso di togliere le sanzioni politiche e diplomatiche imposte dal 2003. Un passo corretto, ma è anche imprescindibile eliminare la Posizione Comune del 1996 per arrivare a stabilire delle relazioni ugualitarie con Cuba.  

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Lei ha criticato apertamente i dossier di Amnesty International (AI) o Reporter Senza Frontiere (RSF) su Cuba. Che interesse hanno nel mentire?   

- Non si possono paragonare le due organizzazioni. AI è un'organizzazione seria, benché non esente da contraddizioni. Per esempio, qualifica persone che hanno ricevuto denaro da una potenza straniera – e lo riconosce senza ambiguità – come carcerati di coscienza. In quanto a RSF, i suoi vincoli economici con uffici schermo della CIA, qualcosa che la stessa entità riconosce, la spogliano di qualunque credibilità. RSF difende l'agenda politica di Washington.   

-
Tutto quello che succede a Cuba si giudica con un importanza molto alta, per esempio il tema dei diritti umani (DDHH): perché una piccola isola di soli 11 milioni di abitanti è tanto importante nella politica internazionale?   

- Se avessero una vera preoccupazione per i DDHH, le priorità in America Latina sarebbero Colombia, Messico, Salvador o Brasile. In realtà quello che li disturba è il sistema politico, economico e sociale dell'Isola.  

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Sono significativi i cambiamenti accaduti dall'arrivo di Raul alla presidenza? Qual è il ruolo di Fidel? La storia l'assolverà?  

- Non ci sono stati cambiamenti significativi con Raul. Non si tratta di una transizione bensì di un processo di continuità. Il socialismo è irreversibile a Cuba. I veri cambiamenti a Cuba sono accaduti nel 1959 e l'isola si trova in evoluzione costante da quella data. I cubani non ritorneranno ad un'economia di mercato, ma continueranno sforzandosi nella costruzione di un socialismo moderno, più giusto e più razionale, cioè un socialismo con meno proibizioni, come ha segnalato Mariela Castro, la figlia di Raul.  

Fidel è una figura storica e morale a Cuba. Il suo ruolo è piuttosto quello di un consulente per la straordinaria esperienza che ha. È un soldato delle idee come si qualifica lui stesso. Ognuno può avere un'opinione differente su Fidel ma quello che è innegabile è che è un rivoluzionario autentico che ha voluto fare giustizia, che ha voluto costruire una società migliore, che ha dato a Cuba un'apertura alare straordinaria nell'ambito internazionale, che si è mantenuto fedele alle sue idee, principi e convinzioni e che è una persona sommamente rispettata ed ammirata non solo a Cuba ma bensì in tutto il Terzo Mondo. Perfino i suoi nemici lo rispettano.   

-
La Russia sembra cercare un nuovo luogo di potere nel mondo. Cuba fa parte della sua strategia?  

- In realtà, è poco probabile che L'Avana accetti qualunque
nuova cooperazione militare col Cremlino per varie ragioni. Ai cubani non sono piaciute le dichiarazioni russe relative ad una nuova collaborazione militare senza essere stati consultati. Inoltre, il governo rivoluzionario sa per certo che l'installazione di un arsenale bellico straniero nel suo territorio esacerberebbe solo le tensioni con Washington.  

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Che cosa possiamo sperare se Barack Obama si trasforma in presidente degli Stati Uniti?  

- Senza luogo a dubbi è il candidato che ha avuto il discorso più costruttivo rispetto a Cuba. Ha detto che toglierebbe immediatamente le restrizioni imposte nel 2004 relative ai viaggi ed agli invii di denaro. Disgraziatamente, non credo che gli statunitensi siano preparati per avere un presidente negro.   

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Secondo la sua opinione, Washington, Parigi, Londra o Madrid sono più democratiche de L'Avana? Di che democrazia parliamo?  

- Basta consultare le relazioni di Amnesty International ed il mio ultimo libro “Doppia Morale. Cuba, l'Unione Europea ed i diritti umani” per convincersi altrimenti.  

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Celia Hart Santamaria, che è scomparsa alcune settimane fa, mi ha detto che per lei il futuro della Rivoluzione cubana si stava giocando sulle strade di Caracas, lei cosa ne pensa? Che cosa pensa delle alleanze originate dall'ALBA?  

- Celia era un'intellettuale di una gran lucidità. Che riposi in pace. È la verità che l'alleanza strategica tra Venezuela e Cuba è importante. Solo l'unione panamericana può liberare i latinoamericani dell'influenza degli Stati Uniti. Nonostante, reitero la mia convinzione: il processo rivoluzionario cubano è irreversibile.
 


* l’autore è un giornalista della testata Galicia Hoxe

traduzione di Ida Garberi