N O T I Z I E

 

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G O L P E

 

30 novembre '09 - R.Lopez http://www.granma.cu

 

Festeggeranno in Honduras il
fallimento delle elezioni del regime

 

 

I settori sociali e politici dell’Honduras che si oppongono al regime usurpatore hanno annunciato che festeggeranno il fallimento della dittatura nelle elezioni di domenica 29.

 

In un comunicato del Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato, si assicura che l’astensione, a partire dai risultati d’un controllo fatto in tutto il paese, è stata di almeno il 65% - 70%.

 

Considerando che questo risultato rappresenta una grande vittoria del popolo dell’Honduras, il Fronte ha invitato tutto il popolo in resistenza a festeggiare la sconfitta della dittatura, afferma il documento.

 

Il presidente Manuel Zelaya, spodestato dai golpisti il 28 giugno scorso, ha confermato questi dati ed ha assicurato che in alcune regioni del paese l’astensionismo alle urne ha toccato il 75%.

 

I portavoce del governo golpista ed i media di comunicazione, controllati dai gruppi di potere che finanziano il colpo di Stato militare, insistono nell’ assicurare che l’affluenza alle urne è stata di massa ed hanno definito un successo queste elezioni.

 

Il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) ha riportato solamente lo scrutinio dopo la mezzanotte di domenica 29, nel quale assicura che l’affluenza alle urne è stata di circa il 61%.

 

Stando a questa prima parte della votazione,  è in testa il candidato del conservatore Partido Nacional, Porfirio Lobo, un ricco imprenditore e allevatore di 62 anni, che ha sostenuto il colpo di Stato del 28 giugno.

 

Il sacerdote gesuita Ismael Moreno ha affermato poche ore prima che la frode delle elezioni fosse ufficializzata, che c’è stato un alto astensionismo.

 

Padre Moreno è il direttore dell’emittente Radio Progresso, nel nord del paese, ed ha  dichiarato che le versioni del TSE sulla votazione più alta della storia sono assolutamente false.

Inoltre ha dichiarato che queste affermazioni sono possibili solo se esiste una decisione presa precedentemente sulle elezioni.

 

“Il numero dei votanti è stato decisamente rachitico, goccia a goccia, ha sottolineato il religioso, assicurando che esiste il diritto di sospettare delle relazioni fornite dal TSE.

 

Il Fronte Nazionale ha sostenuto le sue affermazioni dopo un monitoraggio realizzato dagli attivisti.

 

Con piena soddisfazione annunciamo al popolo dell’Honduras e alla comunità internazionale che la farsa elettorale montata dalla dittatura è stata  decisamente sconfitta,  vista la rachitica affluenza di votanti alle urne, afferma il Fronte.

 

In questa forma il popolo ha castigato i candidati golpisti e la dittatura che adesso deve dimostrare all’opinione pubblica internazionale un volume di votanti inesistente, aggiunge.

 

Il Fronte ha annunciato, a partire dalle 12.00 di oggi lunedì 30, una manifestazione, ed una carovana di veicoli nella capitale nel pomeriggio

 

28 novembre '09 - R.Lopez http://www.granma.cu

 

Intimidazione militare

in vista delle elezioni 

 

È il maggior spiegamento militare e di polizia mai visto in Honduras, mentre il paese si approssima alle elezioni politiche di domenica 29, rifiutate dai settori popolari e politici democratici.

 

Le Forze Armate hanno rafforzato sempre più la presenza dei soldati in tutta la nazione, dal colpo di Stato del 28 giugno, ed inoltre sono presenti cinque mila riservisti dell’esercito.

 

Il capo dello Stato Maggiore Congiunto, il generale Romeo Vázquez, ha assicurato che ci sono truppe speciali che si  possono muovere con elicotteri  in qualsiasi punto del paese nel giorno delle elezioni, ed il portavoce della polizia, Orlin Cerrato, ha informato che le forze speciali stanno intensificando le loro operazioni con pattugliamenti e fermi.

 

“Vogliamo avere una maggior presenza per le strade e lavoriamo in perfetta unione con le Forze Armate”, ha detto.

 

Le elezioni sono respinte dal Fronte Nazionale contro il colpo di Stato, che le considera una farsa fraudolenta  per convalidare il colpo di Stato che ha eliminato dal potere il presidente Zelaya.

 

Il Fronte ha chiamato la popolazione a rimanere a casa  e a non andare a votare, per non convalidare la farsa dei golpisti.

 

I leader di questa alleanza di forze sociali e politiche, come Juan Barahona e Rafael Alegría, hanno spiegato che si tratta di un coprifuoco popolare.

 

Alegría ha precisato che questa misura eviterà la repressione contro  gli honduregeni da parte dei 30000 militari e poliziotti presenti nel paese. 

 

Nella città di San Pedro Sula, la seconda del paese con il suo emporio industriale, le organizzazioni del Fronte hanno convocato una marcia per domenica mattina, per esprimere il loro rifiuto del riconoscimento delle elezioni.

 

Barahona ha assicurato che la resistenza farà manifestazioni pacifiche contro le votazioni, per esprimere il rifiuto del popolo e la sua condanna per l’oligarchia golpista che vuole in questo modo perpetuare il potere.

 

I portavoce dei golpisti ed i media di diffusione, nella maggioranza proprietà dei gruppi di potere che appoggiano il colpo di Stato, hanno svolto un’intensa campagna per  stimolare l’affluenza dei votanti alle urne.

 

I portavoce del governo usurpatore, le Forze Armate, la polizia ed il Tribunale Elettorale con il Procuratore Generale, hanno avvisato che qualsiasi tentativo di boicottaggio delle elezioni sarà perseguito e condannato. 

 

Il  Procuratore Generale, Luis Alberto Rubí, ha detto d’aver istruito  530 Pubblici Ministeri a procedere contro tutti coloro che tenteranno di boicottare la votazione con pene di almeno 4 anni di reclusione.

 

Alle elezioni partecipano cinque partiti riconosciuti legalmente, anche se tre,  incluso uno dei più  tradizionali – il Liberale – hanno sofferto forti  problemi interni gravi per la loro complicità con il colpo.

 

27 novembre '09 - J.G.Allard www.granma.cubaweb.cu

Il traduttore si scusa per gli errori

 

Il truffatore Adolfo Franco,

tra gli "osservatori" golpisti



La fondazione dell'ultra destra Heritage, citata dalla stampa golpista, ha annunciato che il truffatore Adolfo Franco, che ha usato il suo posto nell'
USAID per irrigare i suoi amici della mafia di Miami con milioni di dollari, è tra gli ex funzionari nord americani, legati ai Bush, che andranno in Honduras in veste di osservatori per le elezioni di domenica.

Franco e i suoi accompagnatori  si uniranno agli inviati del gruppo neonazista UnoAmérica e della "Rete Latinoamericana e dei Caraibi per la libertà", un'appendice della Fondazione Libertà, finanziata dalla
NED, così come la FAES di José María Aznar.

Il governo usurpatore di Tegucicalpa
recluta osservatori nei circoli dell'estrema destra attraverso il Consiglio Honduregno delle Imprese Private (COHEP) e i giudici golpisti del Tribunale Supremo Elettorale.

Nel 2008, la crisi nell'USAID provocò la prematura uscita del funzionario corrotto Adolfo Franco, che ha sperperato milioni a favore dei boss della mafia cubano americana e dei suoi agenti della sovversione.

Franco annunciò improvvisamente il suo ritiro per poi unirsi al team della campagna del candidato presidenziale repubblicano John McCain. Accade che McCain è anche il presidente del consiglio di amministrazione dell'International Republican Institute (IRI), un struttura d'ingerenza sovvenzionata a colpi di milioni dalla stessa USAID.

Le dimissioni di Franco sono avvenute un paio di settimane dopo la pubblicazione della relazione della Corte dei Conti del governo degli Stati Uniti (GAO), che dimostrò come è stato possibile nascondere la destinazione di 65,4 milioni di $ donati dal funzionario federale, durante un decennio, come parte delle operazioni di destabilizzazione contro Cuba.

Si pose in evidenza il caso di
Filippo E. Sixto, l'amministratore del Centro per una Cuba Libera (CLC), condannato a trenta mesi, un'ammenda di 10000 dollari e tre anni di libertà vigilata per aver rubato circa 600000 dollari di questo ufficio della CIA, finanziato dall'USAID, per la fabbricare e mantenere i "dissidenti".

Sixto era "capo del personale" del piccolo "staff" dell'agente CIA
Frank Calzón, il vero padrone di questo elemento dell'enorme meccanismo sovversivo che Washington mantiene, sia negli Stati Uniti come in Europa, contro la Rivoluzione cubana.

La Casa Bianca di George W. Bush era piena di funzionari, come Adolfo Franco,
Otto Reich e Roger Noriega, reclutati a Miami nelle fila della rete terrorista cubano-americana.

In Honduras, l'USAID lavora a stretto contatto con l'ambasciata degli Stati Uniti, il cui capo é Hugo Llorens un cubanoamericano, legato a
Otto Reich, residente a Miami.
 

Tanto strategica è la rappresentanza USAID in Honduras che il suo personale ha diretto la logistica della visita, in questo paese, della Segretaria di Stato Hillary Clinton, per il vertice OSA, lo scorso maggio, appena un mese prima del golpe.

La Fondazione Heritage è una delle organizzazioni di facciata della CIA, che sviluppa un'attività sempre più aggressiva contro i governi progressisti ed è anche un'organizzazione di chiaro profilo neofascista.

 

27 novembre '09 - www.granma.cu (AIN)

 

Cresce il ripudio alla farsa

elettorale honduregna

 

 

Isolato dalla comunità internazionale e dai suoi stessi cittadini, e nel mezzo di una crisi successiva alla rottura istituzionale, il regime de facto honduregno insiste nell’effettuare, la prossima domenica, le elezioni generali, come ha commentato oggi PL.

 

Vari paesi latinoamericani, tra i quali il Venezuela, il Brasile, l’Argentina, il Paraguay, la Bolivia ed il Nicaragua, hanno annunciato oggi il loro disconoscimento del processo illegale che si celebrerà all’ombra di un colpo di Stato.

 

Il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva è stato enfatico nel segnalare che non riconoscerà le elezioni, né il Governo che ne sorgerà, ed ha assicurato che “l’America Latina e l’America Centrale hanno esperienza da vendere relativa a golpisti che usurpano il potere rompendo i principi democratici e, se lo accettiamo, lo stesso potrebbe succedere in un altro paese domani”.

 

Da parte sua, il capo di Stato del Venezuela, Hugo Chávez, ha qualificato il processo come una farsa, ed ha assicurato che i paesi latinoamericani non riconosceranno elezioni sviluppate con la protezione dei golpisti.

 

Un totale di 31 mila soldati e poliziotti, inclusi i gruppi paramilitari, equipaggiati con moderni apparati di repressione, saranno distribuiti su tutto il territorio il giorno della votazione, quando gli honduregni dovranno eleggere un Presidente, tre vice-Presidenti, 128 deputati, 298 sindaci e vice-sindaci e due mila consiglieri municipali.

 

Fino al momento, solo gli Stati Uniti, Panama e Perù hanno manifestato la propria disponibilità a riconoscere le elezioni, mentre l’ONU, il Gruppo di Río, l’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America e altri sistemi regionali hanno comunicato il proprio ripudio al processo a causa del pericoloso precedente che si stabilirebbe nella regione.

 

In Spagna, 40 Organizzazioni Non Governative (ONG) hanno preteso che l’Unione Europea rifiutasse le elezioni; in Honduras gli studenti universitari hanno annunciato che non vi parteciperanno ed il Centro Carter ha deciso di non inviare osservatori a causa del fallimento degli accordi di Tegugicalpa/San José per la restituzione del Presidente Manuel Zelya e la creazione di un Governo di unità nazionale.


26 novembre '09 - V.M.Carriba www.granma.cu (PL)

 

L'ONU senza osservatori

in Honduras

  

Le  Nazioni Unite non invieranno osservatori alle elezioni convocate in Honduras dal regime usurpatore per domenica 29, ha confermato un portavoce ufficiale.

 

Interrogato da Prensa Latina, Farhan Haq, portavoce ufficiale del segretario generale della ONU, Ban Ki-Moon, ha segnalato che l’organizzazione non avrà alcuna partecipazione in queste elezioni.

 

“Le Nazioni Unite non sono coinvolte in nessun modo nelle elezioni in Honduras del prossimo fine settimana”, ha detto il portavoce, rispondendo ad una domanda sulla presenza di osservatori della ONU nel paese centroamericano.

 

Attraverso un altro portavoce, Ban Ki-Moon ha espresso la sua preoccupazione per quello che ha definito “mancanza di consenso”, per dare una soluzione alla crisi politica in Honduras a pochi giorni dalle annunciate elezioni.

 

“Il massimo responsabile delle Nazioni Unite ha sempre appoggiato una soluzione consensuale per il conflitto in questo paese centroamericano”, ha sottolineato la portavoce Michele Montas.

 

Altri importanti attori internazionali hanno già annunciato che non manderanno osservatori nella giornata delle elezioni in Honduras.

 

Tra questi l’Organizzazione degli Stati Americani - OSA - ed il governo della Spagna, Brasile, Venezuela, Paraguay, ed altri paesi latinoamericani, che hanno anche avvisato che non riconosceranno i risultati delle elezioni, mentre gli Stati Uniti hanno proclamato il loro appoggio alla votazione organizzata dai golpisti.

 

 

25 novembre '09 - www.granma.cu (AIN)

 

La rinuncia dei candidati nelle
elezioni in Honduras

 

Più di un centinaio di candidati dell’Honduras a distinti incarichi pubblici hanno presentato le loro rinunce a partecipare alle elezioni, per l’illegittimità   ed il non riconoscimento internazionale del processo, mentre dura il colpo di Stato.

 

PL ha segnalato che nella lista ci sono aspiranti alla presidenza e alla vice presidenza del paese, deputati, sindaci e reggenti.

 

Tra i casi più recenti, l’aspirante sindaco della città di San Pedro Sula per il Partito Unificación Democrática (UD), Samuel Madrid, e l’aspirante deputato per Innovación y Unidad Socialdemócrata (PINU), Gustavo Matute.

 

"Non è prudente, né etico, partecipare a questo processo senza il ritorno del presidente Manuel Zelaya", ha detto Madrid aggiungendo che è necessario deporre l’interesse personale e pensare nella nazione.

 

Inoltre ha espresso la sua solidarietà con la popolazione e con i morti nella lotta contro il colpo di Stato e per il ritorno dell’istituzionalità.

 

Nanno rinunciato anche il candidato indipendente alla presidenza, Carlos H. Reyes, e l’aspirante alla vicepresidenza per il Partito Liberale, Margarita Elvir.

 

Nel Partito Liberale, al quale appartengono  sia  il presidente costituzionale Manuel Zelaya, che il capo del regime usurpatore  Roberto Micheletti, hanno rinunciato già 55 candidati a distinti posti.

 

Di fronte al Tribunale Supremo Elettorale, hanno presentato le dimissioni anche una decina di membri del UD e 57 del PINU, ha informato l’aspirante a deputato per Cortés, Efraín Aguilar.

 

Oltre al Presidente e al Vicepresidente, nelle lezioni si eleggeranno 128 scanni del Congresso Nazionale, 289 sindaci e 20 legislatori al Parlamento centro americano.

 

Il Fronte Nazionale contro il colpo di Stato, che raggruppa contadini ,sindacalisti, donne, politici progressisti e rappresentanti di altri settori, ha espresso il suo riconoscimento a coloro che rinunciano alla farsa elettorale del 29 novembre ed ha reiterato che il solo cammino per tornare all’ordine costituzionale è attraverso il ritorno di Zelaya e l’installazione d’una Assemblea Nazionale Costituente.

 

 

23 novembre '09 - Fausto Triana  www.granma.cu (PL)

 

FAO: Honduras escluso
dall’Accordo di Roma   

 

L’Honduras è stato escluso da un accordo auspicato dalla FAO, con la partecipazione di Spagna e Centroamerica, per via del colpo di Stato che mantiene questo paese fuori dal SICA.

 

Melitón Arrocha, vice ministro degli esteri di Panama, ha detto che la posizione del suo governo "è in realtà quella del Sistema d’ Integrazione Centroamericana (SICA), e riflette la necessità del ritorno dell’ordine costituzionale in Honduras".

 

"Nel SICA seguiamo con attenzione quel che avviene in questo fraterno paese, con la speranza che avvenga una transazione verso la democrazia e di ritorno alla normalità per risolvere gli urgenti problemi comuni della nostra regione”,  ha aggiunto.

 

La Spagna ha firmato un accordo di cooperazione con l’America Centrale che esclude l’Honduras, e donerà in tre anni più di 12 milioni di dollari destinati alla produzione di sementi di cereali di base.

 

L’accordo, che conta sulla consulenza tecnica dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione (FAO), è stato firmato dalla segretaria  di Stato di Cooperazione  Internazionale della Spagna, Soraya Rodríguez Ramos e dai rappresentanti del Consiglio Centroamericano d’Agricoltura – CAC-  guidato dal suo vicepresidente,  il panamegno Víctor Pérez, e gli ambasciatori di Belice, Nicaragua, El Salvador, Guatemala e Costa Rica.

 

El viceministro degli Esteri di Panama ha valutato l’operato ed ha considerato che la parte visibile e concreta del Vertice sulla Sicurezza Alimentare si è svolto in questa capitale e che l’incontro di Roma è una buona piattaforma per i ministri allo Sviluppo dell’Agricoltura e l’Allevamento, che non hanno opportunità di vedersi a livello globale, e che qui incontrano un punto di dialogo e di coincidenza.

 

“Il Vertice risente di fessure nell’ottenimento di impegni addizionali concreti, soprattutto da parte dei paesi ricchi a favore di quelli in via di sviluppo, e questo è un passo nella corretta direzione, ha aggiunto, anche se è necessario costruire molto di più”.

 

20 novembre '09 - Raimundo López www.granma.cu (PL)

 

In Honduras si sostiene la

posticipazione delle elezioni

 

 

La richiesta di posticipazione delle elezioni del prossimo 28 è stata lanciata al complesso scenario della crisi di Honduras dal presidente costituzionale Manuel Zelaya, come via per restaurare la democrazia.

 

Tale possibilità ha preceduto la decisione di un gran numero di candidati anti-golpisti di presentare, questo venerdì, il proprio ritiro dalle elezioni, considerate illegali, di fronte al Tribunale Supremo Elettorale (TSE).

 

Il Fronte Nazionale contro il golpe ha anche invitato la resistenza a concentrarsi oggi, di fronte al TSE per confermare il disconoscimento attivo del processo elettorale, visto come un farsa dei golpisti.

 

In un comunicato, Zelaya ha avvertito che la realizzazione dei comizi sotto le condizioni del regime de facto imposto dai militari è “un’aberrazione giuridica, una burla, un inganno al popolo”.

 

In questo momento in Honduras – ha sottolineato – siamo in uno stato de facto, non c’è una Costituzione né poteri costituiti, che sono stati distrutti con la forza dal golpe del 28 giugno del 2009.

 

I comizi “non potranno risolvere tale problema fondamentale, perché il loro risultato sarà al margine dei valori propri della concezione più elementare della formazione dello stato di diritto”, ha aggiunto.

 

Con la rottura della Costituzione i poteri costituiti spariscono e sono soppiantati da poteri de facto, continua Zelaya, in un comunicato inviato a Prensa Latina.

 

Tutto ciò considerato, è urgente presentare soluzioni legali a questa crisi, posticipare le elezioni deve essere una condizione che permetta la loro legittimazione, per la restituzione dello stato di diritto” ha assicurato.

 

Di maniera contraria, ha avvertito, “dovranno irrimediabilmente essere ripetute fino a che non sarà restaurata la volontà del popolo sovrano”.

 

In un comunicato precedente, lo statista aveva ratificato la sua decisione di impugnare legalmente il risultato della votazione del 29, esortando la popolazione a proseguire la resistenza pacifica fino alla restaurazione della democrazia.

 

Zelaya, la notte scorsa, ha anche qualificato come uno sporco trucco per ingannare la società, l’annuncio del capo del regime de facto, Roberto Micheletti, di assentarsi temporaneamente dall’incarico per una settimana, fino al 2 dicembre.

 

Nel frattempo, è stato reso noto che i candidati che ritireranno la propria iscrizione depositata al TSE, appartengono ,per la maggior parte, al settore antigolpista del Partito Liberale.

 

Fonti della resistenza hanno anticipato che si aspettano più rinunce la prossima settimana, visto che il partito d’opposizione, il Partito Unificazione Democratica, ha in programma per domani un’assemblea per analizzare la partecipazione alle elezioni.

 

I primi ad abbandonare erano stati, due settimane fa, i membri della candidatura dell’aspirante presidente indipendente Carlos Humberto Reyes, uno dei leader del Fronte Nazionale.

 

 

18 novembre '09 - Raimundo López www.granma.cu (PL)

 

 

Saranno senza restituzione della

democrazia le elezioni in Honduras

 

Le elezioni del prossimo 29 in Honduras si realizzeranno senza la restituzione della democrazia e sotto le condizioni del colpo di stato militare, indicano le ultime decisioni del regime de facto.

 

La restaurazione dell’ordine costituzionale e del presidente legittimo Manuel Zelaya, è un’esigenza di ampi settori sociali e politici del paese, per riconoscere i risultati della votazione.

 

Simile posizione mantiene la maggioranza dei governi del mondo, anche se da questo bisogno si sono auto esclusi gli Stati Uniti due settimane fa.

 

Tuttavia, il congresso di Honduras è stato convocato per dibattere la restituzione, o meno, del presidente Zelaya, il 2 dicembre, ha annunciato il suo presidente, José Alfredo Saavedra.

 

La sessione avrà luogo tre giorni dopo le elezioni.

 

Il dibattito nel congresso sulla restituzione dello statista, rovesciato dai militari il 28 giugno scorso, è uno dei punti dell’accordo sottoscritto il 30 ottobre per cercare di risolvere la crisi.

 

Il patto è stato dichiarato lettera morta da Zelaya, dopo la denuncia di varie violazione del capo del regime de facto Micheletti.

 

La giunta direttiva del congresso ha deciso, al principio del mese, di iniziare un lungo processo di consulte con altri organismi dello stato per stabilire una data per il dibattito.

 

Il giorno del golpe la maggior parte dei deputati ha destituito Zelaya usando una sua presunta lettera di dimissioni, che il presidente dichiarò essere falsa, e ha nominato Micheletti, allora presidente del congresso.

 

In tanto il Fronte Nazionale contro il golpe in Honduras ha ratificato la sua decisione di non riconoscere i risultati delle elezioni, considerate una farsa per cercare di legittimare la rottura dell’ordine costituzionale.

 

Per simili ragioni, Zelaya ha annunciato la scorsa domenica che impugnerà le elezioni, che considera illegittime e fraudolenti.

 

Il coordinatore generale del Fronte, Juand Barahona, ha affermato che i membri della resistenza non andranno alle urne per non appoggiare la frode preparata dai  militari, o partiti tradizionali e gli impresari.

 

Abbiamo sempre votato per i candidati che ci mentono di più, ma oggi la situazione è cambiata e non siamo disposti a continuare ad essere utilizzati dai politici, ha detto in una manifestazione di fronte al congresso.

 

Ha anche aggiunto che la mobilizzazione popolare continuerà a domandare la restituzione della legalità democratica, del presidente Zelaya e la convocazione di un’assemblea nazionale costituente.

 

Continueremo a lottare fino ad ottenere una patria nuova e degna, attraverso cambi strutturali a favore del popolo, ha sottolineato.

 

17 novembre '09 - www.comedonchisciotte.org

 

LA VITTORIA DELLO "SMART POWER"
 

 

Henry Kissinger ha detto che la democrazia è "l'arte di frenare il potere". In tutta evidenza, l'ideologo più influente sulla politica estera degli Stati Uniti del XX secolo faceva riferimento alla necessità di "frenare il potere" degli altri stati e governi allo scopo di mantenere la dominazione globale degli Stati Uniti. Presidenti quali George W. Bush hanno fatto ricorso allo "Hard Power" per raggiungere i propri obiettivi: armi, bombe, minacce e invasioni militari. Altri, come Bill Clinton, hanno fatto ricorso al "Soft Power": guerra culturale, Hollywood, ideali, diplomazia, autorità morale e campagne per "vincere i cuori e gli spiriti" degli abitanti dei paesi nemici. L'amministrazione Obama ha scelto una variante di questi due concetti fondendo insieme la potenza militare con la diplomazia, l'influenza politica ed economica con una penetrazione culturale e manovre giuridiche. Chiamano ciò "Smart Power". Applicato per la prima volta con il colpo di stato in Honduras, si può dire che, finora, ha funzionato a meraviglia.
 


Nel corso della sua audizione davanti al Senato per la sua nomina, il segretario di Stato Hillary Clinton ha dichiarato che "noi dovremmo utilizzare quello che si chiama "smart power", il ventaglio completo dei mezzi a nostra disposizione - diplomatici, economici, militari, politici, giuridici e culturali - e scegliere lo strumento giusto, o una combinazione di strumenti, adatto ad ogni situazione. Con lo "smart power" la diplomazia diventerà la punta di lancia della nostra politica estera". Clinton ha in seguito precisato il concetto affermando che "la via più saggia sarà di ricorrere per prima cosa alla persuasione".

Cosa c'è d'intelligente in questo concetto? Si tratta di una forma di politica difficile da classificare, difficile da scoprire e difficile da svelare.

L'Honduras è un esempio. Da un lato, il presidente Obama condanna il colpo di stato contro il presidente Zelaya mentre il suo ambasciatore a Tegucigalpa si incontra regolarmente con i golpisti.

La segretaria di Stato Clinton ha ripetuto a più riprese nel corso degli ultimi quattro mesi che Washington non voleva "influenzare" la situazione in Honduras - che gli Honduregni dovevano risolvere da soli la crisi, senza ingerenze esterne. Ma è Washington che ha imposto il processo di mediazione "condotto" dal presidente Oscar Arias del Costarica, ed è Washington che ha continuato a finanziare il regime golpista e i suoi sostenitori attraverso l'
USAID, ed è ancora Washington che ha controllato e guidato le forze armate honduregne - colpevoli della repressione contro il popolo e che hanno instaurato un regime brutale - tramite una massiccia presenza militare nella base di Soto Cano.

In più, sono i lobbysti a Washington che hanno redatto "l'accordo" di San Josè e, in definitiva, è una delegazione di alti funzionari del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca che hanno "convinto" gli honduregni ad accettare questo accordo. Malgrado la costante ingerenza degli Stati Uniti nel colpo di stato in Honduras - attraverso sostegno finanziario, logistico, politico e militare - la tattica dello "smart power" di Washington è riuscita ad ingannare l'opinione pubblica e a fare passare l'amministrazione Obama come il grande vincitore del "multilateralismo".

Lo "smart power" è riuscito a far passare l'unilateralismo di Washington per multilateralismo. Fin dal primo giorno, Washington ha imposto il suo programma. Il 1° luglio, durante una conferenza stampa, alcuni portavoce del Dipartimento di Stato hanno confessato che erano al corrente dell'imminenza di un colpo di stato in Honduras. Hanno anche confessato che due alti funzionari del Dipartimento di Stato, Thomas Shannon e James Steinberg, si trovavano in Honduras una settimana prima del golpe per incontrare gruppi di civili e di militari coinvolti. Hanno dichiarato che il loro obiettivo era "d'impedire il colpo di stato". Ma come spiegare allora che l'aereo che ha portato con la forza il presidente Zelaya in esilio sia decollato dalla base militare di Soto Cano in presenza di ufficiali militari americani?

I fatti svelano il vero ruolo di Washington nel colpo di stato in Honduras e dimostrano l'efficacia dello "smart power". Washington sapeva che un colpo di stato era in preparazione, ma ha continuato a finanziare i cospiratori attraverso 
USAID e NED. Il Pentagono ha partecipato all'esilio forzato del presidente Zelaya e in seguito l'amministrazione ha utilizzato l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) - che all'epoca era moribonda - come una copertura per raggiungere i propri obiettivi. Il discorso del Dipartimento di Stato ha sempre legittimato i golpisti chiamando "le due parti .. a risolvere il conflitto politico in maniera pacifica attraverso il dialogo". Da quando l'autore di una presa di potere illegale è considerato come una "parte legittima" interessata al dialogo? Nella realtà, un criminale che ha preso il potere con la forza non è interessato al dialogo. Con tale logica, il mondo dovrebbe incoraggiare l'amministrazione USA a "risolvere il conflitto politico con Al Qaeda in maniera pacifica attraverso il dialogo e non la guerra".

Lo "smart power" d'Obama/Clinton ha riportato la sua prima vittoria nel corso dei primi giorni del colpo di stato persuadendo gli stati membri dell'OSA di attendere 72 ore per permettere al regime golpista in Honduras di "riflettere sui suoi atti". Poco tempo dopo, il segretario di Stato Clinton ha imposto una mediazione condotta da Arias. Dopo questa fase, è stato concesso un tale spazio a Washington che gli Stati Uniti non hanno avuto alcuna difficoltà a prendere in mano i comandi. Quando il presidente Zelaya si è recato a Washington per incontrare la Clinton, era evidente che non aveva più il controllo. Ed è così che hanno manovrato, guadagnando sempre più tempo fino all'ultimo minuto, così bene che se anche Zelaya fosse tornato al potere non avrebbe avuto né lo spazio né il tempo per governare.

Il popolo, lui, è stato escluso dal processo. Mesi di repressione, violenza, persecuzioni, violazioni dei diritti dell'uomo, coprifuoco, chiusura dei media, torture ed assassinii politici sono stati ignorati. Che sollievo, ha dichiarato il sotto-segretario di Stato Thomas Shannon al momento della firma dell'"accordo" finale, che la situazione in Honduras si sia risolta "senza violenza".

Dalla firma dell'"accordo" il 30 ottobre scorso, Washington ha tolto le poche restrizioni imposte al regime per esercitare una pretesa pressione sui golpisti. Ormai, questi ultimi possono di nuovo ottenere i visti e viaggiare negli Stati Uniti, e non devono nemmeno preoccuparsi dei milioni di dollari di aiuti accordati dall'
USAID, aiuti che in realtà non erano mai stati sospesi ... I militari USA di stanza a Soto Cano possono riprendere le loro attività - tranne quelle che non sono mai state interrotte. Il Southern Command (SOUTHCOM) del Pentagono ha affermato qualche giorno dopo il colpo di stato che "tutto era normale presso le nostre forze armate in Honduras, esse proseguono le loro attività abituali con i loro colleghi honduregni". E Washington ha già preparato la sua delegazione di osservatori per le elezioni presidenziali del 29 novembre prossimo, sono già in marcia.

Allora dimenticate il torturatore della Guerra Fredda,
Billy Joya, che complottava con i golpisti contro la resistenza. Dimenticate le forze colombiane paramilitari inviate per aiutare il regime a "controllare" la popolazione. Dimenticate il ricorso ai cannoni sonici LRAD destinati a tormentare gli occupanti dell'ambasciata del Brasile per far uscire Zelaya dall'edificio. Dimenticate tutto, non è successo nulla. Come ha detto Thomas Shannon, "ci felicitiamo con questi due grandi uomini per questo storico accordo". E la segretaria di Stato Clinton che aggiunge "questo accordo costituisce una grande vittoria per gli Honduregni". Aspettate un momento, una vittoria per chi?

Alla fine, l"accordo" tanto vantato e imposto da Washington non fa che chiedere al Congresso honduregno - lo stesso Congresso che ha falsificato la lettera di dimissioni di Zelaya per giustificare il colpo di stato, lo stesso Congresso che ha sostenuto l'insediamento illegale di Micheletti alla presidenza - di decidere se Zelaya debba tornare ad occupare il posto di presidente. Ma solo dopo aver ricevuto il parere della Corte Suprema dell'Honduras - la stessa corte che ha definito Zelaya un traditore per aver indetto una consultazione (senza impegno) su una eventuale riforma costituzionale futura, la stessa corte che aveva ordinato la sua brutale cattura. Anche se la risposta del Congresso fosse positiva, Zelaya non avrebbe alcun potere. L'"accordo" sancisce che i membri del suo governo saranno designati dai partiti politici implicati nel colpo di stato, e che le forze armate saranno poste sotto il controllo della Corte Suprema che ha sostenuto il colpo di stato, e che Zelaya potrà essere giudicato per il "delitto" di "tradimento" per aver chiesto un voto non vincolante su un'eventuale riforma costituzionale.

Secondo l'"accordo", una commissione sarà incaricata di sorvegliare la sua applicazione. Attualmente, Ricardo Lagos, ex-presidente del Cile e fedele alleato di Washington, è stato nominato a capo della commissione. Lagos è co-direttore del Consiglio di Amministrazione del Dialogo Inter-Americano, un gruppo di riflessione di destra che esercita un'influenza sulla politica di Washington in America latina. Lagos è stato anche incaricato di creare la versione cilena del
NED (National Endowment for Democracy) che si chiama "Fundaciòn Democracia y Desarrollo", destinata a "promuovere la democrazia" in America latina, nello stile USA. Lasciando la presidenza del Cile, nel 2006, Lagos è stato nominato presidente del Club di Madrid - un club selezionato di ex-presidenti che si consacrano a "promuovere la democrazia" nel mondo. Molte figure chiave di questo club sono al momento implicate nella destabilizzazione di governi di sinistra in America latina, tra cui Jorge Quiroga e Gonzalo Sanchez de Lozada (ex-presidenti della Bolivia), Felipe Gonzales (ex-primo ministro spagnolo), Vaclav Havel (ex-presidente della Repubblica Ceca) e Josè Maria Aznar (ex-primo ministro spagnolo).

Alla fine, lo "smart power" sarà stato sufficientemente sottile per ingannare tutti quelli che attualmente salutano la "fine della crisi" in Honduras. Ma per la maggioranza dei latino-americani, la vittoria dello "smart power" di Obama in Honduras costituisce un oscuro e pericoloso presagio. Iniziative come l'ALBA hanno appena cominciato a raggiungere un livello di indipendenza di fronte alla potenza dominante del nord. Per la prima volta nella loro storia, le nazioni e i popoli dell'America latina hanno collettivamente resistito dando prova di dignità e di sovranità per costruire il proprio avvenire. Poi è arrivato Obama con il suo "smart power" e l'ALBA è stata colpita dal colpo di stato in Honduras e l'integrazione dell'America latina si ritrova indebolita dall'espansione USA in Colombia e la lotta per l'indipendenza e la sovranità nel cortile di casa di Washington sta per essere schiacciata con un sorriso cinico e una stretta di mano ipocrita.

E' stato piegando la schiena davanti a Washington che la crisi in Honduras è stata "risolta". Una crisi che, ironicamente, è stata fomentata dagli Stati Uniti stessi. Adesso si parla di analoghi colpi di stato in Paraguay, Nicaragua, Ecuador e Venezuela dove la sovversione, la controinsurrezione e la destabilizzazione si fanno sentire ogni giorno di più. Il popolo dell'Honduras è sempre in stato di resistenza malgrado l'"accordo" tra gli uomini di potere. La sua sollevazione e il suo impegno per la giustizia sono un simbolo di dignità. L'unica maniera di battere l'imperialismo - che sia dolce, duro o intelligente - passa per l'unione e l'integrazione dei popoli.

"L'illegale lo facciamo subito, per l'anticostituzionale ci vuole un po' più di tempo".
Henry Kissinger

 


Eva Golinger è un avvocato venezuelano-americano di New York che vive a Caracas, Venezuela dal 2005 ed è autrice di due bestsellers "The Chavez Code: Cracking US Intervention in Venezuela" (2006, Olive Branch Press) e "Bush vs. Chavez: Washington's War on Venezuela" (2007, Monthly Review Press). Dal 2003, Eva Golinger, laureata al Sarah Lawrence College e alla CUNY Law School di New York, ha investigato, analizzato e scritto sull'intervento USA in Venezuela utilizzando il Freedom of Information Act (FOIA) per ottenere informazioni sugli sforzi del Governo USA per destabilizzare i movimenti progressisti in America latina.
 

Eva Gollinger;titolo originale: “Honduras: la victoire du Smart Power”
Link: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=16022
Scelto e tradotto per Comedonchisciotte.org da MATTEO BOVIS

 

13 novembre '09 - www.granma.cu (PL)

 

Annunciano in Honduras un ritiro
in massa dei candidati elettorali

 

Centodieci candidati a sindaco, e 55 a deputato rinunceranno a partecipare alle elezioni del 29 prossimo in Honduras, come protesta contro il colpo militare, ha annunciato uno degli stessi rinuncianti, reso noto da Prensa Latina.

 

Alfredo Montalbán, ex candidato a deputato, ha spiegato a Radio Globo che la decisione è stata presa alcuni giorni fa  dalle forze che si oppongono al colpo di Stato del 28 giugno.

Il primo a presentare il suo ritiro è stato l’aspirante a presidente, l’indipendente Carlos H. Reyes, che ha denunciato che si sta effettuando una farsa elettorale per legittimare i golpisti.

 

Montalbán  ha detto che i politici che partecipano alle azioni di resistenza per  rendere il potere al presidente legittimo, Manuel Zelaya, rinunceranno alle loro candidature.

 

“Il voto è il potere del popolo e se andiamo a votare il 29 voteremo a favore del colpo di Stato, della repressione e della dittatura”. ha detto in un discorso il coordinatore generale del Fronte, Juan Barahona, leader del Fronte Nazionale contro il Colpo che ha sottolineato che il popolo continuerà la lotta per ottenere il ritorno di Zelaya e dell’ordine costituzionale e per un’Assemblea Nazionale costituente.

 

12 novembre '09 - www.granma.cu

 

Senza risultato la missione

dell’inviato degli USA  

 

 

Il vice segretario aggiunto per l’emisfero occidentale degli Stati Uniti, Craig Kelly, ha concluso la sua missione di due giorni in Honduras senza ottenere passi avanti nella soluzione della crisi politica.

 

Il Dipartimento di Stato ha reso noto, anticipando, che la vista di Kelly aveva il proposito di dipanare il nodo dell’applicazione degli accordi firmati lo scorso 30 ottobre dai rappresentanti delle parti in conflitto.

 

In una dichiarazione prima di ritornare a Washington, Kelly si è limitato ad insistere nella tesi nordamericana, condivisa dai golpisti, di privilegiare le elezioni il prossimo 29 novembre, come la miglior alternativa per realizzare un’uscita dalla crisi.

 

Le elezioni sono fortemente criticate dai partiti e dalle forze sociali contro il colpo di Stato, che le denunciano come un tentativo di legittimare la rottura dell’ordine costituzionale, provocata dai militari lo scorso 28 giugno.

 

Kelly si è riunito anche con il presidente costituzionale, Manuel Zelaya, e con il capo del regime fascista, Roberto Micheletti, ma non ha reso noti rapporti sui risultati degli incontri.

 

Il punto principale dell’accordo è la restituzione del potere a Zelaya che si mantiene impantanata nel Congresso Naaionale che ha iniziato un prolungato processo di consultazioni prima di convocare i deputati per parlare del tema.

 

Dopo il sequestro di Zelaya da parte di militari incappucciati, il 28 giugno, la maggioranza dei legislatori ha destituito in una rapida sessione lo statista,  avallando una falsa lettera di rinuncia, smentita da Zelaya, ed ha poi designato Micheletti

 

 

Assassinano il fratello dell’ex presidente

honduregno Rafael Callejas 

 

Il fratello dell’ex presidente di Honduras Rafael Callejas è stato assassinato martedì 10 in una strada di Tegucigalpa, mentre il paese soffre un’ondata di violenza nel mezzo della crisi scatenata dal Colpo di Stato che ha rovesciato il presidente Manuel Zelaya.

 

L’imprenditore José Eduardo Callejas è stato freddato da due uomini che gli hanno sparato alla testa mentre stava guidando un camioncino in un quartiere periferico della capitale. Non è chiaro il motivo del crimine, ha rivelato una fonte della polizia.

 

“Lo hanno ucciso dei sicari, gli hanno sparato alla testa”, ha detto a Reuters la fonte.

 

Il fratello del defunto uomo, l’ex presidente Callejas (1990-1994), aveva appoggiato il golpe che il 28 giugno ha tolto dal potere Zelaya ed imposto un Governo de facto.
 

 

12 novembre '09 - J.G.Allard www.granma.cubaweb.cu

Il traduttore si scusa per gli errori

 

 

La dittatura recluta come "osservatori"

estremisti di destra
 

 

Per mascherare la nullità delle elezioni il 29 novembre, il regime usurpatore di Roberto Micheletti sta reclutando in tutto il mondo, attraverso un'associazione di imprenditori golpisti, "osservatori" provenienti da organizzazioni dell'estrema destra.

"Già hanno confermato tra i 300 e i 500 osservatori" dice la prima pagina del quotidiano La Prensa, di proprietà del magnate locale Jorge "Pepsi" Canahuati, mentre l'autore di un articolo nelle pagine interne valuta, nella sua febbre golpista, in "circa 600" gli "osservatori internazionali provenienti dal Nord, Centro e Sud America" che assisteranno a queste elezioni.

Per trovare questi osservatori, quando tutti gli organismi internazionali che si dedicano a questa attività si sono rifiutati di collaborare, la giunta militar-imprenditoriale di Tegucigalpa si basa su uno dei suoi soci più attivi, Amilcar Bulnes, presidente del Consiglio Honduregno dell'impresa Privata (COHEP).

Bulnes ha detto al quotidiano La Prensa del suo amico Canahuati, che il processo elettorale "é protagonista per promuovere un miglior clima agli investimenti, che deve basarsi  "sulla stabilità sociale", un parere condiviso dalla gerarchia dell'esercito, dalla polizia e dagli squadroni della morte di Billy Joya.

"Verranno dagli Stati Uniti, Europa, Cile, Argentina, Colombia e America centrale" precisa Bulnes, rivelando che due degli esponenti più "illustri" rappresentanti dell' estrema destra continentali, gli ex Presidenti del Guatemala, Álvaro Arzú e di  El Salvador, Alfredo Cristiani, "verranno".

E ' già si era in precedenza annunciato che l'elezione del regime golpista disporranno - anche titolo di "osservatori" - di inviati del gruppo neo-nazista UnoAmérica e della Rete Latinamericana e dei Caraibi per la libertà, un'appendice della Fondazione Libertà, finanziata dalla
NED , e la Fondazione per l'Analisi e gli Studi Sociali (FAES), l'ex presidente spagnolo José María Aznar.

L'organizzazione UnoAmérica, legata alla CIA e finanziata dal National Endowment for Democracy
(NED), è vincolata al tentativo di assassinio, quest'anno, del presidente  dello Stato Plurinazionale della Bolivia, Evo Morales.
 

10 novembre '09 - www.granma.cu (RHC)

 

Zelaya deve ritornare al potere!

 

I paesi che formano l’Unione delle Nazioni Sudamericane, il Gruppo di Río e la Conferenza dell’America Latina e dei Caraibi, hanno reclamato la restituzione immediata del potere al presidente costituzionale dell’Honduras,  Manuel Zelaya.

 

Il Ministero degli Esteri dell’Ecuador ha sottolineato in un comunicato la condanna dei ministri della regione al fatto che il regime usurpatore, a Tegucigalpa, pretenda unilateralmente di costituire un governo d’unità e di riconciliazione nazionale.

 

I tre blocchi regionali esigono il rispetto dei diritti umani del popolo hondureño ed hanno emesso un richiamo per far interrompere l’assedio attorno all’ambasciata del Brasile nella nazione centroamericana.

 

Il candidato presidenziale indipendente Carlos Reyes si è ritirato dalle elezioni politiche, perchè non desidera legittimare l’abbattimento del primo presidente costituzionale, mentre è sempre in bilico l’accordo per risolvere la crisi.

 

Zelaya aveva assicurato che i golpisti pretendono di sostituire il capoccia attuale, Roberto Micheletti, con un altro come lui, che permetta di legittimare le elezioni di domenica 29 novembre.

 

I membri della Resistenza Popolare del paese, integrata dalle organizzazioni sociali, sindacali e politiche, hanno incitato i loro seguaci a non partecipare ai comizi elettorali, considerando che in questi sarà difficile  evitare una truffa.

 

Barahona ha detto che spera che i  partiti Unificación Democrática, Innovación y Unidad ed il Liberale si ritirino anche loro dal processo elettorale, così come ha fatto il candidato indipendente di sinistra, Carlos Reyes, che ha comunicato che si rivolgerà al Tribunal Supremo Elettorale per formalizzare il suo ritiro dalle elezioni, di fronte alla mancanza di legittimità di un processo che si svolge con un colpo di Stato in atto.

 

Inoltre ha sottolineato che partecipare alle elezioni sarebbe legittimare i golpisti che sino ad oggi non hanno restituito l’ordine costituzionale al paese e nemmeno il legittimo potere al presidente legittimo, Manuel Zelaya.

 

 

6 novembre '09 - www.granma.cu

 

 

Si dimettono  tutti i ministri
del governo golpista

 

 

I ministri del governo golpista di Roberto Micheletti hanno dato le dimissioni in blocco, giovedì 5, per dare spazio al governo “d’unità e integrazione in Honduras”, anche se il presidente legittimo non firmerà l’accordo se prima non gli ridaranno il legittimo potere nel Congresso.

 

Durante la riunione del Consiglio dei ministri, tutti si sono dimessi per appoggiare il compimento dell’Accordo Tegucigalpa/San José.   

 

Micheletti  ha chiesto ai membri del suo gabinetto usurpatore di dimettersi, per formare il “governo d’unità e integrazione” previsto nell’accordo firmato dalle due parti il 30 ottobre. 

 

Il periodo previsto  per formare il Governo di Unità Nazionale è  già scaduto. L’accordo prevede che sia il Congresso a stabilire la decisione di reintegrare il presidente legittimo,Manuel Zelaya, deposto con la forza, ma sino ad ora non ha fissato una data per stabilire la restituzione dell’incarico a Zelaya.

 

 

Senza orizzonte l’accordo per
risolvere la crisi in Honduras

 

 

A poche ore dalla scadenza del  periodo stabilito, nessun indizio rivela che i golpisti in Honduras  rispetteranno l’accordo di rendere al presidente Manuel Zelaya il suo posto legittimo e formare un governo di unità nazionale.

 

Zelaya, esiliato a forza da quattro mesi, sostiene che non esiste volontà di compiere l’accordo se si valuta il comportamento del regime fascista guidato da Roberto Micheletti.

 

La cupola del Congreso continua a non voler convocare i deputati per esaminare l’accordo di Tegucigalpa-San José, in cui è stato fissato l’impegno di riportare la titolarità del potere esecutivo allo stato precedente il 28 giugno  sino alla collusione dell’attuale periodo governativo, nel gennaio del 2010.

 

Zelaya, che resta nell’ambasciata del Brasile  della capitale, ha comunicato in un’intervista telefonica che: “Non vediamo all’orizzonte alcun indizio di lavoro per rispettare l’accordo, a poche ore dalla scadenza del tempo previsto”. “Mancano poche ore e alla mezzanotte di oggi, giovedì 5, scade il termine per formare e installare il governo di unità e riconciliazione nazionale previsto nel patto firmato lo scorso 30 ottobre”, ha ricordato il presidente costituzionale.

 

“Il Congresso non si è riunito e non vediamo interesse a farlo”, ha detto ancora Manuel Zelaya, le cui valutazioni coincidono con quelle del Fronte Nazionale di Resistenza contro il colpo di Stato.

 

Le organizzazioni vincolate al Fronte  hanno condannato il legislativo identificato come un’istituzione coinvolta nel gollismo, contro la volontà democratica della popolazione di questo territorio centroamericano.

 

Se non restituiranno il suo posto, alla mezzanotte di oggi giovedì 5, al presidente Zelaya, il Fronte non riconoscerà più il processo elettorale del prossimo 29 novembre e nemmeno i suoi risultati, dice un comunicato.

 

Il testo della Resistenza risponde alla volontà degli honduregni che da 131 giorni consecutivi lottano contro gli usurpatori,  ricorda il messaggio, che esorta a non riconoscere la farsa elettorale. 

 

Il movimento popolare ha fatto lo stesso richiamo alla comunità internazionale, perchè si mantenga la posizione di illegittimità del regime usurpatore e delle elezioni farsa del 29 novembre.

 

6 novembre '09 Ida Garberi responsabile della pagina web di Prensa Latina in italiano (PL)

 

Mel resisti, che il popolo sta con te

 

“La storia ci ha indicato che il cammino della conquista non è mai lineare, però un popolo unito che prende il destino nelle sue stesse mani vincerà, senza dubbio, tutte le difficoltà, creando continuamente delle grande epopee storiche”
 

Hu Jintao
 
 

Il 28 giugno 2009 è successo quello che purtroppo in molti pensavano potesse accadere in qualsiasi paese progressista di America Latina: in Honduras un golpe di stato di imprenditori fascisti e di dirigenti militari venduti al vil denaro, irrispettosi della Costituzione a cui avevano giurato fedeltà, ha sequestrato il presidente democraticamente eletto dal popolo, Manuel Zelaya Rosales, portandolo, dalla base USA di Palmarola in Honduras a San Josè di Costa Rica.

Dopo tre mesi e mezzo dall’accaduto, ho avuto il tremendo onore di parlare personalmente con il presidente tradito, mentre sta vivendo assediato nell’ambasciata del Brasile, con sua moglie e 60 compagni fedeli .

“La tua chiamata mi alimenta molto spiritualmente, ci alimenta molto a tutti qui, ringraziamo con tutto il cuore l’appoggio di tutto i rivoluzionari del mondo, che stanno sostenendo il popolo hondureño dopo il tremendo golpe fascista e mandiamo loro un grande abbraccio”, ha esordito al telefono Manuel Zelaya.

Quando hanno sequestrato Zelaya, tutto il mondo è rimaste a bocca aperta: un sapore amaro e sgradevole che ricordava quel tragico 11 settembre 1973 in Cile ha incominciato a scendere nelle nostre gole.

è stata una sensazione improvvisa, che bruciava gli occhi, il naso, la gola, come quella che i gas lacrimogeni provocano nella popolazione honduregna, quando viene repressa ingiustamente mentre esige pacificamente la restituzione del suo legittimo presidente.

Ancora una volta gli yankee pensano di poter spazzare via, in  poche ore, come se fosse un pò di polvere, quello che un popolo povero, ma tremendamente onesto e solidario ha costruito.

Loro, gli yankee, sono rimasti ancora agli anni 70, quando un golpe di stato in Honduras paralizzava il paese solamente per mezza giornata: se succedeva al mattino già al pomeriggio le scuole ed i negozi avevano ripreso il loro ritmo normale, i ricchi continuavano a guadagnare rubando ed i poveri a pagare.

Però questa volta un qualcosa è scattato nel cuore e nella mente del popolo honduregno ed ha detto : BASTA!!!

è vero che nessuno stato straniero ha riconosciuto il nuovo governo de facto di Roberto Gorilletti, perdon Micheletti, (a parte Israele, che si sa non brilla per democrazia, solidarietà ed obbiettività, un paese dove il suo governo sionista non ha nessuna remora ad uccidere a sangue freddo donne e bambini palestinesi disarmati, di cui l’unico delitto di cui sono colpevoli è solo quello di credere in un altro Dio); è vero che gli organismi internazionali come l’ONU o l’OEA hanno condannato categoricamente il fatto…..però, il vero protagonista di questo processo rivoluzionario totalmente innovativo è assolutamente il popolo honduregno.

In un momento, dopo quel 28 giugno, come per magia, qualcosa ha scosso le coscienze di uomini e donne di buona volontàin Honduras, persone che fino al giorno prima non si erano interessati di politica hanno deciso di scendere sulle strade e dire NO al golpe di stato.

Il presidente democraticamente eletto, Mel, come lo chiamano affettuosamente i suoi seguaci, è riuscito a rientrare nel paese solo il 21 settembre ed in forma clandestina, nascondendosi nell’ambasciata del Brasile.

Durante tutto questo tempo, il Fronte Nazionale di Resistenza contro il golpe di stato ha diretto la lotta del popolo sulle strade e non si è fermato davanti all’orribile violenza dei militari e della polizia, che hanno picchiato, violentato ed ucciso senza tregua…ma anche senza nessun successo. Nessuno si è arreso, anzi, ad ogni nuova violenza, ancora più persone si sono unite alla resistenza.

E tutte queste meravigliose manifestazioni di protesta sono state pacifiche: l’unica violenza è sempre stata solamente quella del regime de facto.

In questo clima di instabilità, violenza, lotta, speranza, aspettativa, mentre la situazione dello stato di assedio toglie qualsiasi garanzia costituzionale al popolo honduregno, sono riuscita a comunicarmi con Manuel Zelaya, mentre è rifugiato nell’ambasciata del Brasile.

è un uomo molto positivo, mi trasmette il suo ottimismo nonostante la situazione affermando che sente molta forza, che ha fede nell’umanità, nonostante esista il male, ed è convinto che fiorirà il bene comune e lo spirito della giustizia.

Mi racconta che la situazione nell’ambasciata è critica, devono dormire per terra e con razioni di cibo molto ridotte.

“Tutto questo mi sembra ben poca cosa se penso a quello che ha dovuto soffrire e sacrificare il mio popolo”, afferma.

Mi confessa che la sua forza proviene dal popolo honduregno che ha saputo opporsi a questo tremendo colpo che gli ha inflitto il golpe di stato, dal fatto che l’esempio di questo momento storico in Honduras, la lotta di un popolo in rivoluzione in modo totalmente pacifico spera che sia un esempio trascendente affinché tutto questo non accada mai più in America Latina.

“Dal primo momento del mio mandato ho lottato per ottenere lo sviluppo economico di Honduras, con meno povertà e meno diseguaglianza, e mi rende orgoglioso sapere che il popolo ha capito e difende le sue conquiste senza lasciarsi calpestare dall’elite oligarchica e militare, il mio obbiettivo di svegliare la massa, di toglierle la benda e creare una coscienza collettiva per evitare il saccheggio di Honduras è stato raggiunto”.

Quando gli domando se crede che il popolo ha giàvinto e che Micheletti non vuole riconoscere che ha perso su tutti i fronti e non è riuscito a piegare nessuno, mi dice di essere d’accordo e aggiunge che purtroppo i golpe di stato non lasciano mai niente di buono ai popoli, li fanno tornare indietro, ai periodi più oscuri e sono solo le rivoluzioni che portano il progresso.

“Non ho nessuna fiducia nel tiranno anche se più di lui critico quelli che hanno dato il bastone di comando a questo pazzo, loro sono il problema, cioè quei gruppi ambiziosi del potere economico ed ora anche del potere politico, dietro a cui ci sono le multinazionali, che hanno il monopolio di tutti i beni, di tutti gli alimenti e di tutti i servizi. Micheletti è solo un intermediario, sta facendo solo una parte vergognosa e infangando il nome della sua famiglia”.

Interrogato sulla mensa del dialogo, mi ha detto che non ha molta fiducia nelle negoziazioni, sono sì uno strumento di civiltà, però crede che in questo momento stanno solo ritardando le cose.

“Non fraintendermi, io non ho paura del tempo, anzi, il tempo per noi si è fermato il 28 giugno, tutto quello che è successo dopo è stata la dimostrazione della nostra forza, di cosa siamo capaci con questo meraviglioso movimento di resistenza pacifica.


Inoltre non posso credere nella volontà politica di risolvere la situazione di chi si macchia con un golpe di stato, perchè è un sanguinario, esattamente come quello che ruba, sequestra, violenta, non ho nessun fiducia in lui”.

Per concludere la mia intervista domando a Mel se quando tutto sarà concluso ed il popolo reclamerà un’assemblea costituente (ragione per cui si è prodotto il golpe, dal momento che gli oligarchi fascisti non vogliono un cambio della Magna Carta a favore del popolo) lui stesso sarà un delegato che aiuterà a scrivere questa nuova pagina della storia di Honduras.   

“Il risultato di tutto questo incubo sarà, e può essere solamente, una vittoria del popolo ed una sconfitta per i golpisti, non so quando succederà, credo che tarderà ancora per colpa di tutte le difficoltà che stanno creando. Io voglio continuare ad accompagnare il mio popolo, con tutto quello che mi resta da dargli, questo mio popolo meraviglioso in rivoluzione con cui voglio continuare a lavorare, restando al suo fianco.  

Per risolvere la crisi abbiamo bisogno ancora di più misure internazionali, gli organismi come l’ONU devono attuare più energicamente ed il popolo dovrà mantenersi fermo nelle sue posizioni, sempre in resistenza, facendo un grande sacrificio che però non sarà invano”.

Saluto il presidente augurandogli che al più presto possa tornare a condizioni di vita e di lavoro concordi alla sua alta dignità e parafrasando Pablo Neruda nella sua poesia dedicata al padre della patria honduregno, Francisco Morazan ….

 

“Invasori riempirono la tua dimora, e di hanno distrutto come frutta morta ed altri hanno marcato la tua schiena con i denti di una stirpe sanguinaria ed altri hanno saccheggiato i tuoi porti caricando il sangue sopra il tuo dolore. è ieri, oggi o domani? Tu lo sai. Fratelli, è già l’alba. E Morazan veglia su di noi”.

 
5 novembre '09 (AIN)

 

Preoccupante dilazione

nel caso honduregno

 

Mentre gli Stati Uniti chiedono pazienza, il Venezuela, l’Ecuador, la Bolivia, il Nicaragua ed il Brasile hanno ieri espresso concerno per la dilazione che si sta producendo nella soluzione del conflitto honduregno.

 

Efa ha riportato che in una sessione del Consiglio Permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), l’ambasciatore venezuelano Roy Chaderton, ha criticato i festeggiamenti di alcuni per l’Accordo Tegucicalpa-San José, quando in realtà, si disconosce ciò che realmente succede in Honduras.

 

Il diplomatico, che ha ricevuto l’appoggio del Nicaragua, si è riferito alla decisione della giunta direttiva del Congresso honduregno di sollecitare alla Procura e alla Corte Suprema di Giustizia la propria opinione circa la restituzione del presidente Manuel Zelaya, senza aver ancora convocato la seduta plenaria per votare su questo punto cruciale dell’accordo.

 

Da parte sua, il Presidente deposto Manuel Zelaya, citato da AFP, ha chiesto agi Stati Uniti di chiarire se riconosceranno i comizi del 29 novembre anche se lui non sarà ancora stato reinstallato.

 

Zelaya, in una lettera alla Segretaria di Stato statunitense Hillary Clinton, ha chiesto di chiarire se la posizione di Washington rispetto all’accordo firmato il passato venerdì, sia cambiata, e reclama che definisca al popolo honduregno se la posizione degli Stati Uniti di condanna al golpe si sia modificata.

 

Il menzionato accordo lascia al Congresso la potestà di restituire Zelaya, ma non precisa quando, e neppure che succederebbe se la maggioranza dei 128 deputati dovesse decidere per il suo non ritorno al potere, del quale è stato spodestato, ad opera dei militari, il 28 giugno, con l’approvazione quasi unanime del legislativo.

 

Prima di sottomettere a votazione il ritorno di Zelaya, il Congresso aspetterà il parere della Corte Suprema di Giustizia e di altre tre istituzioni, per le quali non c’è termine, perciò risulta evidente il tentativo di ritardare la soluzione ed il ritorno del Capo di Stato costituzionale. Zelaya vorrebbe ritornare entro il 29 novembre, data dei comizi presidenziali per legittimare il processo. Se non avverrà, due dei se candidati ed il movimento di Resistenza contro il golpe hanno promesso di boicottare l’evento.

 

 

 

3 novembre '09 - J.G.Allard www.granma.cubaweb.cu

Il traduttore si scusa per gli errori

 

 

L'agente Micheletti

 

Il defunto agente della CIA Philip Agee, che dopo le sue dimissioni dall'Agenzia si é dedicato ad identificare e denunciare i suoi crimini,lo avrebbe diagnosticato da tempo. Roberto Micheletti, l'attuale capo della giunta militar-affaristica a Tegucigalpa, ha tutte le caratteristiche dell' agente di intellicence yankee reclutato, in un dato momento, da qualche funzionario di Langley, assegnato all'Ambasciata USA in Honduras.

Avevamo bisogno di vedere con quale emozione, il 16 luglio 2008, il futuro dittatore honduregno, allora presidente del Congresso Nazionale, consegnò la Gran Croce con Distintivo d'Oro, la più alta onorificenza del paese centro-americano, a
Charles Ford, allora ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras.

 

Lo stesso Ford, che mesi prima aveva proposto,grossolanamente, al nuovo Presidente del paese, Manuel Zelaya, di ospitare il terrorista internazionale Luis Posada Carriles.

Per questo atto di servilismo, Micheletti si riunì con i membri di questa stessa cupola golpista che, durante undici mesi, cospirarono per espellere dal paese il legittimo presidente.

Erano presenti la presidentessa della Corte Suprema di Giustizia, Vilma Morales, il generale
Romeo Vasquez Velasquez e vari dei suoi ufficiali, il Procuratore Generale ed il Vice Procuratore Aggiunto: il Commissario dei Diritti Umani, il Sottoprocuratore della Repubblica ed il Presidente del Tribuale Supremo Elettorale.

La mafia al completo di una dozzina di famiglie che dominano il paese e che sono stati i responsabili del sequestro e espulsione, verso il Costa Rica, di Zelaya.

Quando in questo stesso periodo, l'allora Sottosegretario di Stato USA, l'agente della CIA travestito da diplomatico, John Negroponte, visitò l'Honduras, ebbe una particolare attenzione per Micheletti.

L'ex ambasciatore bushista a Baghdad concludeva un tour che lo aveva portato successivamente e sospettosamente in Guatemala e El Salvador.

A Tegucigalpa visitò il Presidente Zelaya, con cui discusse la decisione del governante di trasformare in aeroporto civile la base di Palmerola occupata dagli Stati Uniti, di cui commentò che "non si poteva fare dalla notte alla mattina".

Negroponte poi si riunì privatamente con Micheletti, ma non si seppe nulla del contenuto del lungo incontro. "Non ci sono notizie in merito alle questioni che hanno incentrato la loro conversazione" disse testualmente, un giornale locale.
 

Ma sì si conosceva che Negroponte - l'agente CIA fondatore del sanguinario  Battaglione 316 - dopo tenne conciliaboli con la presidente della Corte Suprema di giustizia, Vilma Morales, eminente complice di Micheletti, con gli ex presidenti Ricardo Maduro e Carlos Flores, golpisti di prim'ordine, e il patetico Commissario dei "Diritti Umani", Ramón Custodio.

Ma c'è molto di più nel dossier Micheletti.

Nel 1985, quando l'Honduras era soffocato dallo stivale imperiale - grazie a Ronald Reagan e George Bush padre - il paese era stato trasformato in una portaerei yankee per rovesciare il governo rivoluzionario sandinista di Managua, il deputato Micheletti fu complice di un vero e proprio tentativo di colpo di Stato parlamentare quando si pretese convertire il Congresso in Assemblea Costituente.

Lo scopo della cospirazione per garantire la permanenza la potere del presidente filo-americano Roberto Suazo Cordova, coinvolto fino al collo, come il suo padrone Negroponte, nello scandalo Iran-Contra di traffico di droga per armi.

Suazo Cordova era il presidente pro yankee, che coprì un periodo di repressione selvaggia di cui, ad oggi, gli honduregni parlano con paura.

Si dice che, negli anni '60, l' attuale dittatore golpista sia stato un sottufficiale della Guardia Presidenziale, sotto Ramón Villeda Morales, la cui deposizione inaugurò l'inizio di una interminabile dittatura militare.

la carriera politica di Micheletti, figlio di un immigrato italiano, è veramente inspiegabile se non ha una connessione "miracoloso", in questo caso con l'Ambasciata USA a Tegucigalpa.

 

Sarà Micheletti un prodotto della macchina diabolica, il cui funzionamento tanto dettagliatamente é stato descritto da Philip Agee?

Delle relazioni occulte del presidente posticcio si potrebbe dire molto di più: dal suo debole per l'assassino e torturatore Billy Joya fino alla sua affiliazione con la rete del contrabbandiere Yehuda Leitner senza dimenticare i narcos dell'esercito... né la congressista yankee Ileana Ros-Lehtinen, premiata, l'altro giorno, da una succursale dell'Agenzia.

Dell'agente a Micheletti non manca niente. Neppure la prepotenza di chi crede che, al di là dei titoli, ha la fiducia dei suoi padroni.
 

notizie di ottobre