Omaggio a Camilo

dalla Plaza al mare
 

 Prima c’è stato un atto di massa nei pressi della Plaza de la Revolución José Martí, e poi la bella cerimonia della camminata fino al Malecón per lanciare in suo onore i fiori in mare

 

29 ottobre '09 - www.granma.cu (JR)

 

 Nel 50° anniversario dalla sua scomparsa, il popolo cubano ha offerto un abbraccio a Camilo Cienfuegos dalla Plaza de la Revolución fino al mare per lanciargli fiori.

 

Il Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés Menéndez, vice presidente del Consiglio dei Ministri, ha presieduto la cerimonia di inaugurazione di una scultura monumentale dedicata al leggendario Comandante.

 

Sullo sfondo dell’edificio del Ministero di Informatica e delle Comunicazioni, nella Plaza de la Revolución, Valdés Menéndez, ha ufficialmente inaugurato l’opera dello scultore Enrique Ávila, autore della scutura simile dedicata a Che Guevara e ubicata sulla facciata del Ministero degli Interni, a 100 metri di distanza.

 

“Vas bien Fidel” (Vai bene Fidel) si legge nell’angolo in basso a destra della scultura, in allusione ad una frase espressa dal Signore dell’Avanguardia, come risposta ad una domanda che gli indirizzò il Comandante in Capo nel discorso pronunciato all’entrata nella capitale, l’8 gennaio del 1959.

 

Hanno anche assistito all’atto il generale del corpo dell’esercito Álvaro López Miera, capo di Stato Maggiore Generale delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR) e membro del Buró Politico, Lázara Mercedes López Acea, prima segretaria del Partito a Città de L’Avana, così come Osmany Cienfuegos, fratello e aiutante dell’esecutivo di Camilo.

 

Nell’atto della Plaza, al quale hanno assistito gli studenti delle scuole Camilo Cienfuegos, i pionieri, gli alunni delle medie ed universitari, i lavoratori, i dirigenti politici e di organizzazioni di massa, membri delle FAR e del MININT oltre al popolo in generale, sono stati sparate pallottole a salve di fucili, in tributo a Camilo.

 

Pochi momenti prima dell’inizio dell’atto, che ha avuto come sfondo la scultura di Camilo, il Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés ha cancellato un francobollo dedicato al 50° anniversario dalla scomparsa dell’Eroe di Yaguajay. Il solenne atto è stato riassunto dalla Prima Segretaria del Partito nella capitale.

 

Si presenta il libro “Voy bien, Camilo?” (Vado bene, Camilo?)

 

Il libro “Voy bien, Camilo?”, grande collezione di foto del leggendario ribelle che il Che nominò “migliore guerrigliero di questa Rivoluzione”, firmato da un collettivo di autori e pubblicato dalla Casa Editrice Capitán San Luis, è stato presentato di fronte ad una nutrita rappresentazione studentesca di centri di educazione del Ministero degli Interni, nell’Istituto Superopre dell’Istituzione.

Durante la presentazione, è intervenuto il combattente della Colonna 2 Antonio Maceo, comandata da Camilo, il colonnello in ritiro José Núñez Alvarado, che ha narrato alcuni episodi di quelle gesta.

 

 

Nel ricordo di Camagüey

 

 

Nell’Aeroporto Ignacio Agramente di questa città, dalla quale partì Camilo per l’ultima volta, giovani studenti, combattenti e camiliti, si sono dati appuntamento per omaggiare l’eroe.

 

In lui ci sono l’insegnamento e l’esempio, perché Camilo è l’eroe di tutti i bambini, perché il suo sorriso attrae e conduce fino al futuro, ha espresso Orlen Ompierre Romero, studente della Scuola Militare Camilo Cienfuegos.

 

Nell’atto, presieduto da Julio César García Rodríguez, membro del Comitato Centrale e primo segretario del PCC locale, e Jesús García Collazo, presidente del Governo a Camagüey, si è consegnato a 50 camiliti la tessera dell’UJC.

 

 

RICORDANDO CAMILO

Camilo con il Che in Piazza
 

della Rivoluzione

 

28 ottobre '09 - Yamile Castro Ibarra www.granma.cu (AIN)

 

 

L’immagine di Camilo Cienfuegos accompagna da oggi quella di Che Guevara nella storica Piazza della Rivoluzione José Martí, il giorno prima del 28 ottobre, quando si compie mezzo secolo dalla scomparsa di Camilo.

 

L'edificio del Ministero dell’Informatica e le Comunicazioni  della capitale è il luogo in cui si trova ubicata la scultura monumentale dell’artista  Enrique Ávila, che è anche l’autore di quella del Guerrigliero Eroico, localizzata nell’edificio vicino.

 

Nella parte inferiore destra si legge la scritta “Va bene Fidel”, che ricorda la domanda che il leader storico della Rivoluzione, Fidel Castro fece a Camilo l’Eroe di  Yaguajay, l’otto gennaio del 1959, quando dichiarò che la caserma Columbia sarebbe diventata una scuola.

 

Si richiesta della massima direzione della Rivoluzione cubana, una decina di imprese hanno eseguito quest’opera che è un omaggio al Signore dell’Avanguardia, come si conosce Camino.

 

La maggior somiglianza possibile tra le due opere è stata una premessa nella concezione del progetto, per cui è stata costruita una parete che imita la facciata dove riposa l’immagine del Che, nell’edificio del Ministero degli Interni.

 

Enrique Gandulfo, capo tecnico  dell’opera, ha spiegato alla AIN che è stato necessario armare una struttura di ferro e che le fondamenta sono formate da 120metri cubi di cemento armato per sopportare le più di cento tonnellate di peso della scultura.

 

Il montaggio dello scheletro di ferro di duemila elementi, completamente avviatati tra di loro, è iniziato il 4 ottobre scorso. 

Camilo Cienfuegos scomparve fisicamente mentre volava con un piccolo aereo proveniente dalla provincia di  Camagüey, dopo aver compiuto una missione relazionata con il tentativo controrivoluzionario del traditore Hubert Matos.  

 

RICORDANDO CAMILO

Un uomo, una leggenda


Camilo, uno degli ultimi uomini accettati nella spedizione del yacht Granma, era chiamato dal Che “il più grande capo guerrigliero che ha dato questa Rivoluzione”
 

 

27 ottobre '09 - Luis Hernández Serrano www.granma.cu

 

Camilo Cienfuegos fu uno degli ultimi uomini ad entrare nella lista segreta della spedizione dello yacht Granma, viaggio che, anni dopo, il Che avrebbe rinominato come “avventura del secolo”.

 

Camilo riuscì ad essere reclutato solo dopo aver insistito enormemente, e anche grazie al solido appoggio di un compagno già arruolato nell’esperienza che si stava per preparare.

 

È vero che il giovane Cienfuegos arrivò un po’ tardi, non partecipò alle azioni del 16 luglio del 1953, e non fu inviato in Messico da nessun gruppo rivoluzionario stanziatosi a Cuba o negli Stati Uniti, a differenza della maggior parte delle persone. La sua unica garanzia era una ferita ottenuta durante una manifestazione pubblica e la sua risoluta intenzione di incorporarsi.

 

Tuttavia, il tempo, le sue condizioni e qualità, e la sua stessa condotta nella guerra di liberazione contro la dittatura, operarono il “miracolo”, ed è proprio lui che appare al lato del Comandante in Capo nella foto emblematica della Rivoluzione Cubana che fatto il giro del mondo nell’ultimo mezzo secolo, durante la storica entrata trionfale di Fidel nella Carovana della Liberazione, l’8 gennaio del 1959.

 

La presenza di Camilo tra i “Barbudos” della Sierra Maestra al comando di Fidel, non è semplicemente frutto dell’ironia della sorte, ne un colpo di fortuna, ne un disegno del destino, ma piuttosto, il magrolino ed allora sconosciuto giovane avanero, figlio di spagnoli, come José Martí, si meritò quel posto a colpi di coraggio, intelligenza, audacia e sacrificio.

 

Non a caso, e neppure per una esagerazione propria dell’idiosincrasia argentina, lo stesso Che, nel prologo al suo libro La guerra di guerriglia, scrisse che Camilo fu “il più grande capo guerrigliero che diede questa Rivoluzione, il rivoluzionario senza macchia, l’amico fraterno…”.

 

E aggiunse che “Non c’è stato in questa guerra di liberazione, un soldato comparabile a Camilo”, che “non temeva il pericolo, lo utilizzava come un passatempo, ci giocava, lo prendeva per le corna, lo attraeva e lo manipolava”.

 

Quando lo spedizionista Reinaldo Benítez, amico di Camilo – anche lui di origine operaia – insistette perché fosse accettato, il giovano Cienfuegos presentava solo credenziali poco note.

 

Si trovava  nella folla che accorse al funerale di Eduardo Chibás, il 16 agosto del 1950, in una manifestazione di massa nella quale si gridò  “Rivoluzione!” nel Molo di Luce dell’Avana Vecchia nel novembre del 1955; partecipò con una massa di studenti alla marcia in commemorazione della morte di Maceo il 7 dicembre dello stesso anno, nella quale ricevette un colpo di pistola in una gamba, e assistette, il 28 gennaio del 1956, ad un atto in omaggio a Martí, durante il quale fu arrestato e schedato – numero 0340 – dal Burò di Repressione delle Attività Comuniste (BRAC).

 

Camilo viaggiò per la seconda volta negli Stati Uniti nel marzo del 1956, e l’11 aprile, pubblicò in La Voce di Cuba, organo di stampa degli esiliati cubani – un articolo intitolato Identificazione Morale, nel quale si scagliò contro Flugencio Batista.

 

Presto viaggiò in Messico e, quando lo accettarono nelle fila del Granma, si allenò nell’accampamento di Città Vittoria, nome simbolico per un insospettato futuro guerrigliero.

 

Il 2 dicembre del 1956 fu uno degli 82 spedizionisti che sbarcarono dal Granma.

 

Non fu tra i tre compagni caduti nell’amara sorpresa di Alegría de Pío, e neppure uno dei quattro feriti in maniera piuttosto grave.

Nell’iniziale dispersione, i 79 rivoluzionari restanti si riunirono in 28 gruppi, 13 combattenti rimasero soli, tra loro, Juan Manuel Márquez, il secondo capo, assassinato il 15. Cinque dei gruppi erano composti da due soli compagni. Tre – tra i quali quello di Fidel – si componevano di 3 uomini. Altri 7 gruppi erano formati da 4 o più spedizionisti, come quelli di Raúl o Almeida. Il più numeroso, fu quello capeggiato da José Smith Comas, con 14 uomini.

 

 

Cronologia iniziale dell’avanzata

 

 

Camilo accompagnato da Pablo González e Pablo Hurtado, il 9 dicembre, si uniì al gruppo di Almeida, nel quale si trovavano il Che, Ramiro Valdés, Rafael Chao e Reinaldo Benítez, l’amico che l’aveva proposto con fermezza perché lo accettassero.

 

L’11 dicembre si rifugiarono nell’apertura di una grande roccia in un precipizio; il 14, Camilo si nascose in un pozzo. Il giorno successivo, con i suoi compagni, penetrò in una grotta scavata nella montagna ed il 17 permase molte ore in una piantagione di iuca.

 

All’alba del 21 dicembre, procedette per il fianco della collina della Nigua, ed arrivò nella piantagione di caffè di Mongo Pérez, dove Fidel lo stava aspettando da vari giorni. Il 25 si riunì di nuovo con Fidel, e, con circa 20 uomini, iniziò la salita verso la Sierra Maestra.

 

Camilo partecipò nella battaglia de La Plata il 17 gennaio del 1957, prima vittoria ribelle, e il 22 a Arroyo del Inferno. In marzo fu designato tenente capo dell’avanguardia della colonna comandata da Fidel, il 28 prese parte alla battaglia dell’Uvero, e nell’ottobre lo promossero a capitano capo dell’avanguardia della colonna 4, agli ordini del già Comandante Ernesto Che Guevara, e il 29 novembre intervenne nel combattimento di Marverde.

 

Il 16 febbraio del 1958, nel secondo combattimento di Pino del Agua, fu colpito da due proiettili, uno nella coscia e l’altro nell’addominale, ma non interessarono organi vitali.

 

Il 31 marzo dello stesso anno, partì al comando di 13 uomini per compiere missioni nelle pianure del Cauto, azioni politico militari nelle quali accumulò esperienza per missioni superiori.

 

Il 16 aprile diventò Comandante e, in risposta a Fidel in una memorabile lettera disse: “Sarà per me più facile smettere di respirare, che smettere di esserle fedele”.

 

Il 4 si batté per sette ore contro oltre 500 soldati con aerei e carro armati della tirannia che lo individuarono a La Estrella, luogo di scarsa vegetazione, però riuscì a superare il pericolo grazie alla sua perizia guerrigliera.

 

Il 18 giugno, per ordine di Fidel, iniziò il ritorno a la Sierra, per partecipare all’opposizione all’offensiva di 10.000 soldati. Arrivò a La Plata ed occupò le posizioni di difesa pianificate dal capo dell’Esercito Ribelle.

 

Il 21 agosto partì da El Salto al comando della Colonna d’Invasione No. 2, Antonio Maceo, con 92 uomini e 86 armi, per realizzare una prodezza guerrigliera. Dopo varie difficoltà ed essere stati fustigati dal ciclone Hilda, la truppa e il suo capo diedero mostra di straordinario eroismo, e penetrarono in maniera travolgente a Las Villas.

 

Con numerose azioni combattive nel Fronte della provincia, Camilo rese anche possibile l’unità di differenti forze rivoluzionarie. Dal 21 al 31 dicembre, sconfisse la guarnigione di Yaguajay, importante enclave della strategia militare batistiana in terra villaregna, così contribuendo alla caduta della tirannia.

 

 

Non solo nell’avanguardia

 

 

Alcuni dei suoi compagni di armi dell’Invasione hanno detto che, dalla Sierra, fino al nord de Las Villas, Camilo camminò come capo, da una punto all’altra, circa tre volte più di loro. Che percorse, per stimolarli, dall’avanguardia fino all’ultimo posto della retroguardia.

 

Fu, inoltre, il primo tra gli ufficiali ribelli della Sierra Maestra a scendere a combattere nella pianura, cosa che di per sé ha dell’incredibile, e che vedeva molto più lontano dei suoi uomini. Camilo risultò anche essere il primo capo ad entrare a Las Villas il 7 ottobre, poiché il Che, suo fratello di  guerra, arrivò una settimana dopo.

 

Allo stesso modo, fu il primo a prendere il potere di un Reggimento, quello di Matanzas, il 2 gennaio del 1959, ed il primo ad arrivare all’Avana, lo stesso giorno, alle cinque del pomeriggio, quando entrò nell’accampamento di Colombia.

 

L’8 accompagnò Fidel nell’entrata trionfale all’Avana, ed il 21 occupò l’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Ribelle. Il 26 luglio andò di nuovo nella capitale al comando della cavalleria contadina proveniente de Las Villas per commemorare l’eroica data, e il 14 settembre consegnò al MINED l’accampamento di Città Libertà per convertirlo in scuola.

 

Il 21 ottobre, per ordine di Fidel sbaragliò il tentativo antirivoluzionario di Hubert Matos a Camagüey ed il 26 parlò per l’ultima volta al popolo – lo fece 23 volte in varie province – dalla terrazza nord dell’antico Palazzo Presidenziale, ed il 28, alle 6:02 del pomeriggio, partì nell’aereo Cesna 310-C numero 53, bimotore, quattro posti, con il sergente scorta Félix Rodríguez ed il pilota Luciano Fariña, verso L’Avana, ma non atterrò mai.

 

Non apparve mai neppure una rotella del suo aereo, né il cappello, o la sua uniforme verde oliva con la stella da Comandante: il mare non ci volle restituire nulla! Però visto che non ci sono tombe nelle onde, né croci nel ricordo, il leggendario ottobre ce lo porta illeso, e si parlerà di lui per tutti gli anni a venire.

 

 

Camilo Cienfuegos Gorriaran,
 

il Signore dell’Avanguardia 

 

27 ottobre '09 -  G.Ginestri www.granma.cu

 

Un uomo, una leggendaK-100-Fuegos: così si firmava scherzosamente ed era  sempre allegro, burlone e sorridente, il Comandante Camilo Cienfuegos Gorriaran, liberatore dell'Avana assieme a Guevara dopo la fuga del dittatore Batista, il 1° Gennaio 1959.

 

Nato nel popolare quartiere Lawton dell'Avana il 6 febbraio 1932 - quindi 4 anni più giovane del "Che" e 6 anni più giovane di Fidel -  da ragazzo Camilo era stato sarto-operaio assieme ai genitori e redattore del giornale antifascista avanero "Lidice" col fratello maggiore Osmany.

 

Emigrò ventenne negli Stati Uniti dove si sposò con l'infermiera salvadoregna Isabel Blandòn. Dagli Usa, nel maggio 1956, raggiunse Fidel a Città del Messico per  arruolarsi nella spedizione degli 82 partigiani antibatistiani che partirono per Cuba col battello Granma nel novembre-dicembre 1956. Successivamente Camilo si distinse per il suo enorme coraggio sulla Sierra Maestra Cubana nel biennio 1957-58: da soldato semplice in poco tempo diventò Comandante di una delle più ardite colonne dell'Esercito Ribelle: la N. 2 dedicata ad Antonio Maceo.

 

Ed a soli 26 anni, grazie alla sua popolarità, subito dopo la vittoria della Rivoluzione, divenne Capo di Stato Maggiore di tutto l'Esercito Ribelle, ma pochi mesi dopo (28 ottobre 1959) il suo piccolo aereo, di ritorno da Camaguey, cadde nell'Oceano Atlantico durante una tempesta ed il suo corpo non venne mai più ritrovato.

 

Varie scuole sono intitolate a  lui, soprattutto le scuole militari, e la sua foto appare in molte case cubane, assieme a quella del Che.

È d'uso che il giorno della ricorrenza della sua morte i cubani gettino in mare, o in un fiume o in un lago, un fiore per ricordarlo: "Una flor para Camilo". Attualmente in Italia si sa poco su di lui: esiste solo un video-libro su di lui, dal titolo: "Camilo, un tempo sei stato comandante: vita e lotta di Camilo Cienfuegos", della Casa Editrice "Il Papiro" di Via Monte Sabotino 34, cap 20099, Sesto San Giovanni (Milano).

 

A Cuba i libri dedicati a Camilo sono scritti quasi tutti dal generale William Galvez Rodriguez, che fu un suo ufficiale: il più importante è intitolato "Camilo, señor de la vanguardia", di 600 pagine, edito la prima volta nel 1979 per la Editorial de Ciencias Sociales de La Habana.

 

Attualmente nelle librerie dell'Avana è in commercio anche il grazioso album a fumetti "100 momentos en la vida de Camilo Cienfuegos", di 30 pagine, scritto dal giornalista Victor Perez-Galdos Ortiz, e disegnato dal pittore Manuel Fernandez Malagon, edito nel 1999 dalla Editorial Pablo de la Torriente, con sede all'Avana.

 

Infine nel 2001 è uscito a Cuba un Cd-Rom multimediale sulla  vita e l'opera di Camilo dal titolo "K-100-Fuegos, Señor de la Vanguardia", con otto capitoli, 2.000 foto, e tanti inediti, redatto dal Joven Club de Computacion del Municipio di Yaguajay e dal Museo Memoriale Nazionale Camilo Cienfuegos Gorriaran, situato a Yaguajay, in provincia di Sancti Spiritus.

 

In questa località egli alla fine del 1958 comandò la sua Colonna Rebelde n. 2 Antonio Maceo, prima di liberare l'Avana.

 

In questa zona il 28 ottobre 1959 il suo aereo precipitò in mare ed il suo corpo scomparve per sempre: queste le motivazioni del memoriale in omaggio a Camilo. All'Avana c'è un museo su di lui nella sua casa natale di Calle Pocito 228 angolo Calle Lawton.
 

 

RICORDANDO CAMILO

Quando parla Fidel...

 

26 ottobre '09 -  Narrato da Jorge Enrique Mendoza www.granma.cu

 

Camino, un gruppo di compagni ed io, stavamo in casa mia, che era poi quella dei miei genitori. 

 

Stava per cominciare una trasmissione televisiva con Fidel. 

 

Mia madre aveva preparato il pranzo per tutti e, com’è costume, ci invitò a sederci in sala da pranzo.

 

Camino, molto cortesemente le disse: “Lei non si arrabbia, vero, se noi ci portiamo i piatti in salotto per poter ascoltare Fidel”?

 

Mia madre rispose con un sorriso che anche lei lo voleva ascoltare e tutti ci portammo i piatti davanti alla TV, perchè Fidel stava per iniziare il suo discorso.

 

Nel bel mezzo dell’intervento del Comandate in Capo, ecco il trillo del telefono. Era la chiamata locale di un compagno che voleva paralare con Camilo.

 

Lui si alzò in piedi, serio, e dopo aver ascoltato brevemente chiese che cosa stavano facendo... 

 

Non so che gli dissero, ma non dimenticherò mai la risposta di Camino: “Quando Fidel sta parlando, la sola cosa che deve fare un rivoluzionario è ascoltarlo”! 

 

 

L’ultimo discorso di Camilo

Il comandante Camilo Cienfuegos pronuncia emozionate parole e nessuno immagina che questo è l’ultimo discorso dell’Eroe di Yaguajay

 

 23 ottobre 2009 - dal quotidiano Revolución  www.granma.cu

 

“Tanto alta e ferma come la Sierra Maestra sono oggi la dignità, come l’onore ed il valore del popolo di Cuba(...). Tanto alto come il picco invincibile del Turquino, è oggi e sarà sempre l’appoggio di questo popolo cubano alla Rivoluzione, che è stata fatta per questo popolo cubano.  

 

In questo pomeriggio si dimostra che non importano i vili tradimenti che si possono fare a questo popolo e a questa Rivoluzione, non importa che vengano aerei mercenari pilotati da criminali di guerra e protetti dagli interessi poderosi del governo nordamericano, perchè qui (...) c’è un popolo che non si fa confondere dai traditori, c’è un popolo che non teme l’aviazione mercenaria (...)

 

(...) Perchè il popolo di Cuba sa che per ogni traditore che sorge ci saranno nuove leve di rivoluzionari a favore del popolo (...)

 

Perchè il popolo cubano sa che per ogni traditore che sorge, ci saranno mille soldati ribelli disposti a morire difendendo la Patria e la sovranità conquistate da questo popolo, perchè vediamo i cartelli e udiamo le voci di questo popolo coraggioso che dice: “Avanti Fidel, che Cuba è con te (...)

 

(...) E oggi l’Esercito Ribelle, gli uomini che sono andati sulle montagne, gli uomini che non si vendono per interesse, che non hanno paura, gli dicono(...) “Avanti Fidel, che l’Esercito Ribelle è con te (...)

 

Perchè oggi si dimostra che così come ventimila cubani hanno saputo morire per conquistare questa libertà e questa sovranità, c’è un popolo intero disposto a morire, se è necessario, per non vivere in ginocchio!

 

Perchè per fermare questa Rivoluzione cubanissima deve morire un popolo intero e se questo succederà, saranno una realtà i versi di Bonifacio Byrne: "Se distrutta in minuscoli pezzi vedrò  un giorno la mia bandiera, i nostri morti alzando le braccia la sapranno difendere ancora...”

 

Ci metteremo in ginocchio e una volta inclineremo le nostre fronti e sarà il giorno che giungeremo nella terra cubana  che custodisce ventimila cubani, per dire “Fratelli, la Rivoluzione è fatta  e il vostro sangue non è stato versato invano”.

 

 

Camilo Cienfuegos

Un leggendario esempio di rivoluzionario cubano

 

6 febbraio '09 - D.S.Abadia (PL)

 

Cubani di tutte le età evocano le prodezze e le azioni effettuate dal leggendario combattente Camilo Cienfuegos, nel giorno del 77º anniversario della sua nascita.

 

Il quartiere di Lawton, della capitale, lo ha visto nascere il 6 febbraio del 1932  e quel bambino, anni dopo divenne un guerrigliero eccezionale nelle fila dell’ Esercito Ribelle e contro la dittatura di Fulgencio Batista.

 

Uomo di innumerevoli aneddoti, ha combattuto centinaia di battaglie sulla Sierra Maestra, nelle pianure di Bayamo e nell’invasione verso il centro dell’Isola, senza mai temere le pallottole nemiche che potevano togliergli la vita. 

 

Camilo non vedeva il pericolo ma lo usava come un gioco,  come un divertimento: lo attraeva  e lo maneggiava. Nella sua mente di guerrigliero, una nuvola non poteva fermare e distorcere una linea già tracciata, scrisse al suo compagno d’armi, Ernesto Che Guevara.

 

Se non fosse morto in quel tragico incidente del 28 ottobre del 1959, Camilo starebbe oggi assieme alla Rivoluzione cubana, quell’opera a cui diede il meglio di sè, come affermano i contemporanei del Signore dell’Avanguardia.

 

Era allora Comandante dell’Esercito Ribelle, un titolo guadagnato con puro coraggio dall’aprile del 1958, quando il racconto delle sue prodezza correvano tra la maggioranza dei cubani.

 

Camino scrisse al  leader della Rivoluzione, Fidel Castro, a proposito della sua promozione: “Mi sarà più facile smettere di respirare che smettere d’essere fedele alla sua fiducia”.

 

Per gli specialisti e gli studiosi di questa figura, la lealtà a Fidel Castro e al popolo fu una delle qualità più distintive di Camino Cienfuegos, che fu tra gli ultimi a sommarsi al gruppo di 82 uomini che sbarcò nell’oriente cubano, il 2 dicembre del 1956.

 

Figlio d’immigranti spagnoli, la storia lo nomina anche Eroe di Yaguajay, pechè sferrò in questo territorio una del battaglie decisive che permisero il trionfo della Rivoluzione del 1º gennaio del 1959

 

Proprio in questo scenario, oggi venerdì 6, lì si svolgerà la cerimonia degli alunni cubani delle scuole elementari per il 77º Compleanno di Camilo e in tutte le scuole  si svolgeranno mattutini speciali.

 

La Federazione degli Studenti Medi e l’Istituto Cubano del Libro hanno selezionato l’Accademia di Belle Arti di San Alejandro, a L’ Avana, come il luogo propizio per sviluppare parte dei festeggiamenti.

 

Il famoso rivoluzionario studiò in questa istituzione negli anni ‘40 del secolo scorso.  Camilo ha lasciato per l’eternità la sua partecipazione alla creazione della più bella e trascendentale delle opere sociali: la Rivoluzione, che libera l’uomo dallo sfruttamento, ha scritto il presidente di Cuba, Raúl Castro, nell’introduzione di un libro sull’Eroe.