Il traduttore si scusa per gli errori

N.R. Questo articolo è stato pubblicato nell'edizione

clandestina del periodico Revolución a fine 1957
 

Chi era Frank Pais

 

7 dicembre 2009 - Armando Hart Davalos www.granma.cubaweb.cu

 

La libertà costa molto cara e bisogna decidersi a pagarla o rassegnarsi a vivere senza di essa.
                   José Martí.

 

Questa è stata la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho ricevuto la notizia. Cuba sta pagando a caro prezzo la sua libertà. Uomini della sua stirpe non nascono tutti i giorni. Poche volte la natura ossequia i popoli con esseri simili. La sua morte, lo semina nel cuore di Cuba. Ma la sua vita lo avrebbe fatto molto più grande. Triste a dirsi per chi sa quanto risulti difficile trovare persone così.  

 

La nostra generazione rivoluzionaria lo sa bene perché ha ricevuto l'influsso diretto della sua personalità. Oriente, ed in particolare Santiago de Cuba saranno anche d'accordo con questo, perché si sentiva guidata da Frank Pais, ma é necessario che tutta Cuba sappia ciò che ha perso! Il 30 luglio 1957 fu assassinato a Santiago de Cuba un cubano della stirpe di Mella, Martínez Villena e Antonio Guiteras. Non era più piccolo, ma come loro, non poté essere maggiore. E' la tragedia cubana che più e più volte si ripete. Solo in questa dimensione si può provocare, con la morte, il più grande movimento di protesta civile che ricordi la Storia di questi cinque anni.
 

Ci disse una volta: "non c'è niente per me come preparare un corso di Storia di Cuba e poi spiegarlo fino ad entusiasmare i miei studenti di quarto grado" (era insegnante del collegio di El Salvador). Un giorno ha dovuto smettere di dar lezioni di Storia, perché era arrivato l'ora di farla [...].

 

Non so se era un politico con vocazione militare o un militare con vocazione politica. Ma so che per lui le parole disciplina, organizzazione, civismo, libertà avevano un valore sacro, coniugandosi nella sua mente e nella sua azione, mantenendo un magnifico equilibrio. In questo giovane di 23 anni si compiva la sintesi di tutte le virtù rivoluzionarie.
 

Possedeva una morale e una purezza, come pochi ho conosciuto. Aveva inoltre una aperta e sincera vocazione da dirigente. Chi avesse parlato due volte con lui sapeva che era nato per comandare. E comandava con spartana morale e nobile spirito di giustizia [...]. E 'stato "il più cristallino e capace di tutti i nostri combattenti", come ha affermato lo stesso Fidel.
 

La capacità di azione era ciò che più rivelava il suo temperamento e carattere, in mezzo agli avvenimenti a questo cubano piaceva scrivere poesie e suonare il pianoforte, sempre ha ben ponderato le conseguenze dei suoi atti e il modo migliore di reagire alla eventi [...].

Io ho sentito la sua indiscutibile grandezza mesi prima del 30 novembre. Un giorno pubblicheremo le sue lettere, relazioni e circolari, che oggi si custodiscono gelosamente nell'archivio del Movimento, e questo permetterà di valutare meglio la sua personalità.

 

Seppi ancora più chiaramente chi era Frank Pais, quella desolata domenica del 2 dicembre, quando non sapevamo se Fidel Castro e decine di compagni erano affondati in mare, o erano stati mitragliati dall'aviazione in mezzo al Golfo. Mi ricordo che venne a interrompere la mia angoscia e disperazione con queste parole: "Guarda cosa ho scritto per le direzioni provinciali e municipali" e me lo lesse. In quella circolare interna si disponeva il sabotaggio in grande scala e la bruciatura dei campi di canna. Perché sapeva comandare e che comandare in quel momento drammatico, Frank Pais assumeva con rigore la leadership rivoluzionaria.

Più tardi, quando fu possibile iniziare a organizzarsi per lo sciopero  e centralizzare il Movimento, Frank Pais si convertì in leader naturale del nostro gruppo di azione, in dirigente di un movimento rivoluzionario che grazie alle sue doti cominciò a strutturarsi più organicamente nelle masse per mobilitarle con tattica adeguata. Immerso nella clandestinità fu centro direttivo del potente movimento sovversivo che pose la tirannia sull'orlo del collasso. Nell'anonimato, conosciuto solo nella sua provincia e nei circoli rivoluzionari, fu capace con un'abile strategia di combattimento di essere fattore determinante nella lotta contro la tirannia. Frank País, dal suo nascondiglio a Santiago, comandava a Cuba. Lì sono il il sabotaggio, l'agitazione, le bandiere issate, la stampa clandestina, la Resistenza Civica, ecc
 

Era stata opera sua lo scoppio insurrezionale del 30 novembre, la disciplina e l'organizzazione del 26 luglio al di fuori della Sierra e fu anche sua creazione tutta la base organizzative del Movimento. La sua opera postuma è stata lo sciopero generale nato dal suo cadavere. E 'facile dire: l'Oriente scioperò per l'emozione. Ma senza una strategia svolta per mesi prima, e un'organizzazione rafforzata dalla tenacia e dall'intelligenza non avrebbe potuto essere incanalato questo scoppio emotivo. Il carattere forgiatore di tale strategia e creatore di questa organizzazione è stato Frank Pais.
 

Qualunque siano le contingenze che affronta il destino della nostra generazione, sono sicuro che prima di ogni grande ostacolo ci ricorderemo di Frank. Egli ora forma parte della nostra realtà vitale come gruppo umano che aspira a completare un ciclo storico. E ci esige più che mai, non solo abbattere l'ostacolo Batista, ma continuare a imporre a noi stessi la disciplina civica e la consapevolezza civica e coscienza democratica che caratterizzarono questa vita esemplare. Morte da comandanti, disse José Martí, e Frank Pais ci ordina di continuare a preparaci per far prevalere a Cuba una democrazia basata sulle più alte virtù rivoluzionarie, nell'organizzazione del popolo e nella morale pubblica dei suoi governanti.

Solo quando arriveremo strutturare fino alla base il popolo di Cuba in un organismo di permanente essenza collettiva, avrà il 26 Luglio superato e vinto tutti gli ostacoli. Oggi abbiamo percorso un lungo cammino grazie agli sforzi e al sangue di Frank Pais e molti altri. L'impegno morale di convertire l'emozione suscitata dal vibrante appello del 26 Luglio 1953, in una organizzazione idonea al combattimento, ha cominciato a realizzarsi. L'obbligo di portare a termine questo compito è ciò che ci impone il dovere di oggi.

Questo era il suo ideale. Per lui è morto e per lui ha detto in una lettera privata, all'essere assassinato suo fratello Joshua, un mese prima: "Dobbiamo arrivare per fare giustizia".