Il padre che fu José Martí

“Un figlio è il miglior premio che un uomo può ricevere sulla terra”, scrisse

 

 

19 giugno 2009 -   www.granma.cu

 

A

Madeleine Sautié Rodríguez

Anche se le pagine di Ismaelillo non somigliano ad altre pagine perchè sono state scritte con sacro amore paterno, non sono le uniche che su questo tema ci ha lasciato il padre che fu l’uomo dell’Età d’Oro.

È logico pensare a Martí padre e ci rimanda a suo figlio José Francisco, con cui trascorse pochissimo tempo. La sua visione austera del luogo che l’uomo deve occupare di fronte al compimento del dovere, ed in prim’ordine con la sua Patria – lo condusse essendo giovanissimo in Spagna. 

Poi il secondo esilio nel settembre del 1879 per aver cospirato a L’Avana contro la metropoli spagnola che manteneva colonizzata l’Isola.

Carmen Zayas-Bazán, la moglie, era ritornata a vivere col padre a Camagüey.

E anche se mesi dopo si riunì con il marito ed il figlio a New York, la felicità non le permetteva comunque di capire le pretese del marito.

“Cosa non farei perchè lei e il mio piccolo avessero tutto il necessario!” 

Le vicissitudini dell’esilio regnavano in quel tempo e Carmen partì con il figlio di ritorno a casa sua per salvare il bambino dalla povertà e ponendo il padre in penombra, di fronte allo sradicamento, alla separazione

Martí non riuscì mai a non pensare all’immagine grande del figlio assente.

La moglie non si rassegna e ritorna a New York nel dicembre del 1982.

Il padre, felice per la presenza di Josè Francisco, confida in una possibile riconciliazione, ma la relazione presenta profonde crepe. Interesse distinti, convinzioni contrarie, le incomprensioni di due caratteri forti frustrano le possibilità d’una duratura buona sorte. Nel settembre del 1891 Carmen ritorna nuovamente a vivere a casa del padre, l’avvocato Francisco Zayas-Bazán, fedele servitore della metropoli spagnola.

 Cosciente che la sola fortuna umana, la radice di tutte le fortune, è quella che si trova nella propria casa, Martí prosegue con la sua pena e tiene in braccio quel bambino che siede sulla sua spalla e che solo lui vede. 

Gli occhi del suo Ismaelillo gli lampeggiano da terre lontane e quei lampi illuminano e illanguidiscono.

L’effervescente amore paterno che sente, appare spiegato categoricamente nella rivista che fonda nel 1889 per i bambini dell’America, “L’Età d’Oro”, che si pubblicherà una volta al mese  per conversare con le madri e con gli uomini di domani.

In questo spazio i bambini che lui concepiva come “versi vivi”, troveranno di fronte ai dubbi propri della loro età, quest’uomo che in ogni numero volle quello che vogliono i padri: dare loro il mondo assieme al proprio cuore. 

E come “i padri buoni che vanno come il fiume Nilo carichi di figli che non vedono”, Martí alimentò altri affluenti, con il privilegio di sboccare in lui e di appropriarsi dei benefici che l’insaziabile amore paterno deve prodigare.