Il rum cubano non ha segreti
 

Breve percorso nella sua storia

 

17 dicembre 2009 - Lucía Arboláez www.granma.cu

 

La storia del rum cubano è antica quanto la stessa colonizzazione, perché si tratta di un prodotto estratto dalla canna da zucchero che portò sull’Isola l’Ammiraglio nel suo secondo viaggio verso il nostro Continente. Ciò che segue è noto: le radici della canna proveniente dalle Canarie attecchirono nella fertile e vergine terra cubana, dove incontrarono un microclima ideale per crescere, fondamentalmente intorno ai villaggi aborigeni e alle comunità di spagnoli.

 

Esistono molte versioni sulle origini del rum, come quella che racconta che già nel 1650 in quest’area dei Caraibi esisteva un ron fabbricato dai pirati corsari che navigavano per la zona e che veniva chiamato “rumbillion”.

 

Si racconta che la storia prosegue con lo sterminio dei primi abitanti cubani, intorno al XVI secolo, e con l’arrivo degli schiavi africani sradicati dalle proprie terre.

 

Si dice che gli schiavi si adattarono a bere ciò che si chiamava “guarapo”, ottenuto dalla fermentazione della yuca e del mais. Si passò poi all’estrazione del succo dalla canna da zucchero il quale, una volta fermentato, dava origine ad un forte liquore. Il liquido si otteneva attraverso rudimentali apparati, che più tardi si cominciarono ad usare in centrali; il guarapo si trasformò in alcol, dal quale nacque l’acquavite.

 

Distillazione dopo distillazione, sorse il rum, invitante per la sua trasparenza e il suo gradevole odore. Però fu solo a partire dal XIX secolo che esso si convertì in una bevanda di qualità.

 

Nacquero allora nel Paese diverse distillerie e marche. Si costruirono marche che si imposero nei mercati mondiali, tra di loro, spiccavano Matusalén, Jiquí, Bocoy, Campeón, Obispo, San Carlos, Albuerne, Castillo, Bacardí y Havana Club.

 

La Bacardí si stabilì come la migliore e di maggiore esportazione per tutto il secolo XIX e parte del XX. In una delle principali leggi, il Governo Rivoluzionario, che trionfò nel 1959, nazionalizzò le grandi imprese private. I proprietari della Bacardí emigrarono e, anche se si portarono il marchio con sé, non poterono portarsi via, né riprodurre all’estero, il buon sapore del rum cubano, “che rimase nel nostro suolo, tra i canneti, il vento, il sole, i mieli finali, l’alcol, i barili e l’eredità del processo tecnologico”, come scrisse un famoso scrittore di questa nazione.

 

Da allora si riorganizzò ed ampliò l’industria di rum cubano, sorse di nuovo l’antica marca “Havana Club” – fondata a Cárdenas nel 1878 – dedicata all’esportazione e il cui emblema è La Giraldilla, una statuetta che rappresenta la Città di L’Avana.

 

A partire dal 1993 la marca viene rappresentata sotto la firma franco-cubana Havana Clus International S.A. – l’impresa francese Pernod – Richard si incarica della sua distribuzione mondiale – e produce l’Añejo Blanco, Tres Años Especial, Reserva Siete Años e Quince Años, oltre che nelle giovani Cuban Barrel Proof e all’Extra Añejo Máximo, tutte rinomate nazionalmente ed internazionalmente.

 

Per un buon periodo di tempo, l’Havana Club rimase sola nel mercato mondiale. Attualmente, altre marche cubane, non meno importanti, sono riuscite ad emergere nel mondo, tra di esse: Mulata, Caney, Arecha, Legendario, Varadero e Santero.

 

 

La sua fabbricazione attuale

 

 

“Dietro i segreti di uno dei migliori rum del mondo, esiste un uomo imprescindibile, il maestro del tempo e del suo universo di sapori, il proprietario e signore della bottega, il Maestro Rumero, che conosce ognuna delle sue botti come il pastore le sue pecore…(*).

 

In un’occasione, conversando con il Primo Maestro Rumero di Havana Club, José Navarro, santiaguero di origine, ingegnere chimico di professione e che ha lavorato nell’industria rumera del nostro Paese fin da giovane, ci ha parlato del suo lavoro ed ha affermato che il rum cubano non aveva nessun segreto nella sua fabbricazione, che la sua qualità non si deve ad una formula nascosta in cassa forte, bensì ad “cultura ereditata e trasmessa di generazione in generazione, da cubano a cubano, da cuore a cuore…”.

 

Cuba sembra avere il dono della canna da zucchero e del rum, perché questa graminacea cresce in maniera invidiabile sulla nostra terra e il succo che si estrae da essa è di una qualità unica, con una microflora naturale che rende la nostra acquavite un qualcosa di veramente speciale, ha enfatizzato Navarro.

 

Dopo aver enumerato le diverse tappe per le quali si deve passare per arrivare al rum, ha elogiato l’apporto dell’uomo, principalmente la figura del Maestro Rumero.

 

Alto specialista nel suo lavoro, José Navarro riconosce i valori dei suoi compagni e segnala che questi non solo possiedono una vasta conoscenza tecnica, ma sono anche capaci di identificare e selezionare le materie prime, di disegnare strumenti ed introdurre miglioramenti tecnologici, mantenendo in ogni azione la qualità storica del rum nazionale senza essenze, né artifici.

 

Navarro ha quindi spiegato, paso dopo passo, il rum, ogni tappa del processo di elaborazione fino ad arrivare alla sostanza finale, realizzata con tutta la creatività che nasce dalla sua identità, cultura e miscuglio…

 

A Cuba preferiamo chiamare il Maestro Rumero, Maestro del rum cubano, visto che questa categoria implica una identificazione permanente e diretta con l’eredità e la cultura rumera nel nostro Paese, ha concluso.

 

 

(*) Storia del rum cubano