Cuba e Usa riprendono

 

il dialogo

 

I due paesi trattano su emigrazione e sistema postale diretto. Primi piccoli passi verso la normalizzazione

 

 

 

1 giugno '09 - www.larinascita.org

 

Cuba e Stati Uniti hanno ripreso i negoziati sui problemi della immigrazione e per stabilire un sistema postale diretto fra i due paesi.

 

Si tratta di un primo passo nel processo di normalizzazione dei rapporti su cui Obama sembra puntare fin dai primi giorni del suo insediamento alla Casa Bianca. La decisione del governo cubano è stata comunicata con una nota ufficiale alle autorità USA che attraverso il Dipartimento di stato l'hanno apprezzata e giudicata «un gesto positivo nella direzione giusta».


Una fonte sempre del Dipartimento di stato non ha indicato dove si svolgeranno i negoziati ma ha sottolineato che essi potranno affrontare altri problemi di comune interesse come la lotta al narcotraffico e la reciproca assistenza in caso di catastrofi naturali.

Usa e Cuba hanno mantenuto in forma permanente conversazioni in materia di migrazione dopo il 1994.


Queste conversazioni si sono avute ma con scarsi risultati fino a che nel 2003 George Bush non decise di interromperle come rappresaglia per il presunto deterioramento della situazione dei diritti umani nell'isola. La ripresa del dialogo, oggi, più che un valore strategico ha il significato di una prova che entrambi i governi sembrano decisi ad andare avanti fino alla soluzione di un conflitto che dura da oltre mezzo secolo.


Tutti sanno che questo conflitto nasce dalla difesa strenua che Cuba ha fatto della sua libertà e della sua indipendenza che gli Usa hanno tentato di piegare con tutti i mezzi leciti e illeciti. Dagli sbarchi dei marine ricacciati indietro all'embargo economico che ha avuto effetti devastanti sulle condizioni di vita di un popolo eroico.


Che si tratti dell'inizio di nuovi negoziati, diversi da quelli del passato, è un'impressione che viene rafforzata dalla decisione di realizzare un servizio postale diretto, evitando la pratica che dura da decenni di far passare tutta la posta da paesi terzi. Questa situazione proveniva proprio dall'embargo imposto dagli Usa all'isola.

Appare significativo che questi progressi arrivano alla vigilia dell'Assemblea dell'OSA (Organizzazione degli Stati Americani) che si terrà martedì in Honduras e nella quale molti stati della regione sembrano decisi a reintegrare proprio Cuba. Washington si oppone a questa reintegrazione ma la partita resta aperta. Molti osservatori ed analisti propendono per una mediazione che permetta a Cuba di rientrare nell'Organizzazione internazionale evitando all'Amministrazione Obama uno scontro con molti paesi dell'America latina che vedono l'esclusione di Cuba come il retaggio della vecchia politica di Bush e degli USA nei confronti dell'isola.


In ogni caso spetta proprio ad Obama dare un segnale che è finita una stagione e che se ne è aperta un'altra. Noi riteniamo che la grande resistenza di Cuba, eroica e talvolta solitaria, meriti questo segnale che è un segnale per la democrazia americana e di tutto il mondo. Non è un affare di Cuba ma, come sempre,u n affare nostro. Ancora oggi noi abbiamo bisogno di Cuba e Cuba ha bisogno di noi. La sua indipendenza è la nostra indipendenza.