Le elezioni non vogliono dire democrazia ", ha detto la
responsabile della diplomazia americana, Hillary Clinton, nel corso di un
breve discorso alla 39° Conferenza delle Americhe, svoltosi questo
mercoledì al Dipartimento di Stato a Washington.
Penso che la sua affermazione sia giusta perché è vera, le elezione nel
suo paese con tanto di grancassa, piatti, spese e spettacoli pubblicitari
per l’occasione non rappresentano la volontà del popolo nord americano e
grazie ad un sistema elettorale contorto priva anche la la maggioranza di
esprimere in forma diretta la sua volontà sovrana.
Ma Clinton non si riferiva a questo. La Clinton andava per un altro
cammino - come quasi sempre accade: la ricerca della pagliuzza negli occhi
degli altri - lasciando intravedere la continuità di una politica che è
intrinseca all’impero: la sua ingerenza negli affari interni degli altri e
il loro proverbiale affanno egemonico ora dissimulato, dopo l'arrivo di
una nuova amministrazione alla Casa Bianca, di uno spirito di "buona
volontà" che cerca di cambiare l'immagine del bastone che hanno lasciato
otto anni di impopolarità e cattiva amministrazione di George W. Bush.
La segretaria di Stato ha viaggiato nella geografia e, come era
prevedibile, ha menzionato Cuba. Questa Cuba irriverente, che non si
inginocchia ai disegni imperiali!
Nelle sue parole, secondo le agenzie di stampa - con cui ha provato a
mescolare l’acqua con l'olio – ha ipotizzato il condizionamento
dell’ingresso dell'Isola nell'Organizzazione degli Stati americani (OSA),
ad un presunto complimento della Carta Democratica Interamericana, che
“richiede lo svolgimento di elezioni periodiche”.
"Come ha detto il presidente (degli Stati Uniti, Barack) Obama, siamo
ansiosi di vedere il giorno in cui tutti i paesi delle Americhe, compresa
Cuba, possano partecipare a queste alleanze emisferica" ha commentato nel
suo sproloquio.
Purtroppo, Washington continua a non imparare la lezione. La prima: Cuba
non ha chiesto né vuole entrare a far parte dell'OSA. La seconda (o
entrambe): meno ancora con condizioni come quelle che ha osato "suggerire"
la funzionaria.
La tristemente celebre storia dell’OSA è nota e anche quella di un
"sistema pluralistico di partiti e organizzazioni politiche", secondo
l'articolo tre della Carta Interamericana, si sa a ciò che è servito.
Non siamo noi a cui bisogna dare lezioni di democrazia. In questo modo di
quale nuovo inizio parlano nell’ eventuale ristabilimento delle relazioni
con L'Avana. In questo modo solo si rafforzerà, nel popolo cubano, lo
spirito della storica Protesta di Baraguá che avvenne, nel 1878, quando il
generale Arsenio Martínez Campos, che rappresentava la metropoli, propose
ai cubani una pace senza indipendenza.
Allora virile s’alzò la voce di Antonio Maceo, il Titano di Bronzo, che in
risposta a quel: "Allora, non ci intendiamo?" dell’inviato spagnolo,
proferì un chiaro: "No, non ci intendiamo!" che ancora risuona nel tempo.
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