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LIBERTÀ PER I CINQUE EROI

 

 

COMITATO INTERNAZIONALE PER LA LIBERTÀ DEI CINQUE CUBANI
 

Onorare la memoria di madri e donne come Carmen

 

 

3 novembre 2010 - www.granma.cu

 

 

Il 2 novembre si è compiuto un anno dalla morte di Carmen Nordelo, madre di Gerardo Hernández, uno dei Cinque cubani detenuti negli Stati Uniti per aver lottato contro il terrorismo.

 

Un dolore profondo ci ha attraversati tutti quella mattina in cui sapemmo che Carmen era morta senza ricevere il bacio e la tenerezza del suo Gerardo, l’unico figlio maschio dei suoi tre figli.

 

Un dolore lacerante per Gerardo a cui gli USA impedirono la consolazione della quale ogni essere umano ha bisogno quando perde la madre.

 

Mesi prima dell’ingiusta detenzione di Gerardo e dei suoi quattro compagni di lotta, ormai 12 anni fa, sua sorella maggiore moriva in un tragico incidente. Anni prima era anche morto suo padre, Gerardo Hernández Martí.

 

L’arbitrario arresto di Gerardo, che in quel momento era un giovane di 33 anni, ha intaccato profondamente la vita della sua famiglia, e soprattutto la salute di Carmen. Il suo bambino, come lei lo chiamava, era vittima di una colossale ingiustizia e veniva condannato senza prove a due catene perpetue e 15 anni di prigione. Su di lui si era concentrato tutto l’odio della mafia terrorista di Miami e la perversità di un sistema.

 

Per il suo eroismo, così come alle madri di Antonio, Fernando e René, le era stato consegnato l’Ordine Mariana Grajales. A dispetto di tutti i duri colpi ricevuti nella vita, Carmen ha partecipato attivamente alla campagna per portare in giro la verità ed esigere giustizia e libertà per suo figlio e i suoi quattro fratelli di causa, condannati brutalmente negli USA per aver evitato attentati terroristi contro Cuba.

 

“Se ci sono in me nobiltà e bontà, è perché li ho ereditati da mia madre” diceva nel suo libo Gerardo nel suo libro “El Amor y el Humor todo lo pueden”. “Alla mammina dal tuo tato” Gerardo ha chiesto di far scrivere sui fiori che hanno coperto il corpo di sua madre.

 

In maggio, mesi prima della morte di Carmen siamo andati a visitarla, non parlava e si muoveva appena, ma quando le abbiamo detto che eravamo amiche di Gerardo, una lacrima è scesa per il suo volto.

 

Durante tutti questi anni, per la manipolazione perversa dei visti e il suo delicato stato di salute, Carmen ha potuto visitare Gerardo poche volte. In una delle prime volte dopo la condanna disse “Quando ci siamo visti (…) non so da dove ho preso le forze. Mi ha detto “Mamma sono orgoglioso di te”. Questo lo ha aiutato, perché se mi avesse visto piangere nelle sue condizioni si sarebbe sentito ancora peggio…in ogni sua lettera si preoccupa di dirmi di avere cura di me, e anche con suo padre quando era vivo…lui è molto affettuoso con tutti. E con me di più…mi dice costantemente, mamma abbi cura di te, che la cosa peggiore che può succedermi è sapere che ti sta succedendo qualcosa”.

 

Si avvicinava il giorno delle Madri, il giornalista le chiese cosa avrebbe voluto dire alle donne statunitensi se avesse avuto l’opportunità di vedere il suo messaggio pubblicato nella stampa nordamericana: “Prima di tutto augurerei loro un felice giorno, così come a tutte le donne cubane. E chiederei loro di collaborare per la giustizia”.

 

Carmen è morta senza vedere suo figlio e senza che si facesse giustizia. La stampa statunitense non l’ha mai intervistata, non ha assecondato il suo sogno né le ha dato la possibilità di fare arrivare il suo messaggio alle donne degli USA. Gerardo ha ricevuto la peggiore notizia della sua vita solo, in una prigione di massima scurezza, e un anno dopo non ha potuto portare dei fiori sulla tomba della madre.

 

I famigliari dei Cinque continuano a non ricevere i visti regolari per visitare i loro figli e mariti in prigione. I visti di Adriana e Olga, mogli di Gerardo e René sono stati rifiutati per più di un decennio, come ha denunciato anche Amnesty International nella sua lettere al Procuratore Generale il 4 ottobre.

 

Il mondo si domanda fino a quando si dovrà sopportare una simile violazione ai diritti dei detenuti, di famiglia ed umani. Fino a quando ci sarà da sopportare la doppia faccia di un paese che mantiene in prigione Cinque innocenti mentre protegge, finanzia e permette omaggi a terroristi confessi come Orlando Bosch e Luis Posada Carriles?

 

“…Non si può ingannare tutto il popolo tutto il tempo”, ha detto il Comandante Fidel Castro il 3 novembre del 2009, aggiungendo

 

“Non solo depositeremo fiori sulla tomba di Carmen Nordelo. Continueremo la lotta senza sosta per la libertà di Gerardo, Antonio, Fernando, Ramón e René, smascherando l’infinita ipocrisia per il cinismo dell’imperio, difendendo la verità!”

 

“Solo così onoreremo la memoria della legione di madri e donne come lei, che a Cuba hanno sacrificato quanto di più caro hanno per la Rivoluzione e il Socialismo”.

 

In memoria di Carmen e di tutte le madri cubani, esigiamo a Obama la fine dell’ingiustizia e la Libertà subito!