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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI

 

L'uomo che sapeva

troppo sugli USA

L'ambasciatore statunitense a Tegucigalpa sapeva del colpo di Stato contro Manuel Zelaya del 28 giugno 2009, già da settimane. Parola di un ex ministro morto ammazzato poco dopo queste scottanti rivelazioni

 

15 luglio 2010 - di Stella Spinelli da it.peacereporter.net

 

L'ambasciatore USA a Tegucigalpa, Hugo Llorens, sapeva del colpo di Stato contro Manuel Zelaya del 28 giugno 2009, già da settimane.

Lo ha dichiarato Roland Valenzuela, ministro del governo legittimo spodestato un anno fa, in una intervista rilasciata a una radio locale di San Pedro Sula il primo di maggio. Informazioni bomba, rimaste però circoscritte fra i pochi ascoltatori dell'emittente fino a che Valenzuela non è stato assassinato. Una morte annunciata, di cui aveva parlato proprio durante quella conversazione radiofonica, ammettendo di temere per la sua incolumità a causa delle notizie che aveva deciso di rendere pubbliche. Un tentativo di tappargli la bocca che è servito invece a diffondere via internet tutta la sua denuncia. Quindici giorni dopo la sua morte, per mano dell'imprenditore Carlos Yacamán Meza, qualcuno ha ripreso quella registrazione e l'ha caricata sul web, dove sta facendo il giro del mondo.

 

Valenzuela racconta con dovizia di dettagli come l'ambasciatore statunitense abbia partecipato attivamente al colpo di stato e come il 10 giugno l'allora presidente del Congresso nazionale, Roberto Micheletti, abbia inviato a Llorens la bozza del decreto che avrebbe poi destituito Zelaya affinché ne prendesse visione e vi apportasse eventuali modifiche. Un documento, questo, che già risultava datato 28 giugno 2009 e che era accompagnato dal seguente messaggio: "Ambasciatore Llorens, questo è il decreto che mi ha consegnato Micheletti, gli mancano alcune opinioni, ma è urgente avere la sua". A scriverlo, quasi certamente Jacqueline Foglia Sandoval, ex militare formatasi alla West Point di New York, prima dipendente dell'ambasciata honduregna a Washington e poi membro del Consiglio honduregno delle imprese private.

Il tutto con tanto di firme già apposte in calce al decreto: quella dei deputati Ricardo Rodríguez, liberale e attuale Sotto procuratore della Repubblica, quella di Toribio Aguilera Coello, pinuista e attuale parlamentare, quella di Rolando Dubón Buezo, nazionalista e attuale deputato, quella di Rigoberto Chan Castillo, nazionalista e ora segretario del Congresso, e quella di Gabo Alfredo Jalil Mejía, ministro della Difesa durante il regime di Micheletti.

 

"Che pensava di fare l'ambasciatore Llorens, infilato fino al collo negli affari interni dell'Honduras, chiamato a esprimere un giudizio sulla bozza di un decreto che avrebbe destituito il presidente?", si andava retoricamente chiedendo l'ex ministro nell'intervista a Radio Internacional, riferendosi al fatto che l'uomo della Casa bianca abbia sempre negato ogni coinvolgimento nel golpe.

 

Questi i retroscena di un teatrino diplomatico che sembrava promettere tutt'altro. Nella sua prima visita del destituito Zelaya a Washington, il Segretario di Stato Hillary Clinton gli aveva "giurato che lo avrebbe rimesso al suo posto, e intanto tramavano per legittimare la dittatura". Quindi aggiunge "gli Stati Uniti ci hanno traditi, ci hanno sempre traditi... hanno messo in scena un copione in cui mentre a noi dicevano che ci avrebbero aiutato, rassicuravano Micheletti che mai lo avrebbero tolto da lì". E infatti Zelaya non è mai stato rimesso al suo posto.

 

Sul finale dell'intervista, quindi, Valenzuela spiega anche come l'idea del colpo di stato sia nata a molti chilometri dal Centroamerica da sei imprenditori seduti al bar di un lussuoso hotel di Dubai. "Dobbiamo rovesciare Zelaya, non se ne può più", avrebbero detto i sei menager in trasferta per una fiera internazionale nella capitale degli Emirati arabi uniti. E questo avveniva immediatamente dopo che il governo aveva annunciato l'idea della quarta urna, ossia il primo passo verso il referendum per una nuova Costituzione. Evitando di fare nomi e cognomi, l'ex ministro morto ammazzato spiega come i potenti uomini d'affari decisero allora di ingaggiare uno specialista chiamato Smith affinché iniziasse a lavorare per screditare il governo legittimo. Lavoro pagato con 4 milioni di dollari. Nella medesima sede venne anche deciso di affidare a Jacqueline Foglia il coordinamento e la logistica del colpo di stato.

 

Fu poi all'interno del parlamento che venne pianificato nei dettagli il golpe, e in una delle tante riunioni della cospirazione si incaricò l'attuale deputata Marcia Villeda di ottenere i documenti per accusare Zelaya, la quale non si fermò davanti a niente arrivando persino a falsificarne la firma.

Questo il clou della lunga e scottante intervista, che gli è valsa una condanna a morte. Valenzuela infatti non potrà deporre di persona davanti alla Commissione della Verità ideata dall'attuale governo Lobo, di diretta derivazione golpista, ma le sue parole restano registrate a futura memoria e costituiranno un tassello indelebile per ricostruire la storia dell'Honduras nell'era Obama.