HOME BATTAGLIA D'IDEE

 

Saggio Autobiografico di Fidel


Possedevo già, da quando mi diplomai alla fine del liceo e nonostante le mie origini, una concezione marxista-leninista della nostra società ed una convinzione profonda della giustizia
 

Frammento dal  saggio autobiografico che inizia il libro “La victoria Estratégica”, scritto dal Comandante in Capo Fidel Castro, presentato  lunedì 2 agosto, alla presenza di diversi dei suoi compagni guerriglieri

 

6 agosto 2010 - www.granma.cu

 

Avevo dubbi sul nome da dare a questa narrazione, non sapevo se chiamarla “L’ultima offensiva di Batista” o “Come sconfissero  i 10000?”, che sembra un racconto da Mille  e una notte. Mi sento obbligato per questo ad includere una piccola autobiografia della prima tappa della mia vita  senza la quale non si comprenderebbe il senso.

 

Non desideravo aspettarmi un giorno le innumerevoli domande che mi avrebbero fatto sulla mia infanzia, l’adolescenza e la gioventù, tappe che mi trasformarono in un rivoluzionario e combattente armato.

 

Sono nato il 13  agosto del 1926. L’assalto alla caserma  Moncada di Santiago di Cuba, il 26  luglio del 1953, avvenne tre anni dopo la mia laurea nell’Università  de L’Avana. Fu il nostro primo scontro militare contro l’esercito di Cuba al servizio della tirannia del  generale Fulgencio Batista.

 

L’istituzione armata in Cuba, creata dagli Stati Uniti dopo il loro intervento nell’Isola durante la Seconda Guera d’Indipendenza, inziata da José Martí nel 1895, era uno strumento delle  imprese nordamericane, e dell’alta borghesia cubana.

 

Fidel e il comandante Juan Almeida Bosque.
Fidel e il c.te Juan Almeida Bosque.

La grande crisi economica  che si verificò negli  Stati Uniti, durante i primi anni del decennio del  1930, implicò alti livelli di sacrificio per il nostro paese, che per via degli accordi commerciali  imposti da quella potenza,  era totalmente dipendente dai prodotti della sua industria e della sua agricoltura sviluppata.  La capacità d’acquisto dello zucchero si era ridotta quasi a zero. Non eravamo indipendenti e non avevamo diritto allo sviluppo.

 

Difficilmente si potevano avere peggiori condizioni in un paese dell’ America Latina.

 

Mentre il potere dell’impero cresceva sino a farlo divenire la più poderosa potenza mondiale, fare un rivoluzione in Cuba diveniva  un compito ben difficile.

 


Celia, Fidel e Haydée, seduti in
un essiccatoio di caffè, aprile 1958

Alcuni e pochi uomini fummo capaci di sognarla, ma nessuno si potrebbe attribuire meriti individuali di una prodezza che fu una miscela di idee, fatti, sacrifici di molte persone in un periodo di molti anni, ed in molti luoghi del mondo.

 

Con questi ingredienti riuscimmo a conquistare l’indipendenza piena di Cuba ed una rivoluzione sociale che ha resistito con onore per più di 50 anni d’aggressioni ed al blocco degli Stati Uniti.

 

Nel  mio caso concreto, senza dubbio per pura sorte, a questa altezza della vita posso offrire la mia testimonianza di fatti che, se hanno alcun valore per le nuove generazioni, è grazie allo sforzo degli investigatori rigorosi e seri il cui lavoro, per decine di anni, ha riunito dati che mi hanno aiutato a ricostruire gran parte del contenuto di questo libro, al quale ho deciso disporre il titolo “La Victoria Estratégica”.

 

Fidel ha presentato “La vittoria strategica:

la vita ha superato predizioni e sogni”

 

3 agosto 2010 - www.granma.cu (cubadete)

 

Nelle prime file i Comandanti, capitani e soldati della Sierra Maestra. Aspettano come tutti, conversando con i compagni che occupano i posti vicini, nel saloncino del Palazzo delle Convenzioni. L’Eroina del Moncada, Melba Hernández, e Teté Puebla, oggi Generalessa di Brigata, sono le donne in prima fila.

 

Melba la saluta per prima, con un bacio e un abbraccio, e poi dedica a tutti una frase affettuosa, un gesto di simpatia. Fidel appare felice in questo incontro con i suoi compagni di lotta di tutta una vita: Ramirito, Guillermo, Furry, Polito, Espinosa, Efigenio, Quinta Solá, Lussón... Li chiama per nome, dandosi a volte un colpetto col dito sulla fronte, come se ogni viso gli riportasse antiche immagini alla memoria.

 

"Organizzando i miei ricordi", dirà poi, quando ha parlato dell’intensa ricerca di documenti necessari per scrivere “La victoria estratégica”, il libro che ha presentato davanti ai suoi “ragazzi”, quelli che lo hanno accompagnato nei primi ed in tutti i combattimenti, quelli che hanno avuto adesso di nuovo 15, 20, 30 anni. Come Teté  Puebla, che aveva 16 anni quando cominciò a collaborare con Celia Sánchez. Ma di questo parleremo alla fine.

 

Katiuska Blanco, l’investigatrice che si è occupata dell’edizione del libro “Por todos los caminos de la Sierra: La victoria estratégica”, che è il titolo che si legge in copertina, inizia la presentazione del libro. "È stato iniziato realmente sulla Sierra Maestra, in maniera eroica, quando erano 300 combattenti contro 10000 soldati dell’ Esercito di Batista. Anche se coloro che facevano  parte inizialmente dell’Offensiva erano meno, si riorganizzarono dopo", ha detto Katiuska, autrice di “Tutto il tempo dei cedri*, sensibile mappa della famiglia Castro Ruz, pubblicato nel 2003.

 

Katiuska ricorda Celia Sánchez, che riunì ogni pezzetto di carta scritto sulla Sierra Maestra, e che, dopo il Trionfo della Rivoluzione, organizzò un piccolo gruppo che percorse le montagne dove’erano passati i ribelli, perché investigassero sul terreno e avessero per guida la memoria dei protagonisti.

 

Grazie a quello sforzo nacque l’Ufficio dei Fatti Storici del Consiglio di Stato, che custodisce i documenti, i comunicati militari trasmessi dall’emittente Radio Rebelde, i messaggi dei capi guerriglieri e le testimonianze di centinaia di persone.

 

Tutto questo è servito al Comandante in Capo per ricostruire minuziosamente quei giorni del 1958, quando l’Esercito della dittatura lanciò la sua offensiva contro il Primo Fronte Ribelle e la tenace difesa di questo territorio da parte delle forze guerrigliere, sulla Sierra Maestra.

 

Katiuska ha riassunto emozionata quello che, lei pensa, durerà di questo sforzo editoriale: "Fidel, storico leader della Rivoluzione cubana, con il suo speciale sigillo di guerrigliero scrittore, con uno stile letterario agile e fresco, che potremmo definire di una semplicità hemingweyana per il perfezionismo della ricerca del miglior vocabolo, la pulizia del linguaggio e la profondità ed  il simbolismo delle idee espresse, rivela per il futuro le chiavi del trionfo di pochi combattenti contro tutto un Esercito, armato e equipaggiato in maniera smisurata."

 

 

NEL GIORNO DEL LAVORATORE GRAFICO

 

 

Per puro mistero del caso, il libro è stato presentato proprio nel Giorno del Lavoratore Grafico, il 2 agosto. E non è un’edizione qualsiasi, ma una che marca il prima e il dopo della tecnica poligrafica in Cuba. Alberto Alvariño Atiénzar, vicecapo del Dipartimento Ideologico del Comitato Centrale del Partito, assicura che "per il suo volume e complessità, “La victoria estratégica” è il più rilevante libro  realizzato dall’industria editoriale e dalle arti grafiche del paese".

 

Si tratta di un testo voluminoso, di 896 pagine, cucito a macchina, con la stampa della copertina eseguita con un trattamento combinato di colore ultravioletto, lucido mate, con la stampa a rilievo, "una tecnica tra le più moderne e internazionali nelle arti grafiche,che rende orgogliosi i nostri lavoratori,e  particolarmente la tipografia “Federico Engels” e Durero Caribe, con l’appoggio della tipografia “Alejo Carpentier".

 

Buona parte degli specialisti e operai di queste imprese che hanno lavorato alla stampa dell’opera, con i disegnatori e gli editori, integravano l’auditorio che assisteva alla presentazione del libro nella sala del Palazzo delle Convenzioni. Era presente anche Elián González con i suoi due fratellini e i genitori Juan Miguel e Nersy.

 

Alvariño ha commentato che in questo momento sono in processo di produzione i primi 10000 esemplari, tra i quali 3.500 sono quasi  terminati. Proseguiranno poi con la stampa di altri 50.000 volumi, per destinarli alla popolazione il più rapidamente possibile. Realizzati dal Gruppo Creativo del Comitato Centrale del Partito, il disegno e l’edizione sono squisiti. “La victoria estratégica” presenta un disegno sobrio, elegante, con ampli margini, una tipografia leggibile e molte fotografie e manoscritti dell’epoca, che conservano i colori sbiaditi dal tempo, che il lettore apprezzerà come se  avesse tra le sue mani i documenti originali. Inoltre presenta mappe tra le quali uno schizzo disegnato dal Comandante in Capo, alla fine di un messaggio per il capitano guerrigliero Ramón Paz, e illustrazioni dei terreni, riprodotti con rigore cartografico e storico, comprensibile da un pubblico non specializzato.

 

Le situazioni delle tattiche militari sono state animate graficamente con le armi ed i simboli che permettono di ubicarsi facilmente nei luoghi, senza essere specialisti, e chiude la parte delle immagini con quelle delle armi usate nella guerra, molte ricostruite partendo da foto dell’epoca.

Insomma: un gioiello.

 

 

I RICORDI SI ORGANIZZANO

 

 

Sorpreso per la bellezza del libro ed emozionato dai ricordi. "È una cosa speciale che si prova ricordando tutto quello". Questo è stato il suo primo commento. Dopo la brillante decisione di scegliere per la copertina non una foto, ma questa mappa, fatta a mano da lui negli storici giorni di battaglia contro l’Offensiva dell’Esercito di Batista, nell’agosto de 1958: "Lì c’è tutto, il Turquino,(la parte alta di) Joaquín, La Jeringa, la piccola tenda...” precisa, e ricorda come  gli piacevano quei luoghi, specialmente il Turquino e Joaquín, "perchè lì c’era un fresco che poi diventava freddo...”

 

"Per me non è stato molto difficile con tutto il lavoro che hanno fatto loro per vari mesi”, ha commentato Fidel, riferendosi a Katiuska e al gruppo dell’Ufficio dei Fatti Storici, “che ancora adesso sta spolverando carte, un mucchio di carte”, ed ha chiesto  che gli portassero una mostra di quello che era stato controllato nei giorni precedenti a questa presentazione, per l’altro libro in preparazione. Gli portano una vera montagna di documenti che mettono sul tavolo, lui li guarda e mentre li riportano al loro posto, dice, guardando il Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés, che fa segno di sì con la testa:

 

“I ricordi si stanno riordinando”.

 

Poi ha parlato dell’Introduzione e dell’Autobiografia,che sono state le due parti alle quali ha dedicato il suo maggiore sforzo nella tappa finale, ed insiste nel segnalare il lavoro collettivo per la localizzazione di foto, mappe, messaggi e dati generali.

 

Poi è entrato direttamente nel contenuto del libro, al quale ha lavorato duramente dal giugno del 2009.

 

Segnala l’importanza dell’ ultima parte dell’Offensiva, trasmessa da Radio Rebelde il 7 agosto del 1958,che appare riassunta nel capitolo 25 "Il bilancio finale della battaglia". Katiuska gli indica la pagina che sta cercando, la 701, e ascoltiamo: “Fu una vittoria assoluta delle nostre forze guerrigliere.

 

Con la ritirata delle ultime unità dell’Esercito della tirannia a Las Mercedes, fu sbaragliata in maniera schiacciante e definitiva la grande offensiva nemica contro il territorio ribelle del Primo Fronte della Sierra Maestra, durante la quale il comando militare della dittatura lanciò le sue più poderose risorse, nel tentativo finale di distruggere il nucleo centrale guerrigliero.

 

Il coraggio, la tenacia, l’eroismo e la capacità dei combattenti Ribelli nella ferrea ed organizzata difesa delle posizioni, e l’applicazione decisa di tutte le forme tattiche d’azione della guerriglia, sgominarono l’offensiva in 74 giorni d’incessante ed intenso combattimento.

 

A quella brillante attuazione di tutti i nostri combattenti, contribuì, in particolare, a quella vittoria, un gruppo di agguerriti ed efficienti capitani che stavano in prima linea di combattimento, con intelligenza e coraggio, al fronte dei loro uomini.

 

In questo bilancio finale è obbligatorio segnalare, in primo luogo  il Che e Camilo, che svolsero perfettamente il loro ruolo d’essere  i miei principali luogotenenti, in differenti momenti, così come  Andrés Cuevas, Ramón Paz, Daniel, Angelito Verdecia, Ramiro Valdés, Guillermo García, Lalo Sardiñas e Pinares, tra gli altri.

 

Come scrissi nella parte letta attraverso Radio Rebelde il 7 d’ agosto, solo un giorno dopo la conclusione della Battaglia de Las Mercedes:

 

 “L’offensiva è stata liquidata. Il più grande sforzo militare mai realizzato prima nella nostra storia Repubblicana, si è concluso nel più spaventoso disastro che il superbo Dittatore potesse immaginare, con le sue truppe in piena fuga, dopo un mese e mezzo di sconfitte, che stanno segnalando i giorni finali del suo odioso regime. La Sierra Maestra è già totalmente Liberata dalle forze nemiche”.

 

A questo punto interrompe la lettura e ricorda un nome. Chiede del Tenente Puertas e gli rispondono che è morto quattro anni fa. Fa un gesto contrariato, come un lamento non pronunciato,ma che è nello spirito delle sue parole.

 

Parlerà per tutto il tempo dei combattenti, citandoli per nome, Ricorderà con emozione il valore, la passione, la maniera in cui conquistarono la categoria de Eroi, quei ragazzi semplici cresciuti in battaglia, come il Vaquerito, che si chiamava così per gli stivali e il piccolo cappello che  usava e che divenne il leggendario capo del Plotone Suicida, tanto decisivo nella vittoria della Battaglia di Santa Clara.

 

 

LA VERITÀ SEMPRE

 

 

Lo spirito umanitario e la vocazione di giustizia della Rivoluzione cubana non sono un fatto recente,ma un’essenza.  L’Esercito Ribelle assisteva e curava i suoi prigionieri, a tal punto che alcune volte Fidel pensò che molti di quei soldati avrebbero integrato il nuovo esercito dopo la vittoria, e che che già allora c’era una massa nuova e pura, uscita dal popolo, che si unirebbe alle fila di quelle che sarebbero state le Forze Armate Rivoluzionarie: "La vita,insomma, ha superato le  nostre predizioni e i nostri sogni”, ha dichiarato.

 

Continuando questa linea di ragionamento, Fidel ha annunciato un altro libro in preparazione, che dà continuità a questo, nel senso che narra “la controffensiva  strategica finale dell’Esercito Ribelle”, un regalo enorme par lui, per  tutto quello che vede e ricorda.

 

Si riferisce ai comunicati di Guerra di Radio Rebelde e sottolinea che l’arma principale dell’Esercito Ribelle fu sempre la verità.

 

Legge uno di questi Comunicati, del 17 ottobre del 1958, dopo quello che ha definito una sconfitta tattica. Sin dai primi paragrafi emoziona la sala:

 

“Una sconfitta tattica può avvenire a qualsiasi unità in una guerra, perchè il corso della stessa non dev’essere necessariamente una catena ininterrotta di vittorie contro un nemico che ha sempre avuto il vantaggio per le armi e le risorse belliche, e che ha, senza dubbio, vissuto la peggior parte del conflitto.

 

Consideriamo un dovere del comando del nostro esercito informare di qualsiasi vicissitudine che possa avvenire ad una qualsiasi delle nostre forze in operazione perché consideriamo come norma morale e militare del nostro movimento che non è corretto occultare le sconfitte né al popolo né ai combattenti.

 

Le sconfitte vanno pubblicate anche perché da queste derivano lezioni utili; per far sì che gli errori che commette un’unità, non li commettano altre, per far sì che la disattenzione in cui può cadere un ufficiale rivoluzionario non si ripeta in altri ufficiali. Perchè in guerra gli errori non si superano nascondendoli ed ingannando i soldati, ma divulgandoli, allertando sempre tutti i comandi, esigendo nuove doppie attenzioni nella pianificazione e nell’esecuzione dei movimenti e delle azioni.

 

“Noi diciamo solo la verità. Se mettevamo un fucile in più, ingannavamo i nostri stessi compagni. Dire la verità è stato un principio elementare che non ha mai fallito", ha aggiunto Fidel.

Il Comunicato dettaglia come una colonna ribelle cadde in un’imboscata e fu massacrata successivamente senza pietà da un sergente della tirannia batistiana, che lì si guadagnò il titolo di “ macellaio”.

 

“Chi aveva addestrato questo esercito di torturatori, chi dava le armi, i carri armati, gli aerei, le fregate? Chi aveva insegnato a torturare e ad ammazzare i prigionieri? L’impero, il governo degli Stati Uniti, quello stesso che oggi tortura Gerardo Hernández senza giustificazione alcuna: perché?, sino a quando durerà questo?”, si è chiesto Fidel.

 

Chiude così un’analisi che vincola la storia di mezzo secolo fa con l’attuale, nel permanente e mai abbandonato proposito imperiale di sottomettere la nazione cubana, senza risparmiare metodi, per quanto ripugnanti e vigliacchi risultino.

 

Marta Rojas, giornalista e scrittrice, testimone del Processo della Moncada, ricorda che 57 anni fa, un primo agosto, lei ascoltò la voce di Fidel in un’emittente locale di Santiago di Cuba. Era appena stato catturato dal tenente Sarría, che lo condusse al Vivac di Santiago di Cuba. “Ha pensato nella metodologia che l’avrebbe condotta alla lotta clandestina, al Messico, al Granma, alla Sierra?”, gli ha chiesto Marta. “No”, le ha risposto Fidel. “Ero già quasi morto”, alludendo al fatto che non pensava di poter sopravvivere dopo la cattura.

 

Gli storiografi Francisca López e Rolando Rodríguez hanno indagato  sull’ideologia del leader dell Assalto alla Moncada. “Avevo avuto il privilegio di studiare; e studiando divenni marxista, leninista e martiano... Eravamo marxisti-leninisti radicali e studiavamo il marxismo. Ma per una questione tattica no lo dicevamo. Non si va a conquistare una fortezza lanciandosi di testa per sbatterci contro. Uno ne percorre l’esterno, la circonda...”

 

Termina il dialogo, ed un’indimenticabile fila di capi e soldati dell’Esercito Ribelle aspetta per farsi firmare da lui il libro. Non si sente quello che dice loro, ma è indubbiamente felice. In alcuni momenti ride come un bambino.

 

Teté Puebla sale con il suo libro dalla fila, ed ha le lacrime agli occhi. Lo accarezza. Ha scoperto un passaggio in cui Fidel la cita: “La messaggera a cui il Che si riferiva era Teté Puebla, efficace collaboratrice di Celia, che partecipò in modo importante  a questo episodio (si riferisce alla consegna dei prigionieri catturati nella  battaglia di El Jigüe) e che  poi divenne la seconda comandante del plotone  femminile Mariana Grajales”.

 

“Io avevo 16 anni, ero una ragazzina. Non mi volevano affidare compiti seri”, commenta Teté ad un compagno. “E guarda qui quella ragazzina... Chi mi avrebbe detto che avrei visuto di nuovo i miei 16 anni?”

 

 

Combattenti dell’Esercito Ribelle che hanno assistito alla presentazione del libro “La victoria estratégica”

 

· Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés Menéndez

· Comandante della Rivoluzione Guillermo García Frías

· Generale di Corpo dell’Esercito Abelardo Colomé Ibarra

· Generale di Corpo dell’Esercito Leopoldo Cintras Frías

· Generale di Corpo dell’Esercito Ramón Espinosa Martín

· Generale di Corpo dell’Esercito Joaquín Quinta Solá

· Generale di Divisione Efigenio Ameijeiras Delgado

· Generale di Divisione Antonio Enrique Lussón

· Generale di Divisione Ramón Pardo Guerra

· Generale di Divisione Romárico Sotomayor

· Generale de Brigata Delsa Esther Puebla

· Generale de Brigada (R) Raúl Castro Mercader

· GeneralE di Brigata (R) Luis Alfonso Zayas

· Generale di Brigada (R) Reinaldo Mora

· Generale di Brigata (R) Harry Villegas

· Generale di Brigata (R) Rolando Kindelán

· Colonnello (R) Orlando Pupo Peña

· Colonnello (R) Orestes Guerra

· Colonnello (R) José R. Silva Berroa.