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Il traduttore si scusa per gli errori

 

AUGURI NEL GIORNO DEL PADRE
 

In nome dei figli

Marcos, il padre dei Maceo, lotto e morì per l’indipendenza di Cuba

  

19.06.10 Pedro De La Hoz www.granma.cu

 

Il 14 maggio del 1869, Marcos Maceo era là, in prima fila, con il fucile fumante di polvere, disposto ad aprirsi un passaggio nella linea difensiva dello squadrone spagnolo che occupava la fortificazione di San Agustín de Aguarás, a 40 chilometri da Holguín. Sino a quando una pallottola lo ferì gravemente.

 

Si dice che poco dopo, di fronte all’imminenza della morte, le sue ultime parole furono: “Ho compiuto con Mariana”, e con quella frase, senza saperlo, stava sottoscrivendo un simbolo.

 

L’aver realizzato l’impegno maggiore, il sacrificio utile e la dedizione feconda, che animarono la sua discendenza a combattere per la libertà.

 

Nella formazione del carattere di Antonio, José e degli altri membri della famiglia incorporati ai ribelli mambí pesò, come si sa, la fermezza morale di Mariana, la madre, che incitò il più piccolo a sollevarsi e tralasciare lacrime e lamenti.

 

Il ritratto che di lei ci ha lasciato Martì commuove: “Che cosa c’era in quella donna, che epopea e che mistero c’erano in quella umile donna che ebbe nel suo seno di madre santità e unione, che grandezza e decoro ci furono nella sua semplice vita che, quando si scrive di lei è come si scrive della radice dell’anima, con la tenerezza di un figlio e come di un infinito affetto”?

 

Ma stando a quello che raccontò lo stesso Generale Antonio, dato investigato dal maestro José Luciano Franco, narrato da Raúl Aparicio, e precisato con le accurate ricerche degli storiografi Olga Portuondo  Manuel Fernández Carcassés, le prime nozioni di rivoluzione e della necessità che Cuba fosse un’entità libera gli giunsero attraverso  il rapporto  esistente tra suo padre e Ascencio Asencio, amico della famiglia.

 

Proprio nel successione biografica del padre dei Maceo, la Dottoressa Portuondo ha scoperto da dove poteva provenire l’inquietudine politica di Marcos.

 

Questi si era arruolato nell’esercito coloniale negli anni ‘30 del 1800, a  Santiago de Cuba e non formò parte, come si è ripetuto sino adesso, delle truppe che affrontarono Bolivar in Venezuela, quando si produsse il movimento costituzionalista di Manuel Lorenzo nel 1836, a Santiago di Cuba, marcato dall’ideologia liberale.

 

Alla dott. Portuondo si deve anche il ritrovamento del cerificato di battesimo di Marcos Maceo, in cui la sua nascita è registrata il 21 aprile del 1808 a Santiago di Cuba ed non in Venezuela, come si credeva.

 

Passare dall’ideologia liberale alla presa di coscienza che era giunta l’ora di togliersi di dosso il giogo della metropoli, fu un transito organico tra molti piccoli proprietari rurali in contatto e nascenti dal fermento rivoluzionario che stava crescendo tra i patrizi della regione orientale dell’Isola.

 

Erano tempi duri e crudeli quelli, in cui si moltiplicavano gli orrori della schiavitù ed il colore oscuro della pelle era una stimmata, e si propagava la “paura del negro”, dopo la rivoluzione di Haiti.

 

Marcos aveva già rotto i suoi vincoli con l’esercito oppressore,  conobbe Mariana Grajales, vedova di Regüeiferos, e costituirono una famiglia, ebbero dieci figli e nove sopravvissero all’infanzia.

 

Alle onerose condizioni della dominazione coloniale esacerbata alla metà del secolo, si sommava la circolazione di idee avanzate e l’esempio delle repubbliche indipendenti del continente.

 

Oggi ci sono le prove che nella zona di Majaguabo, dove Marcos possedeva una fattoria, funzionava nel settembre del 1868 una giunta che cospirava, vincolata ai gruppi che guidarono, alcuni mesi dopo, il sollevamento de La Demajagua.

 

Allo scoppio della rivoluzione, Marcos ed i suoi figli maggiori, includendo quelli del matrimonio precedente di Mariana, seguivano da vicino gli avvenimenti, identificandosi ardentemente con la causa.

 

Il 12 ottobre, Marcos si accorse che delle truppe ribelli erano accampate vicino a  Majaguabo;  Antonio y José si unirono a loro. 

 

Antonio, che aveva 23 anni, era già sposato con l’esemplare María

Cabrales, che fu testimone di quello che accadde quella notte, in una lettera inviata a Francisco de Paula Coronado, molti anni dopo.

 

Mariana, dopo la partenza di tre dei suoi figli, esclamò: “E tu Marcos,  sistema le cose, che qui siamo tutti in guerra”, e Marcos partì per la guerra a 60 anni, dopo mezza vita trascorsa lavorando nei campi e sostegno di una numerosa prole, marciò per la manigua. (la boscaglia)

 

Per i suoi meriti fu promosso sergente. Era orgoglioso dei suoi figli.

E non ebbe dubbi nel porsi agli ordini di Antonio, che aveva rivelato presto la sua enorme capacità di capo ed il grande talento nella conduzione dei combattimenti.

 

In maniera eloquente Raúl Aparicio ricreò l’impatto della morte del padre in Antonio: “Il figlio si sente triste e abbattuto, ma poco a poco riempie la sua coscienza con un altro sentimento: è uno stimolo, un impulso questa morte! Non significa altra cosa per lui se non che deve sforzarsi per lottare con sempre maggior vigore;  il suo braccio non lo può fermare il dolore, perché questa è una morte che dà dignità al caduto ed anche a lui stesso, il figlio.

 

Marcos è morto per la Patria!