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Dibattito su risultati femminili chiuderà

 

il forum internazionale a Cuba

 31 maggio 2010 - www.granma.cu (pl)

Lo spazio delle donne nei mezzi di comunicazione, la loro partecipazione nella società e le forme di violenza contro la categoria saranno i temi principali dell'ultima giornata dell'IX Incontro Ibero-americano di Genere e Comunicazione.

 

L'appuntamento accoglie a L’Avana rappresentanti di Cuba, Venezuela, Messico, Colombia, Spagna e Francia, e qui i partecipanti hanno scambiato esperienze accumulate nei loro paesi e le maniere comuni di attuare.

 

D’accordo col programma, per la chiusura di questo evento la cui prima edizione è stata nel 1993, emerge la relazione La radio in Cienfuegos: presenza della donna giornalista nell'esercizio dell'opinione, del cubano Ramon Lobaina.

 

Richiamano anche l'attenzione Sguardo al mondo interiore nella relazione uomo/donna nel contesto di Motivi di Son, della francese Ines Rauch, ed I visi femminili della Rivoluzione Bolivariana, della venezuelana Yipsi Gastello. 

 

Tra i prodotti comunicativi che si esibiranno oggi ci sono Giornalisti: donne e conflitti nel Mediterraneo, della spagnola Ana Maria Gusi, e Mascolinità, mezzi di comunicazione ed educazione per la pace, del cubano Julio Cesar Gonzalez.

 

Un appello al perfezionamento delle pratiche per abbordare l’AIDS nei mezzi di comunicazione ha distinto ieri il menzionato incontro, di carattere biennale.

 

I partecipanti hanno opinato e promosso alternative per il trattamento di un tema molto sensibile che ha bisogno sempre di più dello sforzo e la comprensione di tutti.

 

La cubana Lirians Gordillo, del Centro Nazionale di Educazione Sessuale, ha raccomandato di soppesare le emozioni molto bene di fronte all'indisposizione, ed ovviare le esagerazioni o le brutte interpretazioni dei problemi.

 

Per il messicano Francisco Muñoz la sfida dei comunicatori è abbordare senza ostacoli questo tema ed arrivare realmente con messaggi proposti alle differenti udienze.

 

Ha esemplificato che nel suo paese è stato dato il viso di donna alla malattia, qualcosa ovviato anteriormente, dal momento che si associava il patimento solamente ad uomini od omosessuali maschili.