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La collaborazione “sud-sud” funziona

nella produzione di medicine

 12 maggio 2010 - www.granma.cu

Quando scoppiò un’epidemia di meningite nel 2007, i vaccini si fabbricarono rapidamente ed economicamente nel tentativo di collaborazione tra Cuba e Brasile, secondo un sondaggio pubblicato a Washington dalla rivista britannica “Nature Biotechnology”.

 

Il costo è stato approssimativamente di un dollaro per ogni vaccino, comparato con gli 80 dollari stimati che sarebbe costato da una compagnia farmaceutica in un paese sviluppato, ha detto Halla Thorsteinsdottir del Centro per la Sanità Globale McLaughlin-Rotman del Canada, che ha portato a termine il sondaggio.

 

Thorsteinsdottir ha citato l’epidemia di meningite come un esempio della crescente collaborazione tra imprese di biotecnologia nei cosiddetti paesi in via di sviluppo nel sud, che nel passato si sarebbero rivolti alle nazioni più sviluppate per chiedere loro aiuto.

 

Nel sondaggio, il 27% delle 288 imprese che ci sono in Brasile, Cina, Cuba, Egitto, India e Sudafrica hanno affermato di lavorare a livello internazionale.

 

“Speriamo di avere sempre più relazioni fraterne con imprese di biotecnologia nel mondo in via di sviluppo e meno relazioni padre-figlio con imprese dei paesi sviluppati” ha detto Thorsteinsdottir.

 

La tendenza crescente in India, Cina, Sudafrica e altri paesi di fornire medicine a prezzi accessibili non è nuova, come si è reso evidente nella crescente influenza dell’industria indiana nell’approvvigionamento di medicine contro l’HIV in Africa ed in altri luoghi.

 

Però, questo sondaggio suppone che il fenomeno sia studiato sistematicamente, ha segnalato Thorsteinsdottir.

 

Lo studio ha evidenziato la crescente sofisticazione dei settori della biotecnologia farmaceutica nel mondo in via di sviluppo. Sono nell’Africa sub sahariana, 37 paesi sono impegnati nella produzione medica.

 

“Questo trasferimento di tecnologia locale tra paesi in via di sviluppo può aiutare a fare da ponte tra quelli che hanno accesso alla biotecnologia e quelli che no”, ha detto Magdy Madkour dell’Università di Ain Shams a El Cairo. “Quando l’Egitto ha affrontato la mancanza di insulina nei paesi sviluppati, solo la porta della Cina è rimasta aperta per superare la crisi generata dal deficit di insulina”.