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Cuba chiede una riforma

reale dell’ONU

6 ottobre 2010 - Victor M. Carriba www.granma.cu (pl)

Cuba ha avvertito recentemente che le Nazioni Unite non devono convertire l’organizzazione in uno strumento in funzione degli interessi e capricci di pochi paesi ricchi e potenti.

La principale sfida è di riformare l’ONU perché possa servire gli interessi di tutte le nazioni, ha precisato il rappresentante permanente di Cuba, Pedro Núñez Mosquera, durante il dibattito sul rapporto (Memoria) del Segretario Generale, Ban Ki-Moon.

 

Il diplomatico ha sostenuto la necessità di re-vitalizzare il ruolo reggente dell’Assemblea Generale, “unico organo delle Nazioni Unite nel quale non c’è posto per le egemonie, e dove tutti abbiamo voce e voto e non esistono obsoleti diritti di veto”.

 

Ha sottolineato che una vera riforma dell’ONU contempla la modifica reale del Consiglio di Sicurezza, processo che “non ha ancora dato i risultati concreti che ci aspettiamo”.

 

Allo stesso modo, ha invitato ad abbandonare per sempre la manipolazione politica, la selettività e la doppia faccia sul tema dei diritti umani e di evitare che tali vizi danneggino i meccanismi dell’ONU in quella materia, incluso il Consiglio dei Diritti Umani.

 

Núñez Mosquera ha detto che il processo di revisione di tale organo deve essere unico, trasparente, inclusivo e di carattere intergovernativo e preservare elementi positivi quale il meccanismo di Esame Periodico Universale.

 

Si è anche pronunciato a favore della distribuzione geografica nel personale della Segreteria, in particolare nell’Ufficio dell’Alta Commissionaria per i Diritti Umani, “dove il disequilibrio nella composizione del suo personale gioca un ruolo essenziale nelle gravi distorsioni” del suo agire.

 

In materia di cambio climatico, il rappresentante cubano ha ribadito che sono i paesi sviluppati quelli che devono compiere con la loro responsabilità storica gli impegni assunti con la Convenzione Quadro e il Protocollo di Kyoto.

 

Ha anche reclamato per le nazioni sotto-sviluppate le risorse finanziarie nuove e addizionali, assistenza tecnica, creazione di capacità e trasferimento di tecnologia in condizioni preferenziali, necessarie per il suo sviluppo sostenibile.

 

Ha poi respinto l’opinione contenuta nella Memoria di Ban Ki-Moon sul presunto passo avanti realizzato nel Summit di Copenaghen rispetto al cambio climatico.

 

Tale conferenza, ha precisato Mosquera, ha generato una crisi di fiducia per la mancanza di trasparenza con la quale si sono condotti i negoziati, ignorando le stesse norme e procedimenti fissati dalla Convenzione Quadro dell’ONU.

 

Rispetto alla situazione mondiale, l’ambasciatore ha ricordato che a dispetto delle promesse “i paesi sviluppati sono ricorsi al più svergognato protezionismo come parte delle sue politiche in risposta alla crisi, in danno alle economie sottosviluppate”.

 

Ha detto che la recente riunione sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ha dimostrato che la mancanza di risorse finanziaria è la causa principale dei ritardi nei successi di queste modeste mete.

 

Ha quindi aggiunto il seguente proposito “non solo non si potranno compiete nella maggior parte, ma il resto degli obiettivi di sviluppo internazionalmente convenuti continueranno ad essere una chimera”.

 

Per questo ha fatto un appello per introdurre i cambi radicali nei patroni di produzione e consumo delle società del Nord e a costruire un nuovo ordine economico internazionale e un’altra architettura finanziaria internazionale.

 

Con rispetto al tema del disarmo, il rappresentante cubano ha qualificato come preoccupante la realtà esistente in tale sfera ed in quella relativa a quella della non proliferazione e ha richiesto la proibizione e l’eliminazione totale delle armi nucleari.

 

Cuba ribadisce la sua proposta di destinare almeno la metà delle attuali spese militari nelle necessità dello sviluppo economico e sociale, attraverso un fondo gestito dall’ONU.

 

Ha infine proposto di stabilire un Piano di Azione Globale che permetta di raggiungere l’eliminazione totale e la proibizione completa delle armi nucleari in un periodo non superiore ai 15 anni.