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Messaggio ai sindacalisti amici di Cuba

 

31 maggio 2010 - www.granma.cu

 

La Centrale dei Lavoratori di Cuba (CTC) ha trasmesso un messaggio alle organizzazioni amiche del mondo, nel quale denuncia i tentativi all’interno dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro Trabajo (OIT) di screditare le bontà dei benefici nel settore lavorativo della Rivoluzione cubana per la classe operaia.

 

Questa sudicia manovra forma parte della campagna mediatica sviluppata dall’Unione Europea e dal governo nordamericano per screditare davanti al mondo la Rivoluzione cubana e le conquiste del suo popolo.

 

Nel documento, la CTC segnala che, ancora una volta, un selezionato gruppo di persone, pagate dagli Stati Uniti, ha determinato una quantità di paesi che potrebbero essere chiamati a rendere conto di fronte alla Commissione di Norma della OIT.

 

Nuovamente la proposta si caratterizza con il predominio del Terzo Mondo sottosviluppato e dei suoi integranti, tra i quali figurano solo scarse nazioni del mondo altamente sviluppato, dice la dichiarazione.

 

Per gli autori della lista, sottolinea la CTC, non sono importanti i forti tagli dei salari e delle pensioni, dei bilanci sociali con i licenziamenti di massa che si applicano ai lavoratori per decreto in molti dei paesi della civile e democratica Europa ed in altre nazioni sviluppate. 

 

A coloro che vogliono porre Cuba sul banco degli accusati, non interessa la brutale repressione che soffrono migliaia di sindacalisti e lavoratori che nel mondo protestano contro le ingiustizie sociali e tantomeno merita considerazione, e non costituisce una violazione ai diritti sindacali ed umani la folla di milioni di danneggiati dall’attuale crisi globale, precisa il messaggio.

 

Il gruppo di demagoghi include nella sua lista un paese come Cuba, che pur essendo una piccola nazione sottosviluppata, vessata da un forte blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti da cinquant’anni, ha creato molteplici meccanismi reali di ampio dialogo e partecipazione dei lavoratori e dei sindacati nella vita economica, politica e sociale del paese.

 

La CTC segnala che in questa dura realtà in cui la crisi economica internazionale impone forti limitazioni nell’Isola, si lavora con creatività e flessibilità, per affrontare questo fenomeno, ponendo enfasi per la protezione dei lavoratori ed il rispetto dei diritti.

 

È provato che la popolazione cubana mantiene un appoggio di massa al suo Governo Rivoluzionario, fatto constatato da migliaia di sindacalisti di tutto il mondo, che hanno accompagnato il popolo dell’Isola nelle celebrazioni del 1º maggio del 2010 e che hanno assistito alla vibrante marcia di quasi un milione di persone solo nella sfilata nella piazza José Martí della capitale.

 

Sin dai primi mesi dal trionfo della Rivoluzione, sostiene la CTC,  l’amministrazione degli Stati Uniti fabbrica, organizza, finanzia e dirige un’opposizione  controrivoluzionaria dentro e fuori da Cuba, con l'appoggio di forti somme di denaro: quest’anno si superano i venti milioni di dollari.

 

Questi lacchè dell’impero attuano con le risorse finanziarie e materiali ed eseguendo gli orientamenti del governo degli Stati Uniti, trasmessi dal loro Ufficio d’Interesse ( SINA)  l’ambasciata degli Stati Uniti a L’Avana.

 

La CTC segnala che alcuni di questi elementi, anche se non sono vincolati a centri di lavoro nell’Isola e non sono nemmeno conosciuti da collettivi di lavoratori, attuano con presunti titoli di “dirigenti sindacali”, con l’obiettivo di mettere in pratica gli ordini del detto “Piano Bush” del 2004, che include l’utilizzo degli organismi internazionali,come la OIT, per promuovere il discredito e la destabilizzazione del sistema cubano.

 

Per tutto questo risulta inaccettabile e doloroso per i lavoratori cubani che il Comitato degli Esperti della Organizzazione Internazionale del Lavoro, ignorando gli ampli argomenti e le ragioni presentate dalle organizzazioni rappresentative di Cuba, assuma la difesa e la rappresentazione di attivisti politici che attuano conto gli interessi della società dell’Isola, e che la OIT presti la sua sede ed il suo prestigio a manovre di proselitismo di tali elementi contro uno Stato membro.