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Spegniamo l'ipocrisia

accendiamo la verità

 

 21 maggio 2010 - www.cdr-roma.org

 

 

Questo pomeriggio una ventina di militanti solidali con la Rivoluzione cubana ha occupato simbolicamente uno showroom della Atermide, sito in via Margutta 107 (Roma).

 

Da diverse settimane la Artemide riempie pagine e pagine di giornali con una campagna pubblicitaria, The Human Light, che ha adottato come testimonial principale Yoani Sanchez, la dissidente cubana che si finge perseguitata politica ma che gestiste tranquillamente un blog controrivoluzionario senza che nessuno le abbia mai torto un capello. 

 

Così facendo, pur di vendere qualche lampada in più, la Artemide contribuisce direttamente alla campagna di aggressione mediatica in atto da tempo contro Cuba e la sua rivoluzione. Riteniamo incredibile che si sia arrivati alla mercificazione e alla commercializzazione dei diritti umani.

 

E’ ancora più incredibile, però, che per farlo si usi a pretesto Cuba, un Paese che nonostante un blocco economico cinquantennale assicura a tutti, e gratuitamente:casa, lavoro, istruzione e sanità.


Ci chiediamo quale ipocrisia spinga volutamente i media internazionali a soffermarsi sui diritti presuntamente violati (e non è vero) di una sola persona ignorando gli oltre 11 milioni di umani con diritti ottenuti grazie al socialismo.

 

La domanda è ovviamente retorica, sappiamo bene chi e quali interessi difendono i grandi mezzi di informazione.

 

Così come sappiamo che non smetteremo di denunciare e contrastare questa aggressione, anche attraverso azioni dirette come quella di oggi.

 

Abbiamo pertanto deciso di “ricalibrare” la campagna pubblicitaria “Human Light” affiggendo manifesti che chiedono la liberazione di: Gerardo Hernandez, Ramon Labanino, Fernando Gonzalez, Antonio Guerrero e Renè Gonzalez.

 

Cinque cittadini cubani che dal 1998 sono sepolti nelle prigioni statunitensi per aver denunciato alle stesse autorità USA i piani terroristici delle organizzazioni anticastriste con base in Florida.

 

A questi 5 cubani, loro sì prigionieri politici, da dodici anni viene impedito di incontrare i propri familiari, di mantenere rapporti continuativi con i propri legali negandogli, di fatto, un processo giusto e scevro da pregiudizi. Che si accendano finalmente anche su di loro le human lights.

 

CDR/Roma