Cuba, i segreti

di Wikileaks

 

 

31.12.2010 - Alessandro Grandi - Peacereporter

 

 

Da quando i files segreti inviati a Washington dalle ambasciate statunitensi sparse giro per il mondo sono stati rivelati da Wikileaks, il mondo politico internazionale ha subito uno scossone.


Molte sono state le cose interessanti uscite da questi files. Altre erano cose risapute. Come quelle che riguardano Cuba. Come i messaggi inviati il 15 aprile 2009 a Washington dal rappresentante USA presente all'Havana.


Secondo Johnatan Farrar, il massimo esponente della diplomazia USA a Cuba, "le personalità dissidenti e la loro agenda sono praticamente sconosciuti" e prove di assoluta certezza confermano come non vi sia sicurezza che questi dissidenti "rappresentino molti cubani, come invece loro affermano".


Non solo. Una conferma su tutte arriva da Wikileaks. I dissidenti cubani infatti, vengono descritti come "un gruppo disconnesso dalla società più preoccupato a chiedere denaro che ad allargare le loro proposte a settori più ampi della popolazione". E poi, le ovvie preoccupazioni della diplomazia statunitense per quel gruppo di dissidenti che continua a bisticciare e "non riesce a ottenere una certa unità invece di spendere molte energie a danneggiarsi l'uno con l'altro".


Infine, anche un commento sulla comunità cubana presente a Miami che da anni cerca di creare le condizioni per far esplodere la protesta contro Castro. Farrar dal suo ufficio della SINA (sezione di interessi nord americana) sostiene che anche i gruppi di esuli cubani presenti negli Stati Uniti hanno una bella pretesa a voler comandare la dissidenza da lontano e che probabilmente "vogliono posizionarsi in prima fila per spartirsi il potere non appena sarà possibile. Se vogliamo rovesciare Cuba rivoluzionaria con questa gente non otterremo nulla e dovremmo piuttosto cercare qualcuno all'interno del governo".

C'è dell'altro. Secondo quanto si apprende dai files di Wikileaks il presidente cubano Raul Castro avrebbe proposto a Barack Obama la creazione di un "canale segreto di comunicazione" che però Washington avrebbe rifiutato. La notizia è stata diffusa da El Pais che ha anche raccontato come la richiesta fosse giunta ad Obama tramite la diplomazia spagnola nella figura del ministro degli Esteri Miguel Moratinos nel dicembre 2009. In più, sempre secondo i files di Wikileaks, anche l'ambasciatore spagnolo all'Havana, Manuel Cacho, avrebbe proposto al rappresentante USA, Johnatan Farrar, la creazione del filo diretto fra i due Paesi.

 

Secondo i cubani infatti, la "linea diretta" fra l'Havana e Washington, sarebbe stato l'unico canale autorizzato per "effettuare passi importanti verso la riconciliazione con gli USA".


E alla fine la conclusione di Farrar sull'esperienza della dissidenza a Cuba: "I successori immediati più probabili del regime di Castro verranno facilmente dai ranghi medi del governo stesso".

 
 
Wikileaks, Cuba e l’
 
autismo mediatico

 

 

 

4.12.2010 - www.cubadebate.cu

 

 

 

La base di dati di Wikileaks conta su 2080 cablogrammi  inviati dal Dipartimento di Stato USA, dalla Sezione di Interessi all'Avana e da altre ambasciate. Gli emessi da Cuba non sono stati ancora pubblicati. La loro pubblicazione, nel sito, si stanno verificando con il contagocce, ed è logico che sia così. Le furie del governo degli Stati Uniti non sono solo verbali. Il web vive sotto persecuzione legale e cybernetica, e ha ricevuto almeno due grandi assalti ai propri server, uno di essi superiore a 10 gigabyte al secondo, equivalente ad un attacco simultaneo di milioni di computer.

 

Ma i cinque mezzi di comunicazione che divulgano contemporaneamente i documenti trapelati, tra cui il quotidiano El Pais, hanno nelle loro mani senza censura e da molto tempo prima di domenica – giorno in cui s’inaugurò il "cablegate" - tutte le informazioni che Wikileaks ha ottenuto attraverso le sue fonti. Hanno avuto il tempo per toccarle con mano, guardarle con una lente di ingrandimento e raggiungere un accordo con il Dipartimento di Stato.

 

Si veda come ha titolato El País la

relazione del capo della SINA

 

Perché hanno divulgato solo un cablo datato da L'Avana? Dove sono gli altri 2079 dispacci, in particolare i 507 emessi dalla capitale cubana? Che cosa dicono? Perché i titoli riflettono come fatti indiscutibili certe valutazioni su Cuba, fatte da diplomatici-spie di terzi paesi, mentre si silenziano altre in qualche modo insolite e per tanto con maggior valore giornalistico?

 

Andiamo per passo. Dei 2080 dispacci, con i riferimenti all'isola, che El Pais possiede il quotidiano spagnolo ha pubblicato una linea di uno di questi, diluita tra riferimenti a Cuba presi da altri rapporti delle Ambasciate degli Stati Uniti a Caracas e Bogotà. Questa unica linea appartiene ad una relazione datata 27 febbraio 2009 e firmata da Jonathan Farrar, capo della Sezione d’Interessi degli Stati Uniti. Si tratta di ciò  che il Dipartimento di Stato chiama SEPQ ("Questionario sul Profilo del Clima di Sicurezza"), della primavera del 2009 a Cuba:

 

Como se può vederenell'intestazione del cablo si tratta di un Security Environment Profile Questionnaire (SEPQ), che si tradurrebbe come un Questionario sul Profila del Clima di Sicurezza. Wikileaks ha consegnato ai media 507 cablogrammi datati dalla SINA degli USA in La Habana. Ha pubblicato solo questo.

 

 

Questo modulo è regolarmente riempito da tutti gli ambasciatori USA in tutto il mondo, un particolare omesso da El Pais. Ad esempio, Wikileaks ha fatto trapelare altri questionari SEPQ compilati  da varie ambasciate, come potete vedere qui:

 

SEPQ emesso dall'Ambasciata di Islamabad

 

Che cosa ci dice El Pais di questo solitario e due volte filtrato rapporto? Solamente che "la Sezione di Interessi USA all'Avana riconosce l'efficacia della polizia (cubana) nel perseguire 'terroristi', come chiama i dissidenti”. Ciò che solo interessa al quotidiano é criminalizzare il governo cubano. Non si preoccupa di controllare se è vero che qui si qualifichino "terroristi" i "dissidenti" e molto meno, avvertire i suoi lettori che tali "dissidenti" sono i destinatari di milioni di rimesse pubbliche che il governo degli Stati Uniti destina per costruire e finanziare l'opposizione sull'isola. Tra l’altro qualcosa che il capo della SINA sfuma nella sua relazione.

 

Ciò che è interessante, tuttavia, non è quello che El Pais dice ma ciò che tace ed il suo eco internazionale. Guardatelo voi stessi accedendo al cablo originale. Scoprirai una potatura assassina alle parole di Farrar ed il trattamento autistico alla relazione di questo uomo, che nessuno potrebbe accusare di parzialità nei confronti di Cuba.

 

Tra le altre cose, il Capo della SINA riconosce, niente meno, la stabilità e la sicurezza di cui godono i diplomatici USA a Cuba, dove "non ci sono le condizioni per un macro conflitto" aggiungendo: "Non c'è terrorismo interno", "non ci sono gruppi terroristici locali" e "non ci sono gruppi terroristici anti nord americani ".

 

Parte del formulario  a cui ha risposto il

capo della SINA e divulgato da Wikileaks

 

Insolito riconoscimento, tenuto conto che gli Stati Uniti hanno posto Cuba in tutte le liste nere esistite ed esistenti, compresa quella dei paesi terroristi, e se si riconosce, inoltre, che i diplomatici nord americani vivono alla giornata in buona parte delle nazioni del Terzo Mondo, dove di solito non sono i benvenuti.

 

Ma passiamo in rassegna altre considerazioni della relazione:

 

* Tutte le manifestazioni (di fronte alla Sezione di Interessi) sono organizzate dal Governo di Cuba, o almeno contano sulla sua approvazione. Periodicamente, il Governo di Cuba organizza manifestazioni nella Tribuna Antimperialista, ma in genere sono per commemorare date storiche cubane e non sono di natura puramente anti nord americana.

 

* La protezione della polizia della Sezione d'Interesse è garantita dalla PNR (Polizia Nazionale Rivoluzionaria) e SEPSA. Cuba ha personale preparato per proteggere la SINA in caso di necessità.

 

*La Direzione di Intelligence e Controspionaggio sono servizi professionali, capaci e altamente efficaci nel penetrare le reti sull'isola e nel perseguimento di individui che considerano terroristi.

 

* Fonti attendibili segnalano la presenza di membri dell’ ELN, FARC ed ETA a L'Avana, ma è molto poco probabile che sviluppino operazioni terroristiche in territorio cubano. (Questa parte è stata volutamente ignorata nel dispacci che ampiamente circolano oggi. Né si parla che i membri di questi gruppi sono arrivati nell'isola in seguito ad un accordo con i rispettivi governi).

 

* Cuba non consente che rappresentanti di altri governi accreditati realizzino lavori di intelligence o terroristici contro gli Stati Uniti dal territorio cubano. Nel corpo diplomatico si ritiene che il governo cubano cerchi di evitare di dare agli Stati Uniti un pretesto per compiere azioni antiterroristiche contro Cuba.

 

* A Cuba non ci sono le condizioni per una macro conflitto (su grande scala). Nessun terrorismo interno e non ci sono gruppi terroristici locali, o antinordamericani.

 

Il possesso di armi tra la popolazione è sotto controllo. E'altamente improbabile l'uso di armi da fuoco.

 

Qual è il miracolo che un dispaccio quasi lusinghiero verso Cuba del capo della SINA sia tradotto al contrario? Perché coloro che ripetono la versione di El País non si preoccupano di leggere la fonte originale? Perché quando si tratta di Cuba certa stampa neppure si appella ad un minimo di buon senso? Sotto quali sinistre peripezie censurano anche il più disciplinato dei funzionari imperiali quando si riferisce a Cuba obiettivamente, come se maledire l'isola fosse una religione, come se offenderla implicasse fanatismo religioso?