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LIBERTÀ PER I CINQUE EROI

 

 

Gerardo nel hueco

 

29 luglio 2010 - A.Riccio www.giannimina-latinoamerica.it

 

Non riesco a farmi entrare in testa la logica che regge il criterio di informazione per quel che riguarda Cuba, una piccola isola del Caribe che non minaccia nessuno e che non ha fatto male a nessuno. Mentre leggo e sento moltissima informazione sui detenuti rilasciati dal Governo cubano con la mediazione della Chiesa cubana e del Governo spagnolo e posso conoscere le dichiarazioni dei venti dissidenti arrivati a Madrid con cento familiari al seguito (uno di loro si è portato dietro, oltre alla legittima consorte, anche la prima moglie dalla quale è divorziato!) o sentire le descrizioni orripilanti delle carceri cubane e delle condizioni di detenzione, non mi è altrettanto facile trovare qualche notizia sul caso famoso dei cinque cubani prigionieri negli Stati Uniti con l’accusa di aver spiato segreti di stato.

 

Intanto vorrei sapere per quale ragione qualche settimana fa le spie russe che operavano in territorio nordamericano sono state prontamente rimpatriate mentre per i cinque cubani non c’è pietà né indulgenza, ammesso e non concesso che abbiano messo in pericolo la sicurezza degli USA. In realtà, sulla scorrettezza dei processi che li hanno condannati a pene pesantissime si sono pronunciati fior di giureconsulti e perfino le Nazioni Unite; tuttavia, dopo 12 anni e vari presidenti, il loro destino è ancora quello di marcire in carcere.

 

Adesso si apprende che Gerardo Hernández Nordelo, 47 anni, costituzione robusta e tempra di ferro, dal 21 luglio è stato scaraventato ancora una volta nel famigerato hueco, una cella di due metri per uno che prende aria da un piccolo lucernaio e che condivide con un altro prigioniero. Ciò è avvenuto il giorno dopo che una visita medica aveva accertato l’infezione di un batterio che circola nel carcere dove è recluso; curioso che, invece di prestargli la dovuta attenzione medica, la direzione del carcere abbia pensato di infliggergli il castigo del hueco.

 

Il Governo cubano ha cercato di sapere le ragioni di tutto ciò rivolgendosi sia alla direzione della prigione che al Dipartimento di stato, senza ricevere una risposta plausibile; anche perché la sorella Isabella, che ha potuto incontrarlo recentemente, lo ha trovato incatenato mani e piedi e ha potuto parlargli solamente per telefono, dietro uno vetro spesso, così come si usa con i carcerati in punizione; a questo punto sorge addirittura il sospetto che la cosa non nasca dalla direzione del carcere.

 

E’ la terza volta che Gerardo è sbattuto nella cella di castigo alla vigilia di un processo di appello rendendogli così impossibile lavorare con i suoi avvocati per preparare l’habeas corpus e sembra davvero preoccupante che intanto vari funzionari della FBI abbiano chiesto e ottenuto di parlare con lui nel suo confinamento nel hueco.

 

D’altra parte, il carcere di Guantánamo con tutte le sue illegalità è ancora aperto, nonostante le promesse di Obama; e gli Stati Uniti continuano a plasmare una loro duttile interpretazione della giustizia e a farne persuaso il mondo grazie ai loro potentissimi mezzi di informazione.