HOME INFORMAZIONE
   

 

Notizia e

Non Notizia

 

 

19 aprile 2010 - Alfredo Guevara www.cubadebate.cu  www.resistenze.org

 

 

Da varie settimane il mio paese e la mia Rivoluzione, progetto di giustizia, di elevazione del livello di istruzione, che continua ad essere fonte di formazione intellettuale con un milione di universitari, è circondato da un insieme di notizie calunniose, disinformanti e sovradimensionate per influire o servire da pretesto all’estensione delle arbitrarie misure di embargo-blocco nordamericano che il nostro paese soffre da parecchi decenni; la maggior parte della cittadinanza è nata in questo periodo.

 

Non c'è modo di comprendere, se non collocando in termini di volontà egemonica e soggiacente psicologia imperiale, o in termini di interessi politico-ideologici preistorici, come paesi e dirigenti, che si suppone siano informati e colti, brandiscano i pretesti che consegna loro l'impero nordamericano e i centri di potere apparentemente autonomi, servendosi dei mezzi di comunicazione (e non di informazione) che avvolgono il pianeta in una rete.

 

Tutti sappiamo che una campagna di discredito, non importa il grado di aggressività e volgarità raggiunta, se diretta da quei pochi ma immensamente potenti centri che controllano tutta la stampa, gli altri mezzi di comunicazione e buona parte di Internet, sarà una campagna effettiva, tenderà cioè a confondere e usurperà le fonti di informazione, assassinando il principio che queste dovrebbero avere, che è quello di fare regnare il principio della diversità.

 

Quelli che non sono proprietà di Murdoch, Time-Warner, Disney, del City Group o di altre multinazionali monopolistiche, si ritrovano obbligati, davanti a tanto potere, a seguire le linee pianificate alle loro spalle e che non sono proprie. La deontologia della comunicazione viene quindi spazzata via dai media e dall'informazione ed essendo quasi inesistente risulta ancora meno visibile. Le reti, globalizzando la comunicazione, non lasciano spazio neppure a quella diversità assassinata che permetterebbe un'autodifesa efficace o almeno minimamente possibile.

 

Un paese come Cuba è in effervescenza rivoluzionaria: quella visibile, ad un ritmo che può essere o meno convincente ma che comunque si impegna ad avanzare con prudenza ed ha ragioni per farlo e quella invisibile che sta tracciando i propri lineamenti nelle nuove generazioni che inevitabilmente e, da dentro, continuerà a perfezionare la Rivoluzione sociale, di vocazione Socialista, approfondendo ed estendendo questa dimensione che in essenza e in chiave etica è la dignità della persona, una per una, e che solo dopo è collettività, associazionismo, Società. Mentre solo a volte, quando necessario, moltitudine, massa, o come la si voglia chiamare.

 

Il cerchio mediatico, la calunnia e l'odio che infetta stampa e rete non possono essere minimizzati. Dovrebbero trovare risposta e ci proviamo, ma quella stampa servile, quasi tutta cosciente di esserlo, e l’altra condizionata, obbligata ad essere mimetica visto che deve coprire spazi imperativamente e in termini di competenza, non sarà mai,o solo in maniera sfuggente, capace di darci voce. A noi, o a coloro che come una marea incontenibile sono protagonisti, ad altre latitudini, del rinascimento della sinistra e del progetto socialista, viene negata. Ed è per questo motivo che inevitabilmente dobbiamo cercare e trovare altre strade. Tele-Sur è una, ma ancora insufficiente e solitaria.

 

Siamo ora i più colpiti, ma è tutta la sinistra latinoamericana, oggetto ossessivo, sistematico di grossolane bugie e studiate calunnie nelle quali la sfacciataggine e il falso si coniugano. Ricevendole attraverso così tanti ripetitivi e sofisticati media, siano essi di stampa o del cyber-spazio, si può cadere nella trappola di accettare quasi in modo abitudinario quello che i media diffondono. Il ritmo accelerato della vita e quello dell'informazione portano a dimenticare non poche volte, che ogni messaggio è relazionato direttamente o indirettamente con la politica o l’ideologia è ed irradiato da un solo punto benché sia espresso in mille maniere. Tre o quattro monopoli transnazionali hanno il controllo sufficiente per farlo e sono organicamente legati all'Impero nordamericano, alle sue linee strategiche e alle sue finanze. Tutto li unisce, non ci sono fessure. Stiamo davanti alla guerra psicologica che sottostà alla civetteria delle parole. La Rivoluzione Bolivariana, quindi Venezuela, Ecuador, Nicaragua, Bolivia e a seconda di come si avvicinano a quello spirito libertario, identitario ed economico, paesi e paesi dell'America Latina sono sottomessi a questi colpi mediatici, destinati a deformare l'immagine reale davanti ad un'opinione pubblica che non ha opzioni. Il cerchio continua a chiudersi anche in Internet. È guerra dell'informazione intesa e teorizzata dall'Impero, come guerra psicologica.

 

Un esempio attualmente in opera sottolinea e dovrebbe servire da prova. Il Governo australiano fissò le regole del gioco a Google, limitando la sua operatività in funzione degli interessi del paese. Non è una notizia speciale. La Cina ha fatto la stessa cosa, ma la stampa mondiale senza eccezioni qualifica l'esercizio dei suoi diritti come censura, abuso, danno, ecc. ecc. Ho qui invece un esempio di Notizia e Non-notizia. La campagna mediatica anti-cubana in questi giorni ha occupato così tanto spazio che nessuno, non solo non ha potuto denunciare, ma neanche soltanto recensire l' assassinio di alcuni giornalisti in Honduras. Notizia e Non-notizia nuovamente come ogni giorno.

 

Quelle grandi agenzie di disinformazione monopolistiche non mostrano, come sembra già quasi naturale, alcun interesse per la morte per sciopero della fame di un giovane studente prigioniero a Buenos Aires. La morte di un essere umano, per un motivo o un altro ed a maggior ragione se per sciopero della fame, non può fare altro che turbare la coscienza dell'eventuale recettore della notizia e a quel punto, a partire dall'informazione, si domanderà il perché, il modo, il significato, e potrà formarsi così un giudizio. I grandi media e Internet non hanno riportato nulla di quella morte per sciopero della fame. Quell'essere umano non ha importanza. Si toglie la vita per protesta in una prigione di Buenos Aires, città federale, con un proprio governo. Probabilmente quella morte avrebbe avuto un altro significato se per caso avesse provocato altre reazioni ed elogi di chissà quali dimensioni, in aree nelle quali sarebbe conveniente pretendere, per lo stesso fatto, la responsabilità del Governo Centrale e della Sig.ra. Kirchner.

 

Per questa "grande stampa", di immorale grandezza, esiste e vige un Codice spregevole: Notizia e Non-Notizia. E’ Notizia solo in certi casi, solo se servono a prolungare in un modo o nell’altro il potere imperiale e a dare un’immagine umanitaria al capitalismo selvaggio, del quale i monopoli dell'informazione fanno parte e sono strumenti di guerra psicologica. E c’è da sottolinearlo, strumenti di guerra psicologica.

 

Notizia e Non-Notizia, questa è la chiave.