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L’attualità del processo di

 

transizione socialista a Cuba
 

Riflessioni sull’attuale fase del percorso di perfezionamento della pianificazione socio-economica

 

 

23.10.2010 - www.contropiano.it documento della Rete dei Comunisti
 

 

I vari articoli su giornali e riviste dell’eurocentrismo europeo, di destra e di sinistra, sulle scelte politico-economiche, in una fase di crisi sistemica del capitale, da parte dei governi rivoluzionari di Bolivia, Venezuela e soprattutto Cuba, ci portano a riprendere quei ragionamenti politici ed economici che come Rete dei Comunisti abbiamo affrontato in molti incontri, convegni,libri sui temi della fase attuale della transizione. Si è trattato a volta di attualizzare tematiche presenti nel “gran debate” dei primi anni ‘60, di cui abbiamo scritto nel libro “Che Guevara economista”(L. Vasapollo, A. Jam, E. Echevarria, Jacabook, 2007) o di varie analisi di approfondimento sui temi dell’attualità della pianificazione socio-economica per la costruzione del socialismo oggi.

La piena disponibilità al dibattito politico che ormai da molti anni ci è stata dimostrata nei nostri frequenti viaggi a Cuba, Bolivia e Venezuela, ci ha permesso un confronto diretto con i partiti al governo, movimenti , sindacati, università e centri studi. Tale continuata interrelazione, per il modesto contributo che offriamo loro anche con la collaborazione sui temi dell’economia e pianificazione, ha permesso una particolare profondità nei temi trattati nell’interscambio di opinioni e di esperienze.
Tali frequenti incontri sono stati importanti per capire l’attuale fase della transizione al Socialismo a Cuba e la capacità del PCC di affrontare le difficoltà e quindi di affrontare con forza e chiarezza anche dei possibili aggiustamenti politico-economici a cui Cuba è chiamata necessariamente ora e nei prossimi mesi. Tutto ciò fa parte di una dinamica e attualizzazione di una pianificazione sempre e comunque tesa a migliorare le condizioni socio-economiche nel consolidamento e rafforzamento del carattere socialista.

Emerge chiaramente che a Cuba si è sviluppata una pianificazione sempre dinamica, di confronto - al tempo - con la pianificazione dell’Unione Sovietica, ma con una sua grande peculiarità e autonomia che continua ad avere a tutt’oggi la forza di cambiare ammodernandosi. Infatti, in particolare nell’ultimo anno, in diversi interventi di Raul Castro, del Ministro dell’Economia e Pianificazione Marino Murillo, di Osvaldo Martinez e nelle stesse riflessioni di Fidel Castro, si è sottolineata fortemente la necessità di un perfezionamento del processo di pianificazione dell’economia nazionale sia a breve che a medio termine, avanzando proposte di una pianificazione armonica attualizzata alla fase e coordinata attraverso le attività principali del Partito e di tutti gli organismi dell’amministrazione centrale dello Stato ,in conformità e dialogo con le istituzioni locali provinciali.

Ciò è certamente connesso alle condizioni che un paese in via di sviluppo deve sopportare in questa tremenda crisi sistemica del capitale con caratteri internazionali, all’inasprirsi del bloqueo che dura ormai da oltre 50 anni, e chiaramente a tutte le circostanze negative imposte dagli imperialismi a cui è sottoposta Cuba, che pongono al PCC e al Governo alcune scelte di aggiustamento e a noi alcune considerazioni e riflessioni. Cuba, dopo la caduta del muro di Berlino, è stata costretta, per poter avere a disposizione la necessaria valuta estera per gli scambi internazionali, a fare una grande apertura al turismo di massa per sostituire le entrate della Bilancia dei pagamenti, che in precedenza derivavamo da quell’85% del commercio estero realizzato con i paesi del Comecon, non solo con l’Unione Sovietica. Ovviamente questo rapporto di mutuo aiuto economico, di interrelazione e interscambio con i paesi del blocco socialista, ha comunque fatto sì che Cuba continuasse a sviluppare modelli di pianificazione socialista autonomi e che, nonostante il blocco, si potesse sempre ridistribuire non solo reddito ma anche forme di ricchezza sociale complessiva in un contesto di realizzazione della socializzazione dei mezzi di produzione.

Dopo la caduta del muro di Berlino la transizione socialista ha vissuto un momento molto particolaree delicato che avrebbe potuto compromettere la stessa impostazione socialista, il “periodo speciale”. Il Pil non solo non aumenta ma cade del 35%provocando lunghi e duri anni di povertà in cui il Partito e il Governo non hanno però mai rinunciato minimamente alla traiettoria del processo rivoluzionario socialista. E’ stata mantenuta la piena gratuità della sanità pubblica, dell’istruzione pubblica, nonostante il momento in cui non si poteva ridistribuire nuova ricchezza che non poteva realizzare, ma in pratica si doveva ridistribuire solo quel poco che il paese produceva; questa sorta di “ridistribuzione della povertà” è avvenuta però sempre non per settori sociali, non per classi, ma in maniera ugualitaria e uniforme per tutto il paese, senza alcuna forma di privilegi dialcuna parte della popolazione.

Lo sviluppo di nuovi processi rivoluzionari anticapitalisti, e alcuni sempre più a carattere socialista , come in Venezuela e Bolivia, e poi la nascita dell’Alleanza dell’ALBA, ha posto all’ordine del giorno una questione centrale politica prima che economica: l’applicazione, la tenuta ed il futuro dei processi di transizione socialista. Ovviamente la forma e le modalità della transizione venezuelana sono diverse dalla boliviana e quella boliviana è diversa da quella cubana, primo per come è stato costruito storicamente il processo rivoluzionario e poi per le tradizioni culturali , sociali, di classe, oltre che per le condizioni economiche oggettive. La presenza di alcune materie prime fondamentali che hanno una domanda sul mercato internazionale ( ad esempio in Venezuela il petrolio, in Bolivia il gas, metano, oro, litio e, invece, una condizione di dipendenza economica ancora più difficile per Cuba che non ha grandi risorse da immettere sui mercati internazionali), incidono fortemente sulle modalità attuative della pianificazione e quindi della stessa transizione.

La produzione e l’esportazione di zucchero, nichel e tabacco a Cuba sono diminuite a causa degli orientamenti ciclici del mercato internazionale, risentendo delle oscillazioni di mercato, più in particolare in questa fase della crisi in cui i prodotti meno protetti e appetibili risentono di maggiori aumenti e questo determina fluttuazioni forti dei prezzi. Per cui l’unica possibilità per Cuba è stata quella di rafforzare un settore turistico, anche se interrelato agli altri settori con una forte protezione ambientale, creando così le condizioni per ottimizzare le entrate di valuta, nonostante si debbano necessariamente mettere in conto le contraddizioni anche sociali connesse con l’apertura al turismo di massa.

Le pressanti forme di condizionamento provocate dall’imperialismo , con forme di terrorismo economico oltre che militare contro l’Isola, e le difficoltà a reperire valuta per una scarsa propensione all’export, hanno fatto sì che Cuba sia stata costretta proprio per agire sulla Bilancia monetario-valutaria (altrimenti sarebbe diventate insuperabili le difficoltà nelle relazioni sul mercato internazionale) ha dovuto prima emettere una doppia circolazione di moneta, peso nazionale e dollaro, e poi da qualche anno sostituire il dollaro con il Cuc, cioè il peso convertibile. Attualmente il rapporto tra peso nazionale e Cuc è 1 a 24 - 1 a 25; per cui chi vive di turismo o chi vive nel settore dei servizi dove è più facile acquisire Cuc, in maniera legale e a volte in maniera informale o anche illecita, può permettersi una vita migliore accedendo anche a merci difficilmente reperibili per la gran maggioranza dei cubani che detengono pochi pesos convertibili.

Tra il popolo cubano non ci sono assolutamente fasce di miseria, ma ci sono ovviamente necessità diversificate, e chi ha Cuc può permettersi di comprare alcuni prodotti, non quelli prima necessità che sono assolutamente garantiti a tutta la popolazione, ma prodotti di lusso o comunque di “seconda” necessità, con più facilità. Anche nella transizione socialista è sempre la materialità delle condizioni che in cui si vive che determina il livello di coscienza, quindi nonostante il grande lavoro del sindacato, del Partito, del Governo, delle istituzioni, il mantenimento forte dell’educazione di base e dell’educazione superiore e culturale, con questa doppia circolazione di moneta si sono costituite sacche e a volte ceti privilegiati, e tutto ciò ha provocato alcune condizioni socio-economiche interne negative per Cuba. Ad esempio l’abbandono delle campagne e dell’agricoltura, in particolare quelle con non ottimali macchinari e tecnologie, anche con salari non ai livelli di altri settori produttivi, la durezza e la inadeguatezza, a causa dell’impossibilità dovuta al blocco, ad effettuare gli adeguati investimenti per migliorare ottimizzando le condizioni della distribuzione, del commercio, hanno contribuito ad uno spostamento forte verso i settori dei servizi e verso il turismo.

Visto che la coscienza sociale, la coscienza di classe, non si determina per imposizione, per decreto, ma sono i processi stessi che formano nel lungo periodo la coscienza, si sta fortemente agendo culturalmente e con una corretta informazione partecipata per agire, migliorandoli sempre con una maggiore consapevolezza socialista, sui fattori soggettivi tra i lavoratori e anche nei quadri intermedi del Partito per cambiare la mentalità, per superare le forme di resistenza passiva, e forme di vera e a volte ovvie e conseguenti anche momentanee forme di propria disorganizzazione della vita lavorativa e sociale collettiva.

D’altra parte, anche per i motivi contraddittori socio-economici precedentemente esposti, si sono verificate diseguaglianze sociali con alcuni che si sono arricchiti anche indebitamente (si pensi al mercato nero dei prodotti agricoli, a piccoli traffici illegali, alle mille forme per acquisire individualmente e illecitamente valuta, si tratta in ogni caso di perdite di entrate per lo Stato che non passando chiaramente per l’economia formale, e quindi per le casse dello Stato, non possono trasformarsi in investimenti sociali, in miglioramenti sociali a carattere universale). Ciò si accompagna allo storico drammatico problema del blocco la cui soluzione non è certo in mano ai cubani, ma sempre imposto dai governi statunitensi; ovviamente non sono sufficienti le pressioni internazionali, iniziative di solidarietà , come noi con altre organizzazioni politiche comuniste insieme alle associazioni di solidarietà realizziamo nella lotta continua al fianco della rivoluzione socialista, ma la risoluzione del problema del blocco non dipende né dal popolo né dal governo cubano. Il blocco economico statunitense, la crisi internazionale, la scelta forzata di realizzare valuta attraverso il turismo, è chiaro che tutto ciò provoca difficoltà e nodi nella transizione al socialismo, delle contraddizioni nel processo rivoluzionario, poiché come tutti i processi è naturale che anche quello cubano viva le proprie contraddizioni muovendosi sul cammino sempre del loro superamento a volte difficoltoso, e che spesso appaiono quasi irrisolvibili in una dimensione in cui non esiste come ai tempi dell’URSS e del Comecon un blocco internazionale socialista di riferimento .

Il Governo cubano si è potuto permettere in passato anche dei provvedimenti avanzatissimi di natura economico- sociale, ugualitarie e universali anche al di sopra della reali condizioni sopportabili per la struttura economico-produttiva del paese, ad esempio con forti ammortizzatori sociali, come li chiameremmo noi, o comunque di coperture universali di assicurazione sociale che hanno garantito e tuttora garantiscono un’occupazione a tutti, una casa a tutti, educazione e sanità gratuite per tutti. Il tasso di disoccupazione a Cuba è poco più dell’1%, e stiamo parlando del 2010 quindi in piena crisi; un lavoro per tutti, coperture reddituali larghe,come le indennità di disoccupazione, le assicurazioni sociali, garanzie universali, non solo sulla salute, sulla scuola, ma addirittura, per esempio, poter permettere a molti cittadini di conseguire a titolo completamente gratuito 2 o 3 lauree, rimanendo fuori dalla produzione oltre l’età dei 30 anni; e poi gli assegni alla famiglia proprio per far sì che il proprio figlio non debba andare a lavorare ad esempio nel turismo, ma possa continuare a studiare.

C’è poi il sempre più deciso e incisivo sostegno alle economie locali anche nelle zone del paese con economie povere e senza possibilità di investimento autonomo in loco; si stanno infatti incrementando gli interventi attivi intersettoriali che sostengono, con risorse destinate da una corretta ed equilibrata pianificazione centralizzata, queste forme di economie locali a forte sostenibilità socio-ambientale.

Se non si risolve la crisi internazionale – e tale soluzione non è in mano ai cubani , né agli altri paesi dell’ALBA, come i boliviani o ai venezuelani - ovviamente si creano continue contraddizioni e alcuni elementi negativi a carattere di ricaduta sociale ed economica. Ed ecco perché il Governo cubano, con il forte consenso del sindacato (CTC) dei lavoratori, della base dei cittadini attraverso le consultazioni continue con i CDR, è orientato obbligatoriamente a prendere dei provvedimenti che si muovano nel senso di una maggiore produttività ed efficienza economica interna.

Di tutto ciò si sta dibattendo molto nei posti di lavoro, nei CDR, nei quartieri e così si sta intanto preparando il congresso del Partito che, si pensa, si terrà nei primi mesi dell’anno prossimo. Uno dei temi più importanti di dibattito, è appunto quello di come e quale transizione, di come rafforzare il ruolo internazionale negli scambi economico-produttivi e commerciali, e come allargare e rafforzare i rapporti realizzati sul piano internazionale con i paesi dell’ALBA, quale prospettiva e quale economia, quale forma di pianificazione; questi temi sono stati anche dibattuti ad aprile nel congresso dell’Unione dei Giovani Comunisti e saranno oggetto del prossimo congresso del Partito.

Anche negli ultimi discorsi di Raul Castro, come qualche mese fa nella presentazione dei risultati economici del 2009 con le linee programmatiche del Piano Economico e Sociale per il prossimo periodo di pianificazione presentate dal Ministro dell’Economia Marino Murillo, si mette sempre in evidenza che, fermo rimanendo la pianificazione come strumento imprescindibile per il lavoro di direzione dei problemi economici e sociali, bisogna sempre più ricercare proposte, forme e metodi per escludere i rischi che possono derivare dall’improvvisazione e dalla mancanza di una visione integrale.

Sono stati evidenziati i risultati positivi conseguiti dall’economia cubana (come ad esempio la capacità di restituire ai partners esterni oltre un terzo di debiti accumulati e il successo di alcune attività che assicurano entrate sostituendo parte della dipendenza dalle importazioni) in una fase in cui l’economia mondiale continuerà a permanere in una crisi sistemica e strutturale in cui sempre più forti si faranno le ricadute sociali.

Dalle ipotesi di lavoro sulle tematiche dell’ammodernamento e perfezionamento del sistema economico pianificato, emerge chiaramente che uno dei fattori che provoca indebitamento estero e risultati negativi della Bilancia dei pagamenti è dovuto alle importazioni di alimenti e a problemi nell’agricoltura, nonostante alcuni risultati positivi come l’incremento della produzione delle uova, del riso, dei fagioli, degli ortofrutticoli, del latte che ha ridotto l’importazione del latte in polvere. È evidente che i maggiori incrementi di produttività realizzati sono avvenuti attraverso i processi di concessioni di terre in usufrutto e altri incentivi alla produzione agricola; non si tratta solo di assegnazioni di risorse ma anche della ricerca di nuove forme organizzative che facilitino i produttori a vender direttamente nel mercato gli eccedenti attraverso regole controllate della domanda e dell’offerta, o dando un ruolo decisivo a modelli di gestione che sappiano far compenetrare le attività delle imprese statali a quella delle cooperative, insieme a quelle degli agricoltori proprietari individuali e degli usufruttuari della terra.

Si sta anche lavorando su modalità che favoriscano lo sviluppo dell’agricoltura attraverso forme di aiuto all’investimento con finanziamenti bancari ai produttori e l’introduzione di procedimenti di redistribuzione della ricchezza, come forme di tassazione e di pagamento di imposte. Ciò significa in un paese come Cuba a vocazione agricola, ritornare ad un’agricoltura moderna meccanizzata con un uso appropriato di tecnologie ad altissima sostenibilità eco-sociale. Non è più economicamente e socialmente sopportabile che continuino ad esserci quasi il 60% di terre sottoutilizzate “oziose” forzatamente o terre incolte. Per ritornare all’agricoltura a ottimale produttività bisognerà dare anche degli incentivi, creare forme di proprietà individuale, che non è la proprietà privata, forme di controllo di pianificazione centralizzata ma con incentivi alla produzione, alla distribuzione, all’accesso al commercio per la produzione che supera gli standard di produttività media ai singoli agricoltori o anche dare un forte ruolo alle cooperative. Anche attivare le imprese individuali, in altri settori non strategici, appoggiate e corroborate dall’impresa statale e dalla struttura cooperativistica strutturata in rete, questo potrebbe essere un altro dei provvedimenti di rilancio della pianificazione.

Già nel 2008 e 2009 si sono realizzate importanti riduzioni dei costi, partendo dal presupposto che Cuba non può sopportare il costoso pagamento di importazioni che si potrebbero evitare con la produzione nazionale; in questo senso i risultati vanno ottenuti già nel breve-medio periodo ponendo al centro le problematiche del lavoro come prioritarie già nel 2010-2011, visto il basso livello di produttività esistente. Bisognerà in generale mettere mano alla produttività del lavoro; negli ultimi anni a Cuba, al contrario di quanto avviene nei paesi capitalisti da oltre 30 anni, gli incrementi salariali sono stati maggiori della produttività del lavoro;cioè si ridistribuisce in termine di salari più di quanto si ottiene in termini di produttività. Allora il primo obiettivo su cui già da mesi si sta lavorando è, sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo, intanto quello di rafforzare la coesione rivoluzionaria del mondo del lavoro, con ad esempio una maggiore occupazione a elevata produttività nelle situazioni in cui c’è più carenza; ecco spiegato semplicemente cosa significa riallocare i 500.000 lavoratori poco produttivi delle attività statali, da destinare a quei settori dove necessita maggiore produzione e produttività, e non licenziamenti come la propaganda imperialista occidentale trasmette per screditare la rivoluzione socialista cubana.

I piani di investimento dovranno essere riorientati al fine di garantire un incremento delle esportazioni e una sostituzione delle importazioni, e già il piano del 2010-2011 ammetterà solo quegli investimenti corredati da un piano di fattibilità approvato preventivamente considerando anche l’impatto ambientale e sociale complessivo. Si stanno studiando forme di perfezionamento a medio-lungo termine di tutto il processo di pianificazione dell’economia nazionale, ma al contempo si sta lavorando all’approvazione delle proiezioni della programmazione a medio termine 2011-2015, in modo tale che la pianificazione assuma sempre di più una forma contestuale e armonica e coordinata con le attività principali di forte relazione fra istituzioni centrali dello Stato e istituzioni locali.

Fra le varie ipotesi in studio ci sono quelle di coordinare processi di pianificazione centralizzata nell’economia con processi di decentralizzazione coordinata, cioè far sì che a fronte del piano centrale dell’economia ci siano dei piani che evidenzino e sviluppino al massimo le economie locali, lo sviluppo locale autodeterminato a carattere sostenibile socialmente ed economicamente. Quindi si stanno studiando le relazioni possibili equilibrate fra pianificazione centrale e decentralizzata, sempre rafforzando il carattere rivoluzionario della transizione socialista, in cui la decentralizzazione ha a che fare anche con le possibilità di sviluppo locale sostenibili eco-socialmente ed autodeterminato.

Un provvedimento urgente è rendere direttamente la cultura e l’università legata di più al mondo del lavoro, creare investimenti a carattere locale. La realizzazione di tale processo ha bisogno di far coordinare tutte le istituzioni locali non soltanto con i Ministeri sociali ed economici più direttamente orientati alla determinazione dei processi di pianificazione, ma deve avvenire ad esempio con una relazione forte con il Ministero dell’Educazione Superiore, poiché bisogna favorire competenze culturali, competenze professionali e corsi per laureati in differenti condizioni del mondo del lavoro, e questo semplicemente perché anche in un’economia socialista le condizioni economico-produttive e del mondo del lavoro, sono differenti da provincia a provincia, e allora bisogna creare competenze diverse. E’ ovvio che anche uno dei temi centrali rimane quello che per dare una maggior risposta agli sforzi produttivi bisognerà risolvere gli annosi problemi della filiera della distribuzione, in modo che i prodotti arrivino alla popolazione senza ritardi e senza che siano deteriorati.

Altri cambiamenti potrebbero riguardare il taglio di una serie di sprechi, che ormai derivano da una strutturazione economica e produttiva superata da una nuova e differente strutturazione di una società che ovviamente non è quella di 15 o 30 anni fa, società che viveva in condizioni politiche ed economiche differenti da quelli attuali, anche per le relazioni con URSS e Comecon . Da questo punto di vista per Cuba le relazioni internazionali sono estremamente importanti con i paesi dell’ALBA e vanno incentivate relazioni internazionali forti anche con altri paesi, non solo con la Cina che è storicamente un partner privilegiato, ma ci sono relazioni internazionali molto forti di interscambio commerciale anche con la Russia e con alcuni paesi che si caratterizzano non necessariamente in quanto socialisti, ma che hanno un connotato fortemente di propria autonomia, una propria identità che già da ora favoriscano scambi paritari di collaborazione con Cuba e con i paesi dell’ALBA. Rafforzare quindi tutte le relazioni internazionali che possono facilitare un interscambio che ad oggi è ancora difficile.

L’altro obiettivo è trovare modi e forme per poter arrivare prima possibile ad eliminare, per attenuare gli effetti negativi, la doppia circolazione di moneta, che non può essere tolta per decreto, senza un miglioramento dell’efficienza produttiva, perché questo creerebbe un’inflazione incredibile. Un’inflazione di questo genere genererebbe un aumento dei costi tale che dall’economia capitalista verrebbe risolto tagliando, a partire dai costi del lavoro; quindi disoccupazione, precarietà ecc. Un paese socialista come Cuba mai farà una scelta del genere, poiché snaturerebbe la transizione con forme pure di capitalismo di Stato che sono assolutamente contrarie allo spirito e alle politiche volute a tutt’oggi da Cuba socialista..

Il riordinamento e la creazione di una diversa base produttiva va realizzata all’interno di una forte sostenibilità del socialismo a partire dal mantenimento della qualità della salute e dell’educazione, che continuerà ad essere garantita gratuitamente a tutti i cittadini migliorandola e riducendo, laddove sono presenti, i costi dovuti a sprechi. E visto che il socialismo si differenzia dal capitalismo perché non è basato su una semplice migliorata ridistribuzione dei redditi ma è incentrato sulla più equa ridistribuzione della ricchezza sociale, allora bisognerà giungere ad una ottimizzazione della ridistribuzione di questa ricchezza sociale, ma da subito bisognerà prima far si che tale ricchezza del paese aumenti diminuendo da subito la dipendenza dalle importazioni e rafforzando l’export. Ed infatti in tal senso lo stesso piano 2010 è elaborato partendo da cinque linee principali :


1) non incorrere in costi in divisa straniera per un ammontare superiore alle entrate;


2) considerare gli inventari e i preventivi come fonte del piano annuale;


3) limitare i nuovi investimenti favorendo quelli che generano entrate in divisa a breve termine e che sappiano sostituire le importazioni;


4) dare le priorità alle produzioni che generano entrate da esportazioni;


5) ridurre gli sprechi nei costi della sfera sociale per quelle quantità che il livello di contesto attuale dell’economia non sostiene.

Per garantire le entrate esterne nelle attuali difficili condizioni in cui sta operando l’economia si stanno approvando dei piani di finanziamento che sicuramente andranno a favorire i settori o le produzioni centrali esportazione (ad esempio nichel, biotecnologie, turismo , combustibili, rum, tabacco, ecc) i quali potranno disporre dei finanziamenti necessari senza che siano subordinati ad altre priorità, e su tali settori andranno occupati quella parte di lavoratori statali oggi ritenuti poco produttivi.

Tali risultati partono dal presupposto che attualmente ci sono riserve per l’incremento della produzione e dell’efficienza economica ma già per questa fine del 2010 e per il 2011 bisognerà lavorare con intensità e disciplina per potenziare al massimo tali riserve interne di efficienza in quanto si prevede che le condizioni esterne (crisi internazionale e blocco) continueranno ad essere molto difficili. Per far ciò bisognerà modernizzare da subito il mondo del lavoro anche in funzione di un “disincentivo” all’occupazione esclusivamente nel turismo, ritornare ad attività produttive per settori più atti all’export e dare impulso alla produttività settoriale, salvaguardando sempre tutte le garanzie sociali, per sempre far convivere in maniera equilibrata il lavoro produttivo e l’efficienza socialista; cioè produrre di più, con più remunerazione e migliori condizioni di lavoro per aumentare la ricchezza interna del paese e ridistribuirla socialmente e universalmente secondo i principi socialisti. Solo così si potranno costruire le condizioni di prospettiva per far sì che non ci sarà più bisogno della doppia circolazione con il Cuc, né la forte dipendenza delle valute estere, ma si potrà tornare ad un’economia più stabile solo con la moneta nazionale, togliendo così quelle sacche di privilegio rappresentate appunto dall’immissione forzosa della doppia circolazione.

La cosa estremamente importante che abbiamo potuto verificare in tutti i nostri continui rapporti di relazione politica e culturale e nei frequenti incontri, quelli con il Partito, con i sindacati, con i CDR, con le università e con i centri studi che si occupano di pianificazione è, come più volte ci fanno notare sui documenti ed interventi (scaricabili semplicemente dai siti internet come Cuba debate, Cuba socialista, Granma, e altri), che il Partito, le strutture universitarie, il Governo, i Ministeri sono assolutamente consapevoli della situazione di crisi internazionale e delle ricadute interne ,e sono altresì consapevoli del fatto che la via al socialismo cubana passa per la strada del perfezionamento, ammodernamento e quando servono delle riforme, discusse e condivise con il popolo, in una consolidata democrazia partecipativa, popolare e socialista, e rimarcandola necessità del rafforzamento di una moderna pianificazione che risolva le naturali e ovvie contraddizioni a passi più veloci e sicuri sulla strada di una più stabile transizione al socialismo.

Tutti i processi di riordinamento e perfezionamento delle attività economico produttive e della stessa modificazione e creazione di una diversa base produttiva, pur partendo dall’assunto delle gravi ricadute su Cuba del blocco e della crisi economica internazionale, rimangono sempre fortemente in mano alla volontà del popolo cubano e alle determinazioni condivise con il popolo del Partito Comunista e delle istituzioni governative rivoluzionarie, sempre decisamente orientati alla capacità di rafforzare e rendere sostenibile nell’attuale contesto internazionale la scelta irrinunciabile del Socialismo,unica garanzia insostituibile dell’indipendenza di Cuba e della sua sovranità nazionale.


Ottobre 2010

La Rete dei Comunisti