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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI

 

 

Il nostro perenne impegno

con Carlos Muniz

 

 

29 aprile 2010 - Andres Gomez Direttore Areítodigital (cubadebate)

 

Torna a commemorarsi un altro anniversario dell'assassinio del nostro compagno Carlos Muñiz Varela, cubano di nascita e portoricano per  devozione, giovane e gagliardo – aveva allora 25 anni - padre di due piccoli figli, un maschio ed una femmina (che oggi hanno un’età maggiore di lui allora) e membro del Comitato Nazionale della Brigata Antonio Maceo. Questa volta sono trentuno gli anni trascorsi da quando, quel pomeriggio di aprile del 1979, i terroristi dell’estrema destra cubana, o loro complici, assassinarono Carlos a San Juan de Puerto Rico.

 

Scandalosamente, i suoi assassini non sono mai stati perseguiti dalle autorità, né dell'isola - quelli della colonia  - né le federali, quelle degli occupanti. Anche se l'attentato è avvenuto in pieno giorno, in una urbanizzazione del comune di Guaynabo, parte dell’area   metropolitana di San Juan, con i vicini presenti, che, come testimoni dei fatti, diedero le informazioni pertinenti ai periti della polizia incaricati d’investigare sull’omicidio.

 

Da allora le autorità hanno le descrizioni fisiche dei terroristi. Incluso che uno di loro, consapevole della sua immunità, osò sporgere metà del suo corpo, da un finestrino dell’auto dal quale spararono a Carlos, per sparare un colpo finale, per assicurarsi della sua morte. Anche dell’auto utilizzata le autorità hanno avuto la descrizione pertinente.

 

Portorico non è il Brasile, né in superficie né in popolazione. E’ una piccola isola e la abitano qualche milione di persone. E in questa bella isola gli infami che si dedicano al terrorismo, non sono molti. Quindi, non deve essere molto difficile all'FBI, responsabile - tra l'altro - di salvaguardare lo stato di diritto e, soprattutto, la pace e la sicurezza dei suoi cittadini sotto la sua giurisdizione, l'inchiesta e la soluzione di questo assassinio.

 

Specialmente in questo caso, quando sono trascorsi trentun anni, tempo sufficiente per già essere in grado di sapere quelli che sono stati gli assassini di Carlos e averli perseguiti davanti ai tribunali di giustizia come la legge prescrive.

 

Di questi trenta lunghi anni, Raúl Alzaga, amico intimo di Carlos e membro della Brigata Antonio Maceo, con il sostegno dei figli di Carlos e un numero di fedeli e conseguenti amici, si è dedicato, con efficacia, ad indagare e districare tutto il relazionato alla cospirazione dell'assassinio di Carlos. E come altra Maledizione Gitana ha esortato le autorità competenti a rispettare la legge.

 

Raul ha anche  costantemente e rigorosamente denunciato, attraverso la stampa e altri mezzi, coloro che hanno assassinato Carlos, così come le autorità che li hanno protetti per tutto questo tempo.

 

E perché le autorità hanno protetto gli assassini di Carlos? Molto semplice. Gli  assassini di Carlos sono terroristi dell'estrema destra cubana o loro complici.

 

Questi, come Luis Posada Carriles, Orlando Bosch, Pedro Remón e gli altri usati dal governo degli Stati Uniti nel realizzare la sua politica di terrorismo di stato contro Cuba, dal punto di vista del governo statunitense, sono dei buoni, e per questo godono dell'impunità che gli permette di commettere odiosi crimini. Crimini come l'assassinio di Carlos ed altri più spaventosi come quello dell’esplosione di un aereo della Cubana de Aviacion nell’ottobre 1976, in cui, questi mostri, uccisero 74 passeggeri innocenti.

 

Carlos non è morto invano. La sua morte fu l'altare dell'indissolubile impegno per i suoi compagni/e della Brigata Antonio Maceo con la causa della difesa del popolo cubano. Molte altre cause, i suoi compagni hanno portato avanti, da allora. Allo stesse cause Carlos si sarebbe aggiunto - oltre al suo primario impegno per l'indipendenza di Porto Rico – se non fosse stato assassinato a tradimento quel lontano pomeriggio di aprile di trentun anni fa.

 

Non desisteremo nell’ottenere che sia fatta giustizia fino a vedere i suoi assassini incriminati e condannati per la sua morte.