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In febbraio un incontro di
conversazioni migratorie Cuba-USA 

 

 

29 gennaio 2010 - www.granma.cu

 

 

Il ministro degli Esteri, Bruno Rodríguez Parrilla, ha segnalato, giovedì 28, che esiste un criterio maggioritario contro la politica del governo nordamericano verso l’Isola, valutando l’incontro, con nazionali cubani residenti all’estero, che si sta svolgendo a L’Avana.

 

Il Ministro ha spiegato che questo si manifesta soprattutto con la richiesta dell’ eliminazione immediata e senza condizioni del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli USA a Cuba e che questa politica non è solo una violazione dei diritti umani del popolo cubano,  ma danneggia anche le relazioni tra la Patria e la sua emigrazione, ha dichiarato. 

 

L’assedio economico di Washington contro Cuba è  uno dei temi del dialogo che si sta svolgendo tra gli emigrati cubani e le autorità dell’Isola nel Palazzo delle Convenzioni della capitale. 

 

Rodríguez Parrilla ha annunciato che il prossimo 19 febbraio i due paesi svolgeranno un secondo incontro di conversazioni migratorie, ma che Washington non risponde alla proposta dell’Isola di negoziare un nuovo accordo migratorio ed estendere un dialogo attorno al traffico illegale di persone.

 

La maggioranza degli emigranti cubani ha un passaporto valido per entrare ed uscire dell’Isola quando  lo desiderano, ha ricordato il Ministro, aggiungendo che il presidente Obama non ha realizzato cambi reali nella politica di Washington verso Cuba, ma ha solo smontato le più brutali misure adottate dal suo predecessore  George W. Bush, per dividere le famiglie cubane ed impedire la comunicazione degli emigrati residenti negli USA con le loro famiglie in Cuba.

 

La Casa Bianca non ha mosso un dito per porre in libertà i Cinque combattenti antiterroristi cubani ingiustamente reclusi  negli Stati Uniti, ma il presidente Obama ha tutte le facoltà e l’obbligo etico per farlo immediatamente, come atto di giustizia e di chiara posizione di fronte al terrorismo internazionale.

 

I Cinque sono combattenti antiterroristi, come si riconosce in qualsiasi luogo del mondo. Sono prigionieri politici che hanno subito un processo penale spurio e manipolato, che ha violato i procedimenti e le leggi nordamericane per il solo fatto di prevenire su azioni terroristiche che potevano costare la vita a cittadini cubani ed anche nordamericani.