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Haiti: la vita retorna

a Jacmel

 

15.01.2011 - Juan Diego Nusa Peñalver www.granma.cu

 

La scia della distruzione e della morte del devastante terremoto di un anno fa era giunta sino alla bella e coloniale Jacmel, fondata nel 1698 e capoluogo del dipartimento sud est, seguita anche dall’epidemia di colera, che sta colpendo Haiti senza pietà.

L’infermiera Rosaura Pérez assiste con molto amore  uno dei pazienti di colera, nell’ospedale di riferimento comunitario di Cayes Jacmel. Foto dell’autore
L’infermiera Rosaura Pérez assiste con molto amore  uno dei pazienti di colera, nell’ospedale di riferimento comunitario di Cayes Jacmel

 

A circa 100 chilometri da Port  au Prince, e conosciuta ugualmente con il suo nome indigeno taino di Yaquimel, le sue spiagge sono considerate i gioielli della sud haitiana.

 

La storia racconta che nella sua baia, Francisco de Mirando, creò la prima bandiera del Venezuela, il 12  marzo del 1806, a bordo della nave Corvette Leander.

 

È uno spettacolo unico ammirare la bellezza del suo litorale azzurro protetto da alte montagne solcate da strade pericolose. 

 

Quarta città del paese dichiarata Patrimonio dell’Umanità dalla UNESCO, il potente movimento sismico  (che ha distrutto il  50%-60% della città) ha fatto crollare parte dell’ospedale del dipartimento, il Saint Michel, e la casa dei cooperanti sanitari cubani, che  incredibilmente non hanno sofferto danni di sorta.

Nonostante questo, i medici cubani non hanno mai abbandonayto i loro pazienti.

 

Un clinico continua le sue visite nella parte non danneggiata dell’ospedale, mentre una casa messa a disposizione permette a tre fisioterapisti e ad un infermiera, con altro personale – di migliorare la qualità della vita di handicappati e persone che soffrono per varie malattie e che qui sanano il corpo e l’anima.

 

Uscendo dai ripidi quartieri di Jacmel, in compagnia del dottor Lorenzo Somarriba, capo della Brigata Medica Cubana, visitiamo il moderno ospedale di riferimento  comunitario di Cayes Jacmel, l’ultimo dei 10 concepiti originalmente dal Progetto  Cuba-Venezuela.

 

La furia del poderoso terremoto non è riuscita ad impedire il termine dei lavori.

 

Il dottor Jorge Enrique Casas capo dei medici nel Sudest, e l’infermiera  Rosaura Pérez, che dirigono l’ospedale di Cayes Jacmel, - tutti e due sono camagüeiani per "i quattro quarti"?, dicono che è stato d’inestimabile valore, nella complicata congiuntura epidemiologica di Haiti, aver avuto questa installazione assistenziale disponibile dall’8 agosto.  "Questo sofferente e umile popolo  ci è molto grato", assicurano.

 

Il dottor Casas commenta la particolare soddisfazione che ha provocato al personale cubano il primo parto nel nuovo ospedale, quella mattina del 13 agosto del 2010.

 

"È nata una bella bambina che pesava 2860 grammi e il loro genitori hanno deciso di chiamarla  Fidelia, in omaggio al Capo della Rivoluzione cubana", ha affermato, ed ha aggiunto che da allora sono stati almeno un centinaio i parti, con un tasso di mortalità infantile zero.

 

Rosaura ha spiegato che attualmente offrono  una decina di servizi medici e che nel momento  dell’emergenza provocata dall’epidemia, il centro si è trasformato in una unità per il trattamento del  colera, misura che ha permesso di strappare alla morte almeno 140 persone contagiate, senza lamentare nemmeno un morto.

 

Con quella speciale sensibilità delle donne nel dirigere, questa cubana che adora il suo paese natale, Vertiente, confessa che Haiti l’ha cambiata e che l’ha resa migliore come essere umano.

 

Interviene nel dialogo anche il dottor  Somarriba, per ricordare l’inestimabile appoggio che i gruppi di solidarietà con Cuba a Jacmel hanno offerto, nell’affrontare la malattia mortale, avvisando sulle fonti inquinate, guidando i medici cubani per sentieri impraticabili nelle subcomunità, per sradicare questa malattia che contamina tutto il paese.

 

Il sistema creato nel dipartimento Sudest ha permesso di guarire dal colera almeno 550 persone, che avrebbero incontrato un’altra sorte se non fosse stato per i principi d’altruismo che ogni giorno  fanno brillare la medicina cubana in questo pezzettino del territorio di Haiti.