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I  medici cubani
che assistono i saharaui

 

28.01.2011 - Ulises Canales www.granma.cu

 

Nè l’inverno inclemente, nè l’asfissiante estate, nè l’aridità del deserto, spaventano i professionisti della salute di Cuba che assistono ininterrottamente migliaia di saharaui negli accampamenti per rifugiati.

 

I sei cooperanti cubani sono giunti in distinti momenti del 2010, come parte del rinnovo periodico della Brigata, che già lavora lì da vari anni e che, a differenza delle Missioni Mediche di Cuba in altri paesi, qui svolge periodi più brevi per l’inospitalità del territorio.

 

La Repubblica Araba Saharaui Democratica (RASD) è ubicata in una zona del Sahara, nella provincia algerina di Tindouf, che gli arabi  definiscono come “al hammad”, che si traduce come  la parte più cruda e inospitale del deserto.

 

"Contiamo su poche risorse, ma ci adeguiamo con quello che abbiamo al momento e ai luoghi in cui stiamo vivendo”, ha segnalato molto risoluto il capo della Brigata Medica cubana, Miguel Caballero, commentando che dopo un anno di lavoro sono stati destinati ad un’altra missione.

 

In un’intervista con Prensa Latina nella località  di Rabuni, capitale amministrativa della RASD, Caballero ha spiegato che lo staff segue molteplici patologie, grazie alle specialità degli integranti, medici specialisti in chirurgia, ginecologia e ostetricia, epidemiologia e pediatria, un radiologo e un  anestesista, sono capaci d’assistere pazienti con problemi respiratori acuti o con problemi gastrointestinali.

 

Secondo il medico, le malattie più frequenti sono l’asma bronchiale, l’insufficienza cardiaca, i dolori per addome acuto chirurgico (appendiciti acute) e la tubercolosi.

 

Le autorità saharaui sostengono che la continuità del lavoro è preziosa, soprattutto per la  pratica d’epidemiologia che realizza investigazioni per definire strategie a lungo tempo, per combattere la tubercolosi e altre malattie.

 

Inoltre si tracciano azioni molto positive per diminuire le malattie di trasmissione sessuale e le patologie che si diffondono attraverso l’acqua e gli alimenti.

 

"Si stanno realizzando diverse misure per evitarle”, ha sottolineato.

 

La brigata manca ancora di un’internista, ma secondo Caballero. tutte le malattie si possono seguire nell’ospedale dove hanno la base principale, anche se ogni giovedì vanno in accampamenti -wilaya (in provincia della RASD).

 

Le giornate dei medici trascorrono tra operazioni chirurgiche e visite, sia nell’ospedale che nelle  wilayas, onorando il precetto della salute pubblica cubana e fanno enfasi sulla prevenzione e nel lavoro d’investigazione sul terreno.

 

Inoltre offrono assistenza alla popolazione dei territori detti liberati, in allusione alla parte del Sahara Occidentale controllata dal Fronte Polisario, dopo che fu riconquistata dal Marocco, la nazione che occupa l’altra parte del paese.

 

Prensa Latina ha ascoltato le  testimonianze di cittadini comuni, di ex studenti in Cuba, di ministri del governo saharaui in esilio e tutti hanno coinciso in una forte e favorevole valutazione dell’operato dei medici cubani.

 

“Non è casuale che, ha aggiunto il capo della Brigata, si riceva un’attenzione permanente dalle autorità: cercano d’offrirci le condizioni più propizie, con tutti i limiti che esistono,  facilitandoci tutte le risorse per il lavoro”, ha affermato ancora.

 

E per coloro che sono venuti a salvare vite ed a moltiplicare speranze, pur coscienti delle avversità, l’inospitale deserto è più che una sfida, è divenuto ‘una grande scuola’.