http://www.economist.com/economist-asks/did-cuban-five-receive-fair-jail-sentences

 

Le inchieste possono dare delle sorprese. Soprattutto quando la realizzano poderosi mezzi di comunicazione ed i risultati sono completamente opposti a quelli che la marea mediatica ha tentato di inculcare sistematicamente nelle sue udienze.

 

Così è accaduto nel novembre del 2009 quando il supplemento letterario Babelia,del giornaliero spagnolo El Pais, consultò 109 personalità - selezionate accuratamente - su quali erano i dieci personaggi che hanno segnato la storia contemporanea dell’America Latina. La risposta fu una bomba della quale si è parlato molto poco: i quattro primi nomi della lista risultante furono, in questo ordine, Simon Bolivar, Fidel Castro, Ernesto Che Guevara e Josè Martì.

 

La stessa cosa è accaduta nel luglio del 2005 quando la stazione radiofonica BBC ha chiesto quale era il filosofo più importante di tutti i tempi e si trovò con la sorpresa che il maledetto Karl Marx vinceva il primo posto con ampio vantaggio.

 

Entrambi i casi inviavano segni molto chiari che ci sono verità che rimangono nella coscienza sociale nonostante il sistematico e massiccio indottrinamento che esercita la classe dominante attraverso i mezzi di comunicazione e le strutture educative, lavorative e di consumo.

 

Ricordo questo, vedendo come l’influente pubblicazione britannica The Economist ha collocato questo 11 ottobre nel suo sito in Internet un’inchiesta domandando se i Cinque antiterroristi cubani condannati negli Stati Uniti hanno ricevuto sentenze giuste, ed insieme allaccia un articolo che, benché dica alcune verità, non smette di ripetere i cliché della retorica anticastrista in questo caso, senza fare nessun riferimento agli atti terroristici eseguiti dal Sud della Florida contro Cuba, ragione per la quale queste persone si trovavano a Miami. Per The Economist, “I Cinque” “stavano spiando i gruppi di esiliati a Miami che si oppongono al governo di Fidel Castro” ma che gli “oppositori” pagassero per mettere bombe negli hotel de L’Avana non ha molta rilevanza.

 

“Renè Gonzalez, una delle cinque spie cubane infiltrate in gruppi anticastristi esiliati a Miami, è stato recentemente liberato di prigione. Le condanne al gruppo oscillarono da 15 anni all’ergastolo. Lei pensa che furono giuste?”, interroga The Economist, incapace di mettere la parola dove va e sostituire l’eufemismo di “anticastristi” per l’esatto aggettivo di terroristi.

 

Ma, nonostante, oggi, 13 ottobre, il 90% degli elettori ha votato “No” e qualificato come ingiuste le condanne ai cubani. La verità sugli uomini considerati eroi per la Rivoluzione che è stata maledetta per difendere le idee di Bolivar, Fidel, il Che, Martì e Marx, chissà possa farsi largo verso i lettori di The Economist. Io ho già dato il mio voto, ed invito a tutti quelli che leggano questo articolo a farlo.