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Nuestra America - Honduras

 

Più di mille tra bambini e giovani

assassinati in Honduras

 

 20 dicembre 2011 -www.granma.cu

 

Casa Alianza ha contato 1016 minori di 23 anni assassinati in Honduras da gennaio a novembre di quest’anno, ha informato Prensa Latina.

 

Durante il mese di novembre sono morti 57 bambini e adolescenti per omicidi ed esecuzioni extragiudiziarie, ma comunque un calo se si paragona il totale a quello di ottobre, che fu di 95 morti in maniera violenta.

 

L’organizzazione di difesa dei diritti dei bambini e dei giovani di fronte alla mancanza di una politica seria per questo segmento della popolazione, in materia di diritti umani, educazione e salute, ha chiesto di prendere con cautela la notizia del calo dei morti nell’ultimo mese.

 

Casa Alianza ha relazionato il calo con l’esecuzione dell’Operazione Fulmine, approvata dal governo al principio di novembre per tentare di ridurre il numero dei morti e di azioni criminali in Honduras, dove avvengono 86 omicidi ogni 100000 abitanti.

 

Con questa strategia è aumentato il numero delle pattuglie che coinvolgono la Polizia Nazionale, le Forze Armate, il Ministero Pubblico e la Corte Suprema di Giustizia.

 

Honduras, dove la violenza prevale e dove molte famiglie sono in lutto, e l’impunità riguarda la maggioranza di questi fatti, è il paese più violento del mondo, secondo la ONU.

 

Il Commissario Nazionale dei Diritti Umani, Ramón Custodio, ha avvertito che l’esecuzione extragiudiziaria di persone nel territorio è un problema nazionale che merita misure d’emergenza da parte del potere esecutivo responsabile di garantire la pace e la sicurezza nel paese.

 

Dei 57 omicidi riportati nell’ultimo mese, il 77% è avvenuto con armi da fuoco. il 14% con armi bianche, il 7% con strangolamento e il 2% a colpi, ha pubblicato il giornale El Herald.

 

Gorilla facenti funzioni di polizia reprimono

una manifestazione di giornalisti

 

 

 14 dicembre 2011 - http//it.cubadebate.cu www.defensoresenlinea.com  www.revistazo.biz di Ida Garberi

 

 

Più di mezzo centinaio di giornalisti di mezzi alternativi che marciavano pacificamente per esigere giustizia per l’uccisione di quasi una ventina di comunicatori sociali dal golpe di stato assassino del 2009, sono stati soffocati con gli sfollagente e bombe lacrimogene da parte della guardia di onore presidenziale.

 

La marcia che partì alle nove dalla mattina di ieri dalle vicinanze dell’Università Pedagogica Nazionale Francisco Morazan, si dirigeva alla casa presidenziale con l’unico obiettivo di reclamare al presidente Porfirio Lobo per la mancanza di investigazione delle morti violente di almeno 17 giornalisti, assassinati durante il suo mandato.

 

Quando i comunicatori sociali si avvicinavano alla casa di governo, un gruppo di militari assegnati alla guardia di onore presidenziale accerchiò la strada con una rete metallica, azione che causò malessere nella stampa indipendente che immediatamente ruppe la barriera per continuare il suo percorso ed obbligò i militari a retrocedere.

 

Con la forza delle armi i militari riuscirono ad imporsi davanti ai comunicatori e senza riuscire ad arrivare alla casa del governo, i giornalisti dovettero sviluppare durante il tragitto un atto per ricordare la memoria delle vittime.

 

“Sangue di martiri, seme di libertà” e “siamo colpiti, ma non umiliati”, sono alcuni degli slogan che gridarono i comunicatori sociali che trasportarono manifesti, striscioni ed una bara per ricordare alle autorità che la morte dei 17 giornalisti non deve rimanere impune.

 

La mancanza di capacità dell’esercito per trattare con la popolazione rimase evidenziata un’altra volta, quando i militari senza parlare e dimostrando nervosismo, furono tanto incompetenti nel manipolare le bombe lacrimogene che trasportavano, da mettere in pericolo la vita non solo di loro stessi, ma anche quella dei manifestanti che facevano pressione affinché li lasciassero passare.

 

L’inettitudine dei membri dell’esercito provocò che una bomba lacrimogena esplodesse loro nelle mani e che almeno quindici elementi della truppa soffrissero immediatamente per gli effetti del gas tossico che colpì anche i giornalisti che manifestavano il loro scontento per la mancanza di investigazione delle morti dei loro compagni.

 

Benché in molte occasioni si sia denunciato l’incapacità dei militari per l’esercizio di pattugliamenti, il Congresso Nazionale approvò recentemente una riforma costituzionale che dà loro potestà per portare a termine compiti di sicurezza interna.

 

 

Il Pubblico Ministero non ha fatto niente

per indagare gli assassinati politici

 

 

Familiari delle vittime degli assassinati ed assassinate per ragioni politiche durante e posteriormente al golpe di stato del 2009, realizzarono una manifestazione di fronte al Pubblico Ministero e consegnarono una lettera pubblica al Procuratore Generale Luis Alberto Rubì per esigere che si indaghi sulle morti violente dei loro parenti.

 

I famigliari arrivarono alla capitale da varie regioni del paese e molti di loro hanno pianto durante la manifestazione per la situazione di impunità che attraversano le loro famiglie, in considerazione della negligenza ed indifferenza mostrata fino al momento, da parte della Procura Generale della Repubblica.

 

Adelina Lopez Rodriguez, madre del maestro Felix Murillo, ha affermato che a due anni dall’assassinato di suo figlio, non c’è nessun avanzamento nelle investigazioni.

 

L’angosciata madre ha aggiunto che la morte di suo figlio è stato un assassinio politico. “Abbiamo trovato mio figlio un giorno dopo la sua morte, riportato come scomparso, non aveva i documenti, senza niente, i pompieri lo hanno raccolto di fronte dell’Istituto Nazionale di Formazione Professionale (INFOP), perché l’hanno buttato lì, come se fosse un animale.”

 

Da parte sua Liliana Flores, sorella del professore Manuel Flores, altamente provata per l’assassinio di suo fratello, ha detto che il caso di Manuel è stato un prodotto della persecuzione politica.

 

Manuel era professore di una scuola media ed è stato brutalmente assassinato sotto gli occhi dei suoi studenti, mentre stava dando classe.

 

Flores ha aggiunto che dopo 2 anni di continuare a reclamare un’investigazione senza risultati “si sente impotenza, gli organismi dello Stato non hanno compiuto il loro dovere e qui continuiamo esigendo giustizia, affinché cessi l’impunità, affinché cessi la persecuzione politica.”

 

Nel frattempo Wilfredo Moncada, fratello di Francisco Alvarado assassinato nella colonia “Flor del Campo” in ore della notte del 22 settembre 2009, arrivò alla manifestazione per chiedere, come il resto dei famigliari, che il Pubblico Ministero risponda ai suoi appelli.

 

Francisco Alvarado morì quando fu raggiunto dagli spari di alcuni poliziotti che impedivano tutti i tipi di manifestazioni degli appartenenti al Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, mentre il sanguinario dittatore Micheletti aveva imposto il coprifuoco notturno.

 

Il professore Roger Vallejo morì anche lui per uno sparo alla testa nel mese di settembre del 2009 di fronte al mercato della zona di Belen, e sua sorella Leonor Vallejo ha affermato che “sente un’impotenza enorme per non potere fare niente, che nessuno ci dà delle risposte di nessun tipo, le nostre autorità non fanno niente ed io non ho nessuna speranza che possano fare qualcosa.”

 

Durante la manifestazione, una commissione di parenti consegnò la “lettera pubblica” ad un assistente del Procuratore Generale Luis Alberto Rubì, visto che presumibilmente il funzionario pubblico non si trovava nel suo ufficio.

 

La lettera è stata firmata da più di 60 associazioni ed organizzazioni sociali e dei diritti umani di vari paesi del mondo. La manifestazione si sviluppò nel contesto del giorno della Dichiarazione Universale dei diritti umani approvata dalle Nazioni Unite, il 10 dicembre 1998.

 

La memoria storica recente, registra che la Procura Generale della Repubblica complottò con la Corte Suprema di Giustizia (CSJ) per eseguire il golpe di Stato contro il Presidente costituzionale Manuel Zelaya e che inoltre si incaricò di criminalizzare migliaia di persone per opporsi alla rottura dell’ordine costituzionale, unite nel Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP).