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Il traduttore si scusa per gli errori 

 

 

Cuba ha già sofferto il capitalismo

 

 

 

6.09.11 - M.E.Yepe www.granma.cubaweb.cu

 

I cambiamenti in atto a Cuba nel calore delle riforme promosse dal Partito Comunista e dal Governo dell'isola sono oggetto di costanti anatemi da parte dei media corporativi statunitensi, nella cui avanguardia milita il principale portavoce del governo invisibile della superpotenza  The Wall Street Journal (WSJ).

Mentre altri media corporativi  occidentali mantengono i loro attacchi contro la Rivoluzione cubana, sostenendo che il processo di attualizzazione del socialismo, ora in corso, conduce al capitalismo, il WSJ assicura che ciò è quanto Cuba vuole far vedere.

Da per sicuro le menzogne degli altri e  si dedica a dimostrare che l'isola inganna il mondo sostenendo che ha cambiato corso. La columnist Mary Anastasia O'Grady, nel commento intitolato ‘La Cuba sta diventando capitalista?’ (Is Cuba going capitalist?) afferma che "questa non è la prima volta che ci viene detto che l'economia comunista, paralizzata dal 1959, è sul punto di invertire il suo corso", ma "l'idea che questo è capitalismo sarebbe divertente se non fosse così triste", come se qualcuno a Cuba avesse mai invocato un ritorno a quell' ignominioso passato.

Il giornale dell'oligarchia finanziaria statunitense dice che lo scopo delle riforme economiche cubane è di gravare con imposte le transazioni del mercato nero e si riferisce a questo come se fosse qualcosa d'inesistente nel suo stesso paese per condannare il governo cubano che lo avrebbe permesso ed ora vuole mettere ordine in casa propria.

Ignora l’allarmante volume dell'economia sommersa negli Stati Uniti, nonostante la severità con cui progettano ed operare le tanto temute autorità repressive create per prevenire e punire le transazioni illecite.

Un articolo pubblicato nell’aprile 2009 nel Milwaukee Journal-Sentinel firmato da Kathleen Gallagher, relaziona su uno studio della University of Wisconsin-Madison, secondo la quale, mentre negli USA l'economia globale lotta per sopravvivere l'economia sommersa si sviluppa impetuosamente.

"Le entrate non dichiarate negli Stati Uniti si sono ampliate sino ad essere di 2,25 bilioni di dollari, creando una relazione tra le entrate non dichiarate e le entrate lorde che sta raggiungendo i livelli massimi dal tempo della Seconda Guerra Mondiale" secondo la ricerca.

Si sta creando, a livello federale, un passivo per imposte non riscosse di oltre 600milioni di $ e l'aggravarsi della recessione ha ridotto le opportunità d'impiego regolare e incrementato la crescita delle attività di lavoro sommerso, assicura l'inchiesta.

Rivela anche che "ci sono  824milioni di dollari in contanti che circolano sul mercato nero - abbastanza per dare ad ogni uomo, donna e bambino nel paese 2700 dollari in contanti, o 1750 se si tiene conto che un terzo della valuta statunitense circola all'estero".

L’editorialista del Wall Street Journal che cito all'inizio di questo commento non potrà mai capire, e molto meno spiegare, come è che a Cuba si può fare la riorganizzare della forza lavoro senza ricorrere a "terapia d'urto", o pacchetti di misure che scarichino la crisi sulle maggioranze a basso reddito che sono quelle che soffrono con più intensità i tagli alla spesa sociale e sono quelle che appoggiano più fortemente le proteste e le manifestazioni popolari e studentesche che le forze di polizia, al servizio delle oligarchie, reprimono con violenza.

Non è in grado di capire che la crescita del settore non statale dell'economia a Cuba non significa la privatizzazione della proprietà sociale. Molto meno può concepire che l'espansione e la flessibilità del lavoro nel settore non statale serve allo sviluppo del modello socialista a Cuba, liberando da carichi amministrativi lo Stato e contribuire con l’apporto aggregato degli obblighi fiscali a rendere valida la garanzia, per tutta la popolazione, dei sistemi sanitari ed educativi; della sicurezza ed assistenza sociale; della cultura, scienza e sport; della difesa e sicurezza della Nazione, così come delle altre conquiste del popolo in Rivoluzione.

Cuba ha conosciuto il capitalismo, lo ha sofferto e si è ribellato contro questo ingiusto sistema socio-politico, che identifica come responsabile del deplorevole stato del mondo attuale.

I cubani sono a favore dei cambiamenti necessari ai loro progetti e l’intraprendono senza paura. Ma il ritorno al passato capitalista non lo accetterebbero, mai!