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Questo maestro sarà come un eroe

che il suo popolo non dimenticherà!

Fidel, su Conrado Benitez, nella cerimonia di graduazione degli insegnanti volontari, il 23 gennaio 1961

 

 

5 gennaio 2011 - www.granma.cubaweb.cu

 

 

Chi era questo giovane?

 

Era un giovane uomo di 18 anni che conosceva solo il sudore onorato, che conosceva solo la povertà, che conosceva solo il sacrificio; era un giovane umile e un giovane negro, per cui aveva conosciuto anche la discriminazione crudele ed ingiusta; era povero, era negro ed era maestro: queste sono tre ragioni per cui gli  agenti dell’imperialismo lo hanno assassinato; era giovane, era negro, era maestro, era povero, era operaio:  lì ci sono due ragioni in più per le quali gli agenti dell’imperialismo lo hanno assassinato. […]

 

Questo  maestro, morto, crudelmente assassinato, non sarà come una luce che si spegne, sarà come una fiamma di patriottismo che si accende; questo maestro dopo morto continuerà ad essere un maestro.

 

Questo giovane assassinato rimarrà eternamente giovane; questo giovane del popolo umile  e negro, uno di quelli che hanno patito la fame e la discriminazione, che ha reagito volendo fare il mastro, ha reagito volendo insegnare.

 

Questo operaio che lavorava di giorno e studiava di notte, resterà come simbolo immortale e come esempio del nostro popolo, come un eroe che è morto compiendo il suo dovere, come maestro che era là insegnando dai primi di gennaio, come rivoluzionario che ha realizzato il suo compito, che è andato con i suoi libri ad insegnare senza temere il rischio, questo maestro sarà un simbolo, questo maestro sarà come un eroe e il suo popolo non lo dimenticherà mai più!

 

 

Il legato di Conrado Benítez

 

Tra le centinaia di migliaia di giovani e di ragazzi, quasi bambini, che nel 1961 risposero al richiamo  di Fidel per alfabetizzare tutta Cuba, c’era Conrado Benítez,  che fu assassinato all’inizio della campagna, da coloro che volevano spegnere il faro dell’educazione.

 

 

5 gennaio 2011 - Ventura de Jesús www.granma.cubaweb.cu

 

 

È difficile sapere con esattezza quante scuole portano il suo nome. Quello che si sa con certezza è che in molti luoghi di lavoro cubani si rende onore a Conrado Benítez, uno dei giovani che divenne maestro volontario nel 1960, per portare l’educazione nelle zone più recondite del paese.

 


È passato  mezzo secolo dal suo vile assassinio

Conrado fu vilmente assassinato dalle bande controrivoluzionarie al servizio della CIA, il 5 gennaio del 1961, a pochi giorni dall’inizio  della Campagna d’Alfabetizzazione, una straordinaria iniziativa svolta da circa 300000 giovani, che in un solo anno riuscirono ad eliminare il flagello sociale dell’analfabetismo.

Anche se è trascorso mezzo secolo da quell’orribile crimine, si ricorda Conrado con molto affetto in tutta l’Isola ed in maniera speciale nel suo quartiere natale, Pueblo Nuevo, a  Matanzas.  

 

Regla Benítez, cugina del martire, si sorprende di quanto affetto suscita ancora il suo ricordo: "Io sono nata tre anni dopo la sua morte; con l’uso della ragione mio padre mi raccontò i dettagli della sua triste storia. Ho saputo che era un ragazzo molto educato, che gli piaceva lavorare, per aiutare in casa, e adorava sua nonna Maria Luisa. Si distingueva per la sua timidezza, era silenzioso e introverso, tranquillo e affettuoso”.

 

Regla ha 47 anni. Laureata in  Matematica è docente nella Facoltà di Cultura Fisica, a Matanzas. "Sarà una coincidenza, ma nella famiglia ci sono parecchi maestri”,  ha detto, senza dissimulare l’ammirazione per quel cugino che non ha conosciuto, ma di cui tanto si parla in casa.

 

 

Uno dei più amati

 

 

Herminia Benítez López fu una delle persone più legate a Conrado. Miní, come la chiamano, adorava suo nipote e non lo perdeva mai di vista.

 

"Era una delle persone che ho amato di più, come i miei due figli”, confessa questa donna di 87 anni, con tutte le sue nostalgie vive. “Il giorno in cui giunse la notizia del suo assassinio, fu uno dei peggiori della mia vita”, ricorda.

 

Miní vive sempre in calle San Francisco, lì dove nacque  Conrado, il maestro volontario il cui esempio fu poi imitato da migliaia e migliaia di giovani di tutto il paese, in una sfida impari della cultura, una straordinaria dimostrazione di quello che possono fare le masse.

 


La zia Miní ricorda la felicità di  Conrado quando  Fidel chiamò ad alfabetizzare.

Seduta della sua piccola sala, Herminia ricorda quel giovane, che 18 anni non aveva avuto il tempo di pensare nella morte e che  sin da piccolo s’interessava alla scuola. 

 

“Aveva costruito da solo una base per pulire le scarpe, e quando frequentava le medie andava con i suoi amici  Adolfo ed Evelio a lavorare nella panetteria La Caoba, qui a Pueblo Nuevo, per cooperare con la nostra economia. Non chiedeva mai niente e lo dovevamo obbligare a prendere i soldi per andare al cinema”.

 

Miní ricorda ancora il viso allegro che fece quando udì il richiamo di Fidel ai giovani disposti ad andare ad insegnare nelle montagne  e nei luoghi più isolati.

 

“Tornò a casa molto contento e disse che avrebbe aderito”.

 

A Minas de Frío, nella Sierra Maestra, Conrado trascorse la prima tappa di addestramento per vari mesi.  Miní ricorda che era contento, aveva conosciuto una ragazza di Camajuaní e si fidanzò con lei. Era felice come maestro e gli piaceva  la relazione con i suoi alunni.  I contadini gli volevano bene e lui andava anche a tagliare gli alberi con loro, per costruire i banchi della scuola. In dicembre  andò nella capitale a cercare qualche giocattolo per i suoi scolari”.

 

 

Il “delitto” d’alfabetizzare

 

 

Conrado partì da Matanzas per ‘Escambray, con altri maestri volontari all’inizio di gennaio. Alcuni storiografi raccontano che vari controrivoluzionari lo vigilavano e una mattina arrivarono all’alba e lo portarono via.  Apparve assassinato sotto una pianta di guasima assieme a Heliodoro Rodríguez Erineo, combattente dell’Esercito Ribelle e fondatore delle Milizie Nazionali Rivoluzionarie nell’Escambray.

 

Il corpo del maestro presentava ferite d’arma bianca. Era evidente che prima d’impiccarlo lo avevano picchiato. Conrado aveva solo 18 anni.

 

"Lo assassinarono per il delitto d’insegnare a leggere e scrivere e per spaventare quelli che stavano alfabetizzando, ma l’effetto fu contrario e i maestri si moltiplicarono; tutti si offersero e poi animò moltissimo  sapere che il paese era stato liberato dall’analfabetismo”.

 

Vedere quei giovani, quasi bambini, con le loro uniformi, la lampada nella mano e i loro libri, ci aiutò a superare la su assenza. Lo porto sempre nel cuore, non lo dimentico nemmeno un attimo. La sua morte provocò molto dolore, ma non è stata invano”, confessa la zia che lo amava come una madre.

 

Centinaia di migliaia di ragazzi partirono per le montagne in una coraggiosa sfida agli assassini e non scesero sino a quando, alla fine del 1961, Cuba fu dichiarata libera dall’analfabetismo. Decenni dopo  l’omaggio a  Conrado e agli altri Martiri della Rivoluzione divenne enorme, quando migliaia di connazionali marciarono per altre terre, per cancellare per sempre l’ignoranza e la mancanza di cultura.

 

 

I ricordi di zia Miní

 

 

24 dicembre 2001 - Ventura de JESÚS www.granma.cu

 

 

Matanzas — Conrado Benítez nacque e crebbe sotto  lo sguardo vigile di sua zia Miní che mai lo perse di vista; attenta ad ogni suo passo. Si comportava più come una complice che come una zia, confessa qualcuno molto vicino alla famiglia.

 

Quando, con sorpresa, seppe dell'assassinio di suo nipote, il giorno 5 gennaio 1961, vittima delle bande controrivoluzionarie nelle montagne del Escambray, Herminia Benítez López si aggrappò sconsolata a uno dei forconi della sua umile casa come se avesse perso uno dei suoi due figli. "Quel giorno affrontai il peggior momento della mia vita" ricorda questa donna di statura minuta e che già sorpassa i 76 anni di età.

 

 

Conrado stava sotto lo sguardo protettore di minì

 

 

Miní vive ancora nella strada di San Francisco, nel quartiere di Pueblo Nuevo nella città di Matanzas, nel medesimo luogo dove nacque Conrado, il maestro volontario che a ragione potrebbe essere definito il primo martire della Campagna di Alfabetizzazione e il cui esempio, successivamente, fu imitato da migliaia e migliaia di giovani di tutto il paese, in un gesto eroico di cultura e straordinaria dimostrazione di ciò che possono fare le masse.

 

 

NON TENEVA L'ETÀ PER MORIRE

 

 

Seduta nella piccola sala della sua casa, con i capelli raccolti sulla nuca e con un certo tremore nelle mani, Herminia ricorda il bambino con cui ebbe un affiatamento da madre e che, secondo lei, a 18 anni, non teneva l'età neppure per pensare alla morte.

 

"Da piccolo era molto tranquillo ed affettuoso, benché non sorridesse molto. Anche in giovane età mostrava interesse per la scuola e mi obbligò a rivolgermi ad una preside, mia amica, perché lo ammettesse in classe anche senza avere l'età richiesta. Così fu come iniziò".

 

Racconta Miní che una volta conclusa la primaria, proseguì gli studi nella scuola superiore No. 3 e posteriormente si diplomò presso l' Istituto No.1, in l' Avana. La zia non dimentica che da subito  Conrado si mostrò interessato ad aiutare la famiglia. "Lui stesso si costruì un cassetta da lustrascarpe e dopo, già alla secondaria, andava di notte con i suoi amici Adolfo y Evelio alla panetteria La Caoba, in Pueblo Nuevo, per cooperare al bilancio famigliare. Non era un bambino che chiedeva, esigente, anzi bisognava obbligarlo a prendere qualche moneta perché andasse al cinema".

 

Di risorse economiche molto scarse era  un ragazzo molto serio e disciplinato. "Rispettava tutti e come a tutti i ragazzi gli piaceva il baseball, il calcio e la pista. Era alto e forte. Ancora  ricordo l'allegria sul suo viso quando seppe dell'appello di Fidel ai giovani che stavano disposti ad andare in montagna o in altri luoghi remoti per alfabetizzare. Tornò a casa molto contento."

 

 

L'Epoca in cui lo

vidi più felice

 

 

 

Stette tre mesi in Minas de Frío  e dopo fu ospitato per vari giorni nell' hotel Habana Libre, come tutti i giovani che rientravano dal duro addestramento in montagna.

 

Venne a Matanzas in attesa che lo chiamassero.  Ma la notizia che sarebbe stato collocato, con i suoi compagni,  nel secondo contingente di maestri volontari lo scontentò.

 

Sostiene Miní che quando Conrado seppe della partenza del primo contingente le disse che andava alla stazione a salutarli.

 

"Non andare, ti renderà triste" gli spiegai ma lui decise di andare lo stesso e poco dopo tornò correndo,  bagnato di sudore, e mi disse che mancava uno dei maestri. "Raccogli quello che puoi perché il treno sta per partire" dopo un pò di tempo mi scrisse una lettera raccontandomi che stava bene ed era contento.

 

Miní  notò che il giovane Conrado non faceva mai riferimento alla complessa situazione che si viveva nella zona centrale del paese, dove operavano le bande controrivoluzionarie, appoggiate, finanziate, rifornite dagli USA. Conrado, sapendo che la zia e suo padre stavano in Santa Clara  chiese che andassero a conoscere la sua fidanzata, che viveva in Camajuaní, che era anch'essa maestra volontaria. "Ciò che lui certamente voleva era che suo padre chiedesse, per lui, la mano della fidanzata", confessa la zia. "Il giorno 25 dicembre venne a Matanzas per passare una giornata con la fidanzata e la suocera".

 

A ripensare Miní ricorda che in quei giorni Conrado era particolarmente felice. Svolgeva il suo ruolo di maestro e ammirava come i contadini lo ringraziavano. "I contadini gli volevano bene. La mattina impartiva lezione ai bambini e la notte agli adulti. Andava con loro a tagliar legna per costruire i banchi per la scuola. Quando tornò a casa in dicembre andò fino alla capitale per comprare dei giocattoli per quei bambini. Fu in quell'epoca che lo vidi più felice che mai".

 

 

ASSASSINATO PER IL DELITTO

DI INSEGNARE A LEGGERE

 

 

Insieme a un gruppo di maestri volontari, Conrado partì da Matanzas verso le colline del Escambray quel giorno di gennaio del 1961. Arrivarono di notte. Si narra che giunti nel  villaggio i colleghi cercarono di convincerlo perché non andasse oltre poiché si avevano notizie di scontri a fuoco e della presenza di bande controrivoluzionarie. "Mi pare che voi vogliate aspettare qui,ma io debbo proseguire" si dice che rispose giustificando tale scelta con il fatto che: "Domani di buon ora devo svolgere una lezione".

 

"Gli assassini controrivoluzionari lo stavano aspettando", osserva Miní. "Lo insultarono, gli dissero che era solo un negro morto di fame e che la gente che andava ad aiutare non poteva dargli nulla". Egli si mantenne saldo nelle sue convinzioni e terminato di torturarlo  lo impiccarono con un filo spinato. Questo fu il racconto di suo padre che lo vide morto. Quando mi portarono fino alla scuola a lui intitolata e vidi il luogo dove questo ragazzo alfabetizzava mi posi le mano tra i capelli.

 

"Lo assassinarono per il delitto di insegnare a leggere e per  impaurire coloro che già erano pronti a seguire il suo esempio nelle brigate di alfabetizzazione. ottennero l'effetto opposto: i maestri si moltiplicarono.Tutti si offersero di prendere il suo posto. Questo ci rincuorò e ancor più sapere che, poco tempo dopo, il  paese fu dichiarato libero dall'analfabetismo."

 

"Vedere quei giovani, quasi bambini, con le loro uniformi, le lanterne e gli altri accessori mi aiutò a sopportare la sua assenza. Sempre lo porto nel mio cuore; non lo dimentico nemmeno per un minuto. La sua morte causò gran commozione ; però non fu vana", confessa la zia che lo amò come una vera madre.

 

 

MATANZAS E L'ALFABETIZZAZIONE

 

 

Benché Matanzas non tenesse la situazione più difficile, al trionfo della Rivoluzione, almeno 1 ogni 5 dei suoi abitanti maggiori di 9 anni non sapeva né leggere né scrivere. Ciò fu riconosciuto anche da un censimento del 1953, il quale  registrò quasi 60000 analfabeti su una popolazione che superava di poco i 300000 abitanti con età superiore ai 9 anni.

 

Di certo è che migliaia di giovani soffrivano della carenza di aule e maestri; situazione che era di più totale caos nell'ampia regione di Ciénaga de Zapata e in altre zone rurali della regione. Per questo fu necessario usufruire degli alunni della scuola secondaria e di altri giovani con il livello e la disposizione ad insegnare ai figli dei contadini, di convivere con loro e trasmettere i loro insegnamenti e le loro conoscenze.