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Nixon e la baia

 

dei porci

 

3 gennaio 2011 - www.granma.cubaweb.cu

 

Dall’aprile del 1959, quando come vicepresidente ricevette Fidel Castro, l’appoggio  offerto da Nixon al rovesciato dittatore Fulgencio Batista, che aveva visitato nel 1955, due anni dopo l’assalto alla Caserma Moncada, le sue alleanze con interessi oligarchici lo portarono a domandare con molto anticipo la rimozione del giovane leader guerrigliero. Le misure adottate culminarono con l’invasione nella Baia dei Porci, il 17 aprile del 1961. I due ex presidenti misero a fuoco il tema della Rivoluzione cubana come se fosse  un problema nazionale nelle elezioni del 1960.

 

Nixon fu uno dei politici che utilizzò l’anticomunismo come forma per fare carriera. Nato a Yorba Linda, nel 1913 e con una borsa di studio nell’Università Duke della Carolina del Nord, si laureò in Diritto nel 1937 ed entrò nella firma Winger & Bewley, sino a divenirne  socio. Allo scoppio della II Guerra Mondiale si arruolò nella Marina e poi si dedicò interamente alla politica. Fu eletto nella Camera dei Rappresentanti, vincendo Jerry Worheer, che accusò d’essere uno strumento di Mosca.

 

Tra il 1948 e il 1949, fu la figura principale nella Camera del Comitato d’Attività  Antiamericane del senatore Joseph McCarthy, dove si distinse nazionalmente facendo condannare Alger Hiss, ex ufficiale del Dipartimento di Stato. Fu così che lo designarono per partecipare al Piano Marshall ed evitare l’avanzata del socialismo in Europa occidentale. Nel 1950 lo elessero  senatore per la California, nel 1952 vicepresidente di Eisenhower e presidente dal 1968 al 1974, quando fu obbligato a dimettersi.

 

Fidel Castro ricorda il suo storico incontro con Nixon: "In data tanto precoce come il mese d’aprile del 1959 (il giorno 19) visitai gli Stati Uniti invitato dal Club della Stampa di Washington. Nixon si degnò di ricevermi nel suo ufficio personale... Non ero un militante clandestino del Partito Comunista, come Nixon con le sue occhiate furbe che mi squadravano, giunse a pensare. Se c’è una cosa che posso assicurare, e lo scopersi nell’ Università, è che  sono stato il primo comunista utopico e dopo un socialista radicale, in virtù delle mie stesse analisi e studi, e disposto a lottare con strategia e tattiche adeguate.

 

"La mia unica difficoltà nel parlare con Nixon era la ripugnanza di spiegare con franchezza il mio pensiero a un vicepresidente e probabile futuro Presidente degli Stati Uniti, esperto in concetti economici e metodi imperiali di governo nei quali io da molto tempo non credevo più." Anni dopo Granma pubblicò, in un articolo di Luis Báez, altri particolari della riunione con Nixon che Fidel raccontò in un’intervista con giornalisti nordamericani.

 

"Fu un’intervista molto franca da parte mia, perchè gli spiegai come vedevamo la situazione cubana e le misure che avevamo l’intenzione d’adottare. In generale, lui non  discusse, anzi si mostrò  amichevole ed ascoltò tutto quello che dovevo dirgli. La nostra conversazione se limitò a quello. Credo che lui trasse le sue  proprie conclusioni da quella conversazione. Credo che fu dopo quella che cominciarono i piani per l’invasione."

 

La riunione con Nixon durò poco più di due ore e mezza e il criterio del vicepresidente degli  Stati Uniti fu reso pubblico anni dopo: "Per ciò che concerne la sua visita negli Stati Uniti, il suo interesse fondamentale non era ottenere un cambio nella quota dello zucchero, nè ottenere un prestito del governo, ma guadagnarsi l’appoggio dell’opinione pubblica statunitense per la su politica... Devo riconoscere che in essenza ho appena incontrato nei sui argomenti motivi di disaccordo.

 

Con molto tatto ceraci d’insinuare a Castro che Muñoz Marín aveva fatto un magnifico lavoro in Puerto Rico, attraendo capitale privato e in generale elevando il livello di vita del suo popolo, e che Castro poteva positivamente inviare a Puerto Rico uno dei suoi principali assessori economici a conversare con Muñoz Marín. Quel suggerimento non lo entusiasmò molto e segnalò che il popolo cubano era ‘molto nazionalista’ e avrebbe sospettato di qualsiasi  programma iniziato in un paese considerato come una ‘colonia’ degli  Stati Uniti...

 

Va sottolineato che non ha fatto nessuna domanda sulla quota dello zucchero e non ha nemmeno nominati specificatamente gli aiuti economici”.  

 

"La mia valutazione di lui come uomo è in una certa forma ambivalente. Possiamo essere sicuri, senza dubbi, che possiede quelle qualità indefinibili che ne fanno un leader degli uomini. Non dobbiamo considerarlo, illudendoci, come un ribelle furibondo stile Bolívar, per cui dovremo operare  in conseguenza.

 

"Indipendentemente da quello che pensiamo di lui, sarà un grande fattore nello sviluppo di Cuba e molto possibilmente nei temi dell’America Latina in generale. Sembra sincero, ma  o è incredibilmente ingenuo a proposito del comunismo  del comunismo o è sotto tutela  comunista". "Ma dato che ha il potere di leader al quale mi sono riferito, la sola cosa che possiamo fare è almeno trattare d’orientarlo verso la strada corretta."

 

Richard Nixon fu poi conosciuto come Dirty Dick (Dick l’imbroglione), per la mancanza  di scrupoli che dimostrò per realizzare i suoi obiettivi con sporchi metodi, come i falsi  idraulici che inviò a spiare i candidati del Partito Democratico nell’edificio Watergate, capeggiati dall’ufficiale della CIA Howard Hunt, uno dei capi dell’invasione a Cuba nel 1961. L’episodio fu la scintilla che incendiò la sua presidenza sino a fargli presentare le dimissioni quando compiva il suo secondo mandato.

 

Il Watergate fu un meritato scivolone nella carriera di Nixon. Dirty Dick aveva vinto la presidenza degli Stati Uniti nel 1968, in gran parte come conseguenza dell’assassinio di Robert Kennedy, che svolgeva investigazioni sull’uccisione di suo fratello John in Texas nel 1963. Senza dubbio, questo crimine non è mai stato relazionato con Nixon, nonostante sia stata riportata la sua presenza a Dallas nel giorno dell’assassinio del maggiore dei Kennedy.   Però sì che gli si riconosce la responsabilità dei massacri in Cile, già che dall’elezione di Salvador Allende come presidente, nel settembre del 1970, organizzò il complotto della CIA che, alleata al sanguinario generale Augusto Pinochet, distrusse il governo dell’Unità Popolare eletto nelle urne e preparò il cammino per estendere il terrore in tutta l’America del Sud.

 

Le raccomandazioni di Nixon fecero sì che  Eisenhower decise di far cadere  Fidel e che, a soli sette mesi dall’incontro negli Stati Uniti, in un famoso memorandum dell’11  dicembre del 1959, il capo che  poco guidò la Divisione dell’Emisfero Occidentale della CIA, J. C. King, esortasse ad: "Analizzare minuziosamente la possibilità d’eliminare Fidel Castro: [... ] Molte  persone ben informate considerano che la scomparsa di Fidel accelererebbe  grandemente la caduta del governo..."

 

La Baia dei Porci fu uno dei risultati.