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GUANTANAMO

Minaccia di suicidi, tensione permanente

 

26 aprile 2011 - www.granma.cu (pl)

 

Le minacce di suicidio, dovute anche alle torture,  hanno creato una preoccupante tensione  nel carcere della base navale di Guantanamo, ha rivelato il quotidiano The New York Times.

 

Più di venti prigionieri hanno cercato di togliersi la vita da quando furono portati nell’illegale prigione ubicata nel territorio occupato nella zona a est di Cuba. 

 

Il  NYT ricorda il caso dello yemenita Ali Abdullah Ahmed, che si è impiccato con altri due imputati, nel giugno del 2006, iniziando una sequenza di decessi che ha provocato forti critiche internazionali ed ha  alimentato un dibattito sul tema. 

 

I militari del Pentagono giustificano il suicidio come un atto di guerra asimmetrica, ossia il martirio, segnala il giornale, ma moltissimi  l'interpretano come un riflesso della disperazione di uomini con pochissime aspettative di un giusto processo e con scarsissime speranze d’essere liberati. 

 

La morte di un detenuto deve aprire gli occhi al mondo e far chiudere il carcere della  base, rilegge in molti media internazionali.

 

L'archivio semi segreto su  Ahmed riferiva che faceva lo sciopero della fame, non cooperava ‘completamente’ negli interrogatori e presentava un curriculum di atteggiamenti aggressivi. 

 

Ma sono ben note le denunce internazionali di torture ai prigionieri per forzare le confessioni, oltre alle condizioni disumane della prigione. 

 

Articoli rivelati  nel sito digitale Wikileaks raccontano i dettagli di più di 700 interrogatori ai detenuti e le dette prove che gli Stati Uniti avevano raccolto sui presunti terroristi. 

 

Fino ad ora sono 604 i prigionieri  trasferiti da Guantanamo, mentre 172 sono sempre lì, imprigionati. 

 

Durante la sua campagna elettorale, il presidente Barack Obama aveva promesso che avrebbe fatto  chiudere questo carcere, creato nel 2002 per  prigionieri sospettati di terrorismo, catturati soprattutto  in Afghanistan e in Iraq. 

 

Nel gennaio del 2009, Obama ha firmato un ordine esecutivo per far chiudere, nel termine di un anno, la prigione, ma due anni dopo questa decisione è ancora una prova da superare, che difficilmente sarà realizzata.