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Antonio Guerrero, uno dei Cinque

ringrazia per la solidarietà mondiale

 

 

1 marzo 2012 - www.granma.cu

 

 

Tony GuerreroAntonio Guerrero, uno dei Cinque cubani condannati a lunghe pene negli Stati Uniti, ha ringraziato per la solidarietà internazionale con la sua causa in un’intervista divulgata oggi qui.

 

Le campagne per la nostra liberazione ci danno un respiro, ci danno una forza che non può descriversi con le parole. Ci fanno sentire sempre ottimisti e di potere essere utili alla causa comune che abbiamo, cioè di costruire un mondo migliore, ha osservato.

 

Guerrero, insieme a Gerardo Hernandez, Renè Gonzalez, Ramon Labañino e Fernando Gonzalez, è stato condannato dopo aver monitorato gruppi violenti che da Miami, nel sud statunitense, operano con impunità contro l’isola.

 

In risposte inviate alla rivista settimanale bulgara Tema, pubblicate dal portale Cubadebate, ha considerato l’appoggio internazionale una via per mettere fine ai più di 13 anni di reclusione.

 

Stiamo ancora aspettando che si risolva la nostra situazione attraverso l’ultima risorsa chiamata Habeas Corpus. (…) il nostro appello sarà giudicato dalla stessa giudice che ci condannò nella prima istanza, e le possibilità che si riapra il caso diminuiscono straordinariamente. Pensiamo che ci sono altri canali per mettere fine alla nostra situazione, espose.

 

In questo contesto, Guerrero ha sottolineato la solidarietà e le richieste a Washington affinché permetta il ritorno dei Cinque al loro paese.

 

Sappiamo che un giorno le voci e le azioni per la nostra libertà degli amici del mondo, unite a quelle di tutto il nostro popolo, vinceranno.

 

Migliaia di persone in diverse parti del pianeta, includendo il territorio statunitense, realizzano in maniera sistematica manifestazioni, raccolta di firme, collocazione di cartelli in città ed invio di messaggi al presidente nordamericano, Barack Obama, con l’appello di libertà per i Cinque.

 

Inoltre, Tony Guerrero ha spiegato alla rivista Tema che le autorità non gli permettono di avere contatto con gli altri quattro prigionieri politici.