Saul Landau visita l’Eroe

cubano Gerardo Hernandez

 

 

18.05.12 - AIN Traduzione di Ida Garberi

 

 

Lo scrittore, giornalista, regista di documentari ed accademico statunitense Saul Landau ha visitato nel penitenziario federale di massima sicurezza di Victorville, in California, l’eroe cubano Gerardo Hernandez, uno dei Cinque.

 

Ricorda una nota di Cubadebate, tatta dal bollettino digitale Progresso Settimanale, che Gerardo è stato accusato di cospirazione per commettere assassinio perché, si ipotizza che  - il governo non presentò prove - lui consegnò deliberatamente informazioni sul volo degli Hermanos al Rescate alle autorità cubane affinché gli aeroplani fossero abbattuti.

 

Riferisce Landau che Gerardo appare all’uscita della sala delle visite, si porta davanti alle guardie, lo abbraccia e subito gli parla circa le sue idee per obbligare l’Agenzia di Sicurezza Nazionale (NSA) a fornire la mappa vettoriale dell’abbattimento di due aeroplani di Hermanos al Rescate da parte di MiGs cubani il 24 febbraio 1996.

 

Come si potrebbe obbligare la NSA a che acceda? Non abbiamo risposta, ma la domanda rimane, sostiene Saul Landau, autore del documentario “Che si alzi in piedi il vero terrorista”, nel quale si evidenzia la doppia morale delle autorità di Washington, proteggendo nel suo seno Luis Posada Carrilles, autore intellettuale dell’abbattimento di un aereo civile della Cubana  con 73 persone a bordo.

 

La NSA ignorò le citazioni degli avvocati difensori del lottatore cubano affinché presentassero le mappe vettoriali nel giudizio e negli appelli: “Sicurezza Nazionale”, le due parole letali che non si trovano nella Costituzione né nella Bibbia, costituirono la ragione (o meglio la scusa) per non presentare i documenti, ha esposto.

 

Che cosa ha motivato l’FBI ad arrestare Gerardo ed i suoi quattro colleghi?, ha domandato Landau. Hector Pesquera, rispose l’Eroe, perché questo personaggio - dice – è stato un famoso Agente a carico dell’Ufficio di Miami ed immediatamente deviò l’attenzione dai terroristi e la mise a fuoco sui Cinque cubani.

 

Dopo che la giuria consegnò una dichiarazione di colpevolezza nel giudizio dei Cinque Cubani, Pesquera si vantò in una stazione radio di Miami che lui era stato chi cambiò la messa a fuoco ed invece di spiare le “spie” presentò accuse contro di loro.

 

Ci siamo dati un abbraccio d’addio, Gerardo ha alzato trionfalmente il pugno prima di ritornare alla sua cella, ed io ho camminato verso il secco vento del deserto, e mi diressi fino all’aeroporto dell’Ontario, in California, un’opportunità per pensare alla giustizia ed all’ingiustizia, sottolinea l’accademico statunitense.