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Nuestra America - Ecuador

 

Quinto Anniversario della

Rivoluzione Cittadina

 

 

27.01.12 - Emir Sader - Alainet www.rebelion.org www.resistenze.org

Emir Sader, sociologo e scienziato brasiliano, è segretario esecutivo del Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali (CLACSO).

 

 

 

Alfaro

 

1912


Quito

 

Una donna alta, tutta vestita di nero, maledice il presidente Alfaro mentre inchioda il pugnale nel suo cadavere. Poi alza nella punta di un palo, bandiera fiammante, l’insanguinato brandello della sua camicia.

Dietro la donna di nero, vanno i vendicatori della Santa Madre Chiesa. Con funi continuano a trascinare, per i piedi, al morto nudo. Dalle finestre, piovono fiori. Gridano “Viva la religione” le vecchie “mangiasanti”, “ingurgitaostie”, “raccontapettegolezzi”. Si macchiano di sangue le strade lastricate che i cani e le piogge non potranno mai lavare del tutto. Nel fuoco culmina la macelleria. Si infiamma un gran animo e lì gettano quello che rimane del vecchio Alfaro. Poi calpestano le sue ceneri i bulli ed i delinquenti a stipendio dei signorini.

Eloy Alfaro aveva osato espropriare le terre della Chiesa, padrona di molto Ecuador, e coi suoi guadagni aveva creato scuole ed ospedali. Amico di Dio, ma non del Papa, aveva impiantato il divorzio ed aveva liberato gli indigeni incarcerati per debiti. Nessuno era tanto odiato come lui da quelli con veste talare e lo temevano tanto quelli con i vestiti eleganti.

Cade la notte. Odora di carne bruciata l’aria di Quito. La banda militare tocca valzer e balli nella festa notturna della Piazza Grande, come tutte le domeniche.

 

Memoria del Fuoco III: Il secolo del vento

All'apice dell'euforia neoliberale, nel mezzo delle crisi finanziarie, alcuni governanti hanno dollarizzato le loro economie credendo che nel segno del biglietto verde sarebbero state esaudite tutte le promesse che l'impero promette.

 

Questo è capitato a El Salvador e all'Ecuador (un altro paese che usa il dollaro è Panama, un paese fittizio, creato dagli Stati Uniti in modo da separare il nord della Colombia e indurlo a prestarsi alla costruzione del Canale). Immediatamente, sia El Salvador che l'Ecuador sono stati trascinati dalla crisi, scatenando ondate migratorie verso gli USA e l'Europa. E' stato così che entrambi questi stati hanno rinunciato a condurre politiche monetarie e le loro banche centrali sono passate alla Riserva Federale degli Stati Uniti, senza averne in cambio alcun beneficio.

 

Anni dopo, i due paesi sono ora governati da progressisti - Rafael Correa in Ecuador, Mauricio Funes in El Salvador - anche come conseguenza proprio degli effetti drammatici di quelle politiche neoliberali.

 

L'Ecuador celebra questa settimana i 5 anni di governo di Rafael Correa. Dopo una serie di presidenti che per un decennio non hanno nemmeno potuto finire i loro mandati in seguito al ripudio popolare, Correa ha ottenuto una stabilità istituzionale e una legittimità grazie al sostegno popolare che nessun altro presidente aveva mai ottenuto nella storia dell'Ecuador.

 

Dal 2000 - in modo simile a quanto capitato in Bolivia - vari governi neoliberali sono stati fatti cadere dall'ira delle masse. L'ultimo è stato il governo di Lucio Gutiérrez, un militare che aveva appoggiato una sollevazione popolare precedente e che aveva anche partecipato a un Social Forum Mondiale a Porto Alegre. Venne appoggiato dalla sinistra e dai movimenti sociali e vinse, ma prima di assumere il potere se ne andò negli Stati Uniti dove si rimangiò tutto quello che aveva promesso firmando vari accordi con Bush. La sinistra gli tolse immediatamente ogni sostegno e passò all'opposizione. Il movimento indigeno si divise, ufficialmente si ritirò, ma alcuni ministri indigeni rimasero al governo. L'opposizione questa volta non venne diretta dai movimenti indigeni, ma dai movimenti popolari urbani, cittadini, che riuscirono a far cadere Lucio Gutiérrez. In quella fase venne fuori Rafael Correa, ministro delle Finanze per quattro mesi nel governo di Alfredo Palacio, succeduto a Gutiérrez.

 

Cinque anni fa veniva eletto Correa ed egli dichiarava che l'Ecuador "usciva dalle tenebre del neoliberalismo" e che "si passava da un'epoca di cambiamenti a un cambiamento epocale". L'Ecuador si univa così al gruppo di governi progressisti dell'America Latina che portò all'ingresso del paese nell'Alternativa Bolivariana per i Popoli di Nuestra América (ALBA).

 

Venne convocata un'Assemblea Costituente, in modo simile a quanto già successo in Bolivia e si è passati alla costruzione di un nuovo Stato, repubblicano, multietnico, multiculturale, cittadino. Il processo di trasformazioni guidato da Correa si è chiamato Rivoluzione Cittadina ed è iniziata l'organizzazione di un partito, il "Movimiento País".

 

Questo processo di cambiamento, così come ogni governo progressista latinoamericano, privilegia le politiche sociali, i percorsi di integrazione regionale e le alleanze fra i Sud del mondo e uno Stato forte in grado di indurre alla crescita economica e di fornire garanzia dei diritti sociali e non uno Stato minimale tutto orientato a dare spazio ai mercati.

 

Il governo ha pure ripreso a investire su beni di base come strade, energia, porti, infrastrutture in generale che hanno dinamizzato l'economia ecuadoregna. Nel 2011 l'economia è cresciuta del 8% con un indice fra i più alti dell'America Latina e ciò senza considerare le pressioni esterne negative (diminuzione del credito internazionale, variazioni del prezzo del petrolio, diminuzione delle rimesse degli emigrati).

 

Il governo mantiene un meccanismo di consultazioni popolari tramite l'Assemblea Costituente che gli ha permesso di rifondare lo Stato, approvando una nuova Costituzione e varie questioni di pubblica sicurezza.

 

Con certezza Rafael Correa il prossimo anno sarà rieletto presidente, resta da discutere solo la questione del livello di maggioranza parlamentare che riuscirà ad ottenere. L'opposizione consiste nella destra tradizionale e in settori di sinistra radicale, appoggiati da gruppi del movimento indigeno.

 

L'Ecuador in questi 5 anni è cambiato come mai era riuscito prima, grazie al governo di Rafael Correa, al Movimiento País e al progetto di Rivoluzione Cittadina.