Nuestra America - Colombia

 

 

Si conclude con successo la liberazione del

giornalista francese  da parte delle FARC

 

 

31.05.12 - www.granma.cu

 

Il giornalista francese Roméo Langlois ha assicurato, questo mercoledì 30 maggio, che durante il mese nel quale è stato prigioniero, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) lo hanno trattato “come un invitato” e non è mai stato aggredito o temuto per la sua vita, secondo quanto riporta Europa Press.

 

Langlois ha fatto queste affermazioni pochi minuti dopo essere stato consegnato ad una missione umanitaria, con a capo la promotrice dei diritti umani Piedad Córdoba, nel villaggio di San Isidro, del dipartimento di Caquetá (sud), dove si sono riuniti numerosi abitanti per ricevere il giornalista.

 

Nelle dichiarazioni a Telesur, il reporter della catena France 24 e del quotidiano Le Figaro, ha segnalato che con il suo sequestro “mi resta la convinzione che bisogna continuare ad informare su questo conflitto che è stato dimenticato”. Langlois, di 35 anni, era stato catturato dal Fronte 15 delle FARC mentre accompagnava un’operazione antidroga dell’Esercito, e furono registrati combattimenti, aggiunge PL.

 

Poco prima, Córdoba aveva rimarcato la necessità di continuare a lavorare per una soluzione politica e negoziata del conflitto che vive la Colombia dalla metà del secolo scorso.

 

L’attivista di Colombiani e Colombiane per la Pace ha insistito sul fatto che bisogna “attaccare le cause strutturali della guerra che vive la Colombia, come la miseria, la povertà e le tantissime difficoltà” che soffre il popolo.

 

 

Chiedono un giudizio per Uribe

e la sua cupola militare

www.cubadebate.cu traduzione di Ida Garberi

 

 

Alvaro Uribe

La Federazione Internazionale dei Diritti Umani ha chiesto alla Corte Penale Internazionale de L’Aia, l’apertura di un’investigazione contro i capi militari colombiani durante il governo di Alvaro Uribe, per essere responsabili della morte di civili durante le operazioni militari conosciute come “falsi positivi.”

 

La FIDH ha presentato una relazione questo martedì nel quale condanna questi “crimini di lesa umanità” perpetrati da forze militari colombiane, sotto gli ordini diretti dall’Alto Comando.

 

In questo senso, ha sollecitato all’ONU di non considerare solamente le informazioni ricevute dal Governo colombiano, “data la partecipazione di parte dell’apparato statale nell’esecuzione di questi crimini in massa.”

 

La relazione dettaglia che tra il 2002 ed il 2008 si sono prodotte almeno in Colombia 3345 esecuzioni extragiudiziali che posteriormente sarebbero state presentate davanti alla giustizia come “morti in combattimento.”

 

L’obiettivo dei “falsi positivi” era gonfiare gli apparenti “buoni” risultati ottenuti nella guerra dell’Esercito colombiano contro le guerriglie e, specialmente, nella lotta principale contro le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).

 

“La maggioranza delle vittime erano uomini giovani, alcuni senza lavoro, altri contadini o abitanti di zone rurali di scarse risorse economiche”, emerge.

 

La Federazione aggrega che la maggioranza dei casi seguiva un modello simile: “mesi dopo avere abbandonato le loro case, le vittime convinte da terzi per cercare un lavoro od un futuro migliore in qualche luogo lontano, apparivano morte, vestite da guerriglieri o con armi nelle mani.”

 

Il documento, di circa 50 pagine, denuncia che i massimi responsabili di questi crimini di lesa umanità continuano ancora impuni.

 

Il testo sostiene inoltre che le investigazioni in Colombia per questi crimini si limitano a giudizi contro soldati di basso livello. “Non esistono investigazioni penali effettive iniziate contro gli alti comandi militari, massimo responsabili delle esecuzioni.”

 

Denunciano anche che il sistema giudiziale colombiano investighi solamente le “sparizioni forzate”, lasciando da parte le accuse per tortura, violenza sessuale e detenzione arbitraria.

 

I “falsi positivi” sono risaltati alla luce pubblica durante l’amministrazione di Uribe.

 

Nel 2010, Wikileaks scoprì le pressioni che esercitava la cupola militare per occultare questi delitti, “intimorendo testimoni per evitare che dichiarino.”

 

La CPI realizza in questo momento “analisi preliminari” nel caso della Colombia.

 

Questo significa che dopo aver studiato se si sono commessi delitti di competenza della Corte, applicheranno il chiamato “test di complementarietà”, per determinare se le autorità nazionali stanno investigando questi crimini.

 

Per la FIDH, i falsi positivi sono solo una piccola dimostrazione dei 32mila scomparsi che esistevano in Colombia quando Uribe abbandonò la presidenza in agosto del 2010, in mezzo allo scandalo dei servizi segreti del paese (DAS). Questo scandalo nacque dopo che un antico responsabile del DAS, sotto controllo diretto dell’ex presidente, finisse in prigione accusato di facilitare dati ai paramilitari dei leader sociali e sindacali che in seguito venivano assassinati.